L’Unione Europea vuole una maggiore inclusione
sociale dei rom e dei sinti. L’impegno per nuove misure di
integrazione è stato sottoscritto all’unanimità dai 28 Stati
membri. Si chiede di migliorare l’accesso a istruzione,
occupazione, assistenza sanitaria e alloggio.
Con la raccomandazione approvata ieri dal Consiglio dell’Unione europea, i 28 Stati membri hanno
formalizzato la loro intenzione a colmare il divario che separa i rom
dal resto della popolazione europea, ribadendo la necessità di
adottare nuove misure che consentano una migliore integrazione
sociale di sinti e rom all’interno di ogni singolo Paese
comunitario e venendo incontro alla proposta in materia lanciata 6
mesi fa dalla Commissione. La raccomandazione è stata adottata
all’unanimità dai 28 ministri europei in sede di Consiglio.
In un quadro in cui le minoranze sinte e
rom rappresentano una proporzione significativa e sempre crescente
della popolazione in età scolare e della futura forza lavoro
europea, i Paesi membri hanno quindi deciso di dotarsi per la prima
volta di uno strumento giuridico che consenta di migliorare le
singole strategie nazionali per l’integrazione economica e sociale
delle minoranze linguistiche.
Nello specifico, la raccomandazione del
Consiglio su misure efficaci per l’integrazione dei Rom e dei Sinti
negli Stati membri, invita i Paesi europei a prendere iniziative
specifiche per risolvere il problema e mira a potenziare il Quadro
dell’Ue per le strategie nazionali di integrazione. La
raccomandazione si concentra sui quattro settori in cui i dirigenti
politici dell’Ue si sono impegnati a conseguire obiettivi comuni:
l’accesso all’istruzione, all’occupazione, all’assistenza
sanitaria e all’alloggio. Per realizzare le azioni previste, ogni
Stato membro è invitato a cofinanziare i programmi di inclusione non
solo con i fondi europei ma anche attraverso lo stanziamento di fondi
nazionali.
“Ora che gli Stati membri dispongono
degli strumenti fondamentali per l’integrazione dei rom, è
importante passare dalle parole ai fatti” ha dichiarato la
Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria UE per la Giustizia. “Non
esiteremo a ricordare ai paesi dell’UE gli impegni assunti e ci
accerteremo che li rispettino”, ha concluso la Reding.
Lo strumento scelto dai Paesi europei
(la raccomandazione) non è tuttavia vincolante a livello giuridico.
Pertanto, ogni Stato resta comunque libero di non adottare alcun
provvedimento. Il consenso trasversale tra gli Stati membri e le
istituzioni europee, nonché l’appoggio formale arrivato lo scorso
5 dicembre da parte della commissione per le libertà civili (Libe)
del Parlamento europeo, fanno sperare, però, che nel prossimo futuro
possano essere adottate misure concrete per cambiare la situazione
socio-economica delle minoranze linguistiche sinte e rom. Speriamo
non sia solo tutta una operazione di facciata. di Marco Frisone
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