Spesso canta il lupo nel mio sangue
e allora l'anima mia si apre
in una lingua straniera.
E' uscita per Einaudi l'antologia
poetica della grandissima Mariella Mehr, appartenente alla minoranza
jenisch e sopravvissuta alle persecuzioni in nome del programma
eugentica promosso dal Governo in Svizzera che ha colpito tutte le
famiglie sinte, jenisch e rom.
Mariella Mehr - coniugando Celan, Nelly
Sachs e Artaud in una prospettiva di riscatto (Notizie dall'esilio),
di laica redenzione (La costellazione del lupo) o di lucido delirio
(San Colombano e attesa) - rimane strettamente legata, soprattutto
nella produzione piú recente, al cortocircuito verbale, alla
«Wortbildung» (la parola tedesca composta che diventa trampolino di
lancio per l'invenzione) cui segue la concatenazione sghemba dei
versi, sempre inaspettata, provocatoria, materica e mai astratta o
fine a sé stessa.
Mariella Mehr arreda il suo universo
linguistico come fosse un parco selvatico. Cosí la sua ricerca
poetica approda a volte a una magia crudele («Uno sguardo modesto |
pieno di magia rumorosa, piú terribile di qualunque ira»), altre
volte a un meticoloso esercizio speleologico tra le «caverne dove, |
vivono gli uomini di ghiaccio», altre a un'esplosione che tutto
scuote nei «crepacci del tempo», altre ancora in formule alchemiche
rivolte alla carne e alle sue pause di gelo («nell'amore |
togliamