venerdì 19 luglio 2013

Razzismo in rete

“Stiamo studiando nuovi strumenti legislativi per prevenire e reprimere l'istigazione all'odio razziale anche su internet e i social network” questo il tweet del ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge il 18 luglio che ha scatenato immediatamente le proteste di chi paventa la limitazione di libertà di pensiero.

Era già successo alcune settimane fa con la presidente della Camera Laura Boldrini e aveva fatto discutere la sua proposta di sanzionare gli insulti alle donne e agli attacchi di tipo sessista. Ieri ha rilanciato la proposta il Ministro Kyenge che suo malgrado è diventata il bersaglio preferito di tutti gli attacchi razzisti e sessisti in Italia.

Il problema dell'incitamento all'odio e alla violenza razzista su internet e in particolare sui social network è evidente e non c'è bisogno di studi particolari. Basta farsi un profilo Facebbok o Twitter e fare una ricerca nei post o nei tweet pubblici con queste parole “rom”, “immigrati”, “Kyenge”, i risultati fanno inorridire qualsiasi persona di buon senso.

Il problema della riservatezza e della non censura è altrettanto evidente perchè abolendo l'anonimato in rete si andrebbe, come scrive il Corriere della Sera, a minare: “uno dei dei principi fondamentali della rete. E cioè, la libertà. Come dire che per punire un gruppo di scalmanati si va a colpire la libertà di tutti.”

Come uscirne?


Prima di tutto rendendosi conto che il razzismo, come anche il sessismo, in Italia non è appannaggio di “un gruppo di scalmanati” ma è diffuso e pervade tutta la società italiana, in particolare contro gli immigrati e gli appartenenti delle minoranze linguistiche sinte e rom. Le fiaccolate contro i rom, con corollario in alcuni casi di veri e propri pogrom, sono continue e dovrebbero avere delle risposte più decise da parte delle Autorità. L'ultima l'abbiamo vista alcuni giorni fa a Bosco Mesola, in Provincia di Ferrara. Manifestazione non autorizzata di “500 bravi cittadini” lanciata su Facebook per dire no ai rom (ma erano famiglie di sinti italiani) in un campeggio, dove soggiornavano in ferie. Sulla stampa nessuna reazione e le Autorità (in questo caso i Carabinieri) che non intervengono. Le famiglie sinte hanno interrotto le ferie per paura...


L'obiettivo che si devono porre i tecnici del Ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge è quello di contemperare la libertà di espressione e la possibilità di sanzionare l'incitamento all'odio e alla violenza razzista. Nel frattempo non sarebbe una cattiva idea, quella di convocare a Palazzo Chigi i responsabili italiani di Facebook e Twitter e chiedergli di essere più attivi sul contrasto al razzismo anche perchè spesso evidenti istigazioni all'odio e alla violenza seppur segnalate non vengono rimosse. di Carlo Berini

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