venerdì 21 febbraio 2014

Il Porrajmos è stata una persecuzione su base razziale

“Per opportuna conoscenza, si ha il pregio di comunicare che la R. Ambasciata a Berlino ha fatto conoscere che, con recente provvedimento, gli zingari residenti nel Reich sono stati parificati agli ebrei e quindi anche nei loro confronti varranno le leggi antisemite attualmente in vigore. Zingari sono considerati non solamente gli zingari al 100% ma anche coloro che hanno una parte di sangue zingaro.” 9 aprile 1942, il Ministero degli Affari Esteri scrive al Ministero dell'Interno e al Ministero di Cultura Popolare su "Parificazione agli ebrei degli zingari residenti in Germania."

Nell'aprile del 1942 i sinti e i rom italiani sono internati in appositi campi di concentramento da un anno e mezzo per la politica razziale dello Stato italiano che riteneva questi suoi cittadini appartenenti ad una "razza straniera" che poteva "infettare la razza italiana". E' dell'undici settembre del 1940 l'ordine ai Prefetti del Regno d'Italia di arrestare tutti i Cittadini italiani, appartenenti alle minoranze linguistiche sinte e rom, e di internarli in appositi campi di concentramento.

Il ritrovamento del telespresso n. 34/R del 9 aprile 1942 è un evento eccezionale, dovuto al lavoro dello storico Luca Bravi che ha operato all'interno del progetto Memors promosso da Sucar Drom. Il documento è importante sia per quanto è successo in Germania, ma anche per quanto successo nel Nord Italia con la formazione della Repubblica di Salò, dopo l'armistizio dell'undici settembre 1943.

In questi anni più voci hanno cercato di sminuire e ridurre il Porrajmos di fronte alla Shoah. Ultimo in ordine di tempo Guenter Lewy nel suo libro “La persecuzione deglizingari” edito da Einaudi. La tesi che per decenni ha attraversato l'Europa e l'Italia è che i sinti e rom fossero stati perseguitati in Italia e in Germania per motivi di ordine pubblico e non per motivi razziali. Tale tesi, l'ordine pubblico, tendeva a sminuire la portata del Porrajmos e a prestare il fianco a politiche discriminatorie che sono continuate per decenni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

In questi ultimi anni due cose hanno portato ad una svolta: la partecipazione di sinti e rom alle ricerche e l'impegno di storici professionisti come Luca Bravi. Storici e appartenenti alle minoranze colpite dalla persecuzione hanno lavorato fianco a fianco per ricostruire la memoria raccogliendo le testimonianze dei sopravvissuti e scavando negli archivi. Tanto è ancora da fare ma oggi possiamo dire che la strada è tracciata.

La Germania ha riconosciuto ufficialmente il Porrajmos, non lo ha ancora fatto l'Italia. Un riconoscimento che dovrà passare in Italia nella modifica della Legge 20 luglio 2000, n. 211 che istituisce Il Giorno della Memoria il 27 gennaio. Da alcune parti si chiede di istituire per il Porrajmos un giorno della memoria apposito il 2 agosto, data della liquidazione dello zigeunerlager di Auschwitz Birkenau. Sarebbe un errore per diverse ragioni. Prima fra tutte lo spostare la responsabilità della persecuzione solo sulla Germania nazista, quando invece l'Italia fascista ha avuto una sua politica razziale contro i cittadini italiani, appartenenti alle minoranze sinte e rom che ha colpito in maniera devastante a partire dal 1938, come è documentato nel libro "Il Porrajmos in Italia" e nel museo virtuale Porrajmos. di CarloBerini

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