lunedì 9 settembre 2013

Mantova, il Ministro Kyenge insieme a Lilian Thuran

Il Ministro Kyenge a Mantova insieme a Lilian Thuran per inaugurare la nuova sede di Articolo 3 Osservatorio sulle discriminazioni. Il mondo che vogliamo non è la politica del couscous, il cambiamento c’è già ma non tutti hanno capito. La riforma della cittadinanza? Chiesta da sinistra e destra

Al riparo da telecamere e taccuini, mentre tutti gli altri agguantano sedie e stringono mani, il gigante dal piede d’oro sorride alla scorta, si avvicina alla piccola donna impettita nel tailleur blu, l’abbraccia e le parla sottovoce, come fosse un segreto tra vecchi amici: «Guardi che c’è tanta gente dalla sua parte, ed è la maggioranza. Italiani e stranieri. Tutti. Tante persone sono con lei. Deve essere forte e andare avanti».

È la prima volta che s’incontrano, Lilian Thuran, ex difensore bianconero e ambasciatore Unicef, e il ministro Cecile Kyenge, ieri a Mantova invitata da Articolo 3 all’incontro su “Cittadinanza umana e italianità: la comunità culturale e il dibattito sullo ius soli”. Un uomo i cui muscoli non soffocano i neuroni e una donna che ha dovuto gonfiare il petto e fortificare le spalle appena nominata ministro per l’integrazione.


«Ogni rappresentante delle istituzioni dovrebbe viaggiare per l’Italia, bisogna ridurre le distanze, perché ogni luogo è una ricchezza. Mantova è un grande esempio. Questo festival, da sempre multiculturale, e la coesione sociale». Parte da lontano, la strada dell’immigrazione, dalle scuole appunto, «e dallo sport, dalle associazioni. Il cambiamento è già iniziato, soltanto che tanta gente deve ancora capirlo. Per questo bisogna premiare le buone pratiche in ogni settore».

La cittadinanza, il tema forte del ministro, obiettivo degli attacchi: «La riforma per la legge sulla cittadinanza è voluta dal Paese e non dalla ministra e lo dimostrano le circa 20 proposte di legge depositate fra Camera e Senato, sia da destra, sia da sinistra» ricorda e sottolinea che il Parlamento è già al lavoro. Sono due percorsi paralleli, quello culturale e quello legislativo»

Sfoglia il Piccolo Principe nel raccontare l’episodio della scuola nel bergamasco in cui gli alunni italiani sono stati ritirati per la presenza di troppi stranieri: «Dobbiamo cominciare un attimo ad ascoltare i nostri figli. Bisogna cambiare criteri e cominciare a chiedere un po’ più di rafforzare il modello formativo e non chiedersi l'origine, la composizione della classe o il colore della pelle delle persone. Sono altri i criteri ai quali dobbiamo far riferimento».«Quando chiediamo ai nostri figli come sono fatti i loro amici non rispondono quello è del Niger oppure quello è del Marocco ma dicono: quello fa collezioni di farfalle»: sceglie Saint Exupery il ministro, per colorare un discorso in cui politica ed esperienza si intrecciano senza riuscire a sciogliere i nodi.

Altro punto del programma la lotta al razzismo, «per cui bisogna potenziare la sensibilizzazione non solo nella scuola, ma anche nelle politiche abitative e del lavoro». Infine, sintetizza il Kyenge-pensiero, «intendo puntare alle politiche giovanili. Se mancano luoghi di aggregazione mancano le occasioni per conoscersi». In questa direzione, spiega, sta preparando un bando per 15mila giovani per incentivare l’impegno nel sociale.

Un sassolino dalla scarpa però se la vuole togliere: «A volte mi si attacca per cose che io non ho mai detto né pensato. Le leggo sui giornali e mi chiedo se ho parlato nel sonno. Ad esempio non ho mai detto di voler genitore uno o due o di togliere le seconde case agli italiani. Se mi attaccate per le idee fatelo però per quelle giuste». Scatena applausi, ma al ministro imperturbabile non sembrano interessare troppo. É il tempo del fare, «e qui a Mantova ne state dando prova. I libri, la cultura sono il veicolo più importante per trasmettere il cambiamento che è in atto».

Ascolta concentrata la lettura, a parole smozzicate, di uno dei profughi arrivati a Mantova due anni fa dalla Libia. «Provate a immaginare di trovarvi nella nostra situazione anche soltanto per un giorno».

Accoglie sorridente, in via Facciotto, il dono di una foto da parte del presidente dell’Auser. Batte il piede fasciato nella decolletè al ritmo delle percussioni dei tamburi di Mantova. Alla mensa dei volontari si incanta, in piedi, ad ascoltare Cecilia Strada che tira fuori rabbia e conoscenza vera della Siria. Nei minuti risicati per il pranzo assaggia agnoli, tortelli e salame.

«Il mondo che vogliamo non è la politica del couscous, ma un impegno da portare avanti tutti i giorni nel quotidiano, ma anche cambiando le leggi»: la sintesi è di Mercedes Fria, la presidente di Emergenza “Prendiamo la parola”. «Lei signor ministro, ce me sta dando testimonianza». da Gazzetta di Mantova


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