giovedì 10 luglio 2014

Mantova, la storia degli "abusi"

Le famiglie sinte oggi accusate di abusivismo hanno acquistato questi terreni, la loro casa, anche trent'anni fa. L'hanno fatto in buona fede e nel rispetto delle leggi urbanistiche allora vigenti. Tant'è che già trent'anni fa il Comune di Mantova aveva tentato una causa per abusivismo perdendola in Tribunale.

In tutti questi anni le famiglie hanno pagato le tasse, IMU compresa, come qualsiasi altro cittadino. Perchè allora oggi siamo in questa situazione? Perchè qualcuno ha voluto cambiare la legge e rendere illegale tutto quello che fino a ieri era perfettamente legale. Una legge contro queste famiglie che hanno voluto uscire dalle logiche assistenziali del cosiddetto "campo nomadi" con le loro gambe.

In quattro anni di Amministrazione Sodano nessuna famiglia è riuscita ad uscire dal cosiddetto “campo nomadi” per la semplice ragione che non si è voluto. Eppure 19 famiglie sarebbero pronte ad uscire anche domani per entrare in terreni di loro proprietà. Nessun onere per l'Amministrazione ma dignità per le famiglie sinte.

In ultimo è da rilevare che sempre in località Trincerone sono evidenti tutta una serie di altri abusi, ma in quei casi l'Amministrazione comunale non ha proceduto per via amministrativa con gli espropri. Due pesi e due misure che fanno pensare ad un intento persecutorio.


L'Amministrazione comunale e in particolare il Sindaco e la Giunta comunale i sono responsabili delle ordinanze di esproprio che hanno colpito le proprietà delle famiglie mantovane, appartenenti alla minoranza storico linguistica sinta, in località Trincerone. Una minoranza storico linguistica che dovrebbe essere tutelata con norme apposite, come prescritto dall'Articolo 6 della Costituzione italiana, ma che a Mantova è di fatto discriminata.

L'indagine ha riguardato cittadini mantovani non sinti solo in relazione a situazioni collegate con le famiglie sinte. Al contrario tutta una serie di situazioni presenti a Trincerone non sono state degnate di attenzione. Tra l'altro il trattamento nelle indagini tra chi appartiene alla minoranza sinta e chi non appartiene alla minoranza sinta è stato profondamente diverso.

Le aree in oggetto ricadono oggi dal punto di vista urbanistico nella zona E1 (agricola) regolata dall’art. 24 delle NTA del PRG del Comune di Mantova, ma non era così fino ad una anno e mezzo fa e sopratutto non era così negli Anni Ottanta e Novanta quando le famiglie hanno acquistato in buona fede tali aree. La stessa area naturalistica del Parco del Mincio è stata ampliata territorialmente in momenti successivi e le stesse norme sono diverse oggi da quelle del 1984.

Il Sindaco sbaglia quando afferma che nelle aree sono state realizzate “costruzioni con destinazioni residenziali e il frazionamento in lotti di intere aree configura il reato di lottizzazione abusiva”, perchè non è presente nessuna costruzione e le famiglie sinte non hanno frazionato nessuna delle aree. Nelle aree sono presenti casa mobili, roulotte e casette in legno movibili, nessuna costruzione e nessuna fondamenta che trasformi in maniera permanente le stesse aree. Le famiglie non hanno frazionato e ogni mantovano e mantovana può facilmente verificarlo andando in via Trincerone e in via Ascanio De Mori. Nessun frazionamento risulta in Conservatoria, ma la Polizia Municipale considera frazionamento le eredità avvenute anche un decennio prima (parliamo degli Anni Settanta) che le stesse famiglie acquistassero le aree. Accusare gli attuali proprietari di lottizzazione abusiva è ridicolo.

