Signor Andrea Galli, sono un attivista
rom che da 30 anni condivide la realtà quotidiana dei rom e sinti.
Ho riflettuto prima di scriverle per l’antica abitudine a
sopportare il pregiudizio e la discriminazione, ma alla fine sento il
bisogno di rispondere al suo articolo scritto sul “Corriere dellaSera” apparso martedì 26 novembre 2013 a pagina 3 della cronaca di Milano a proposito dei funerali di Luca Braidic. Lei parla di
“Funerali……….con più poliziotti che familiari”; “celebrati
il più in fretta possibile”; e soprattutto di “funerali da boss
di mafia…”.
Io ho partecipato ai funerali di Luca
Braidic celebrati da Monsignor Mario Riboldi, con Padre Luigi
Peraboni (da 60 anni tra i Rom e Sinti) con don Massimo Mapelli della
Caritas ambrosiana, i Padri Somaschi e esponenti di altre
associazioni anche loro impegnati da molti anni con i rom e sinti, da
lei neppure considerati evidentemente per non essersi degnato di
venire a vedere o di informarsi compiutamente.
Premesso che i poliziotti erano 6 con 3
auto e parlavano tranquillamente tra loro sulla piazzetta antistante
la chiesa, mentre le famiglie rom hanno riempito la chiesa con la
presenza del Sindaco con partecipazione seria secondo la nostra
tradizione; che se per fretta s’intende percorrere i circa 2
chilometri dalla chiesa alla cascina per la sosta per l’ultimo
saluto all’abitazione del defunto con fuochi, musica pianti fino
all’imbrunire per poi percorrere un altro chilometro fino al
cimitero con la cassa portata a spalla, la banda, le decine di
corone, di fiori sparsi senza parsimonia (almeno l’ultima strada….
è fiorita anche per lui), certo i bersaglieri invidieranno la nostra
velocità; ma la cosa che più mi ha colpito è stato definire da
parte sua questi come “Funerali da boss di mafia”, un insulto
gravissimo per la cultura dei rom e sinti.
Tutto il suo articolo è pervaso, oltre
che dall’ignoranza delle tradizioni di un popolo antico che avrebbe
da insegnare qualcosa anche a lei, da affermazioni approssimative e
infamanti (“...persone sopra i 14 anni tutte con precedenti”) e
quando parla di faida da una vera e totale ignoranza di quello che è
veramente successo nelle comunità di via Idro e di via Chiesa Rossa
e di quello che ha portato a questo tragico epilogo. Ma tanto siamo
“zingari” con i quali lei certo – e per fortuna, aggiungo io –
non è in grado di parlare… e per questo lei che fa il giornalista
– non ho detto che lo è - dovrebbe almeno avere il dovere non dico
di cercare la verità, ma almeno di non sputarci addosso. di Giorgio
Bezzecchi
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