“Stiamo studiando nuovi strumenti
legislativi per prevenire e reprimere l'istigazione all'odio razziale
anche su internet e i social network” questo il tweet del ministro
per l'Integrazione Cécile Kyenge il 18 luglio che ha scatenato
immediatamente le proteste di chi paventa la limitazione di libertà
di pensiero.
Era già successo alcune settimane fa
con la presidente della Camera Laura Boldrini e aveva fatto discutere
la sua proposta di sanzionare gli insulti alle donne e agli attacchi
di tipo sessista. Ieri ha rilanciato la proposta il Ministro Kyenge
che suo malgrado è diventata il bersaglio preferito di tutti gli
attacchi razzisti e sessisti in Italia.
Il problema dell'incitamento all'odio e
alla violenza razzista su internet e in particolare sui social
network è evidente e non c'è bisogno di studi particolari. Basta
farsi un profilo Facebbok o Twitter e fare una ricerca nei post o nei
tweet pubblici con queste parole “rom”, “immigrati”,
“Kyenge”, i risultati fanno inorridire qualsiasi persona di buon
senso.
Il problema della riservatezza e della
non censura è altrettanto evidente perchè abolendo l'anonimato in
rete si andrebbe, come scrive il Corriere della Sera, a minare: “uno
dei dei principi fondamentali della rete. E cioè, la libertà. Come
dire che per punire un gruppo di scalmanati si va a colpire la
libertà di tutti.”
Come uscirne?
Prima di tutto rendendosi conto che il
razzismo, come anche il sessismo, in Italia non è appannaggio di “un
gruppo di scalmanati” ma è diffuso e pervade tutta la società
italiana, in particolare contro gli immigrati e gli appartenenti delle
minoranze linguistiche sinte e rom. Le fiaccolate contro i rom, con
corollario in alcuni casi di veri e propri pogrom, sono continue e
dovrebbero avere delle risposte più decise da parte delle Autorità.
L'ultima l'abbiamo vista alcuni giorni fa a Bosco Mesola, in
Provincia di Ferrara. Manifestazione non autorizzata di “500 bravi
cittadini” lanciata su Facebook per dire no ai rom (ma erano
famiglie di sinti italiani) in un campeggio, dove soggiornavano in
ferie. Sulla stampa nessuna reazione e le Autorità (in questo caso i
Carabinieri) che non intervengono. Le famiglie sinte hanno interrotto
le ferie per paura...
L'obiettivo che si devono porre i
tecnici del Ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge è quello di
contemperare la libertà di espressione e la possibilità di
sanzionare l'incitamento all'odio e alla violenza razzista. Nel
frattempo non sarebbe una cattiva idea, quella di convocare a Palazzo
Chigi i responsabili italiani di Facebook e Twitter e chiedergli di
essere più attivi sul contrasto al razzismo anche perchè spesso
evidenti istigazioni all'odio e alla violenza seppur segnalate non
vengono rimosse. di Carlo Berini
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