La Procura di Mantova sul tema lottizzazione, insieme alla Polizia Municipale, è già stata “bacchettata” dalla Cassazione per una situazione molto simile a queste, sempre in area Trincerone e sempre riguardanti famiglie sinte. Secondo la Cassazione che ha ordinato l'immediato dissequestro di tre aree, la Polizia Municipale e la Procura di Mantova hanno compiuto un abuso violando la legge sull'urbanistica. Forse nessuno ha comunicato al Sindaco della decisione della Cassazione, ma lo invitiamo a leggere le motivazioni... Per questo non siamo per nulla preoccupati per la vicenda penale perchè siamo sicuri che la Cassazione, come ha già fatto, demolirà il teorema della Polizia Municipale assecondato dalla Procura di Mantova.

La vicenda amministrativa è una storia diversa. E' vero che gli atti gestionali sono infatti di esclusiva competenza dei Dirigenti, ma l'indirizzo è dato da Lei e dalla Sua Giunta. E a noi risulta che è stato il Sindaco e la sua Giunta in data 20 maggio a cassare qualsiasi possibilità di concertazione con le famiglie sinte, dando di fatto ordine ai Dirigenti di espropriare i terreni alle famiglie. In altri Comuni della Provincia di Mantova la questione è stata gestita in maniera completamente diversa perchè è stato riconosciuto il valore sociale e umanitario della questione.

L'esproprio è stato ordinato grazie ad una norma che è in vigore dal 1 gennaio 2005 (DPR 380/2001). Prima dell'entrata in vigore di questa norma non avreste potuto ordinare l'esproprio di questi terreni. La norma, articolo 3 (L) e5 del DPR 380/2001, è una norma neutra, ovvero uguale per tutti i Cittadini italiani, ma di fatto colpisce solo ed esclusivamente i Cittadini italiani che appartengono alla minoranza linguistica sinta perchè solo loro vivono in strutture mobili da sempre. Per questo noi affermiamo che tale norma è una -discriminazione razziale indiretta-, Direttiva 2000/43/CE e Decreto Legislativo 9 luglio 2003, n. 215.

E' vero che la norma non è derogabile ma l'Amministrazione pubblica, come è già successo in Provincia di Mantova e non solo, ha la possibilità di sospenderla e trovare insieme ai proprietari delle aree delle soluzioni alternative come ad esempio lo scambio di terreni con una compensazione a favore del Comune di Mantova. Ma tutto ciò non si è voluto farlo per un chiaro indirizzo politico. Non trattate, non cercate un compromesso, non ne vogliamo sapere, queste sono le frasi che emergono dagli atti dirigenziali, indirizzati in tal senso da Lei e dalla sua Giunta.

Risulta chiaro che il tentativo di esproprio non è un fatto tecnico, ma un chiaro indirizzo politico, così come era già stato dato a novembre 2012 quando la Giunta ha deciso di non inserire nel PGT la norma contenuta nella Legge regionale sull'urbanistica 12/2005.

Oggi c'è ancora la possibilità, perchè lo permette la Legge, di sospendere gli atti di esproprio e cercare seriamente, insieme alle famiglie, una soluzione che contemperi diritti e doveri. Dovrebbe essere un dovere per un'Amministrazione che ha come fine il bene dei suoi Cittadini, tutti i suoi Cittadini. Ci pensi Signor Sindaco e mediti sulle parole della sua Cittadina Marsilia Del Bar che le ha scritto questa lettera:

Signor Sindaco Sodano sono nata in campo di concentramento a Prignano sulla Secchia, se lei ci pignora le nostre case che fine faremo? Dove andiamo?
Non può fare questo anche perchè quando ci siamo visti alla Stazione di Mantova durante le manifestazioni per Il Giorno della Memoria mi aveva stretto la mano e mi aveva assicurato che in un campo di concentramento non ci finivo più. Adesso cosa mi aspetta? Ho 74 anni e non ho più voglia di tribulare!
Mi aspetto che qualcuno intervenga, signor Vescovo mi appello anche a Lei intervenga non voglio finire su una strada, Lei persona molto sensibile e di cuore. Mi rivolgo a tutti i politici di cuore.
Spero che tutto questo finisca presto, che tutti possiamo vivere in pace.

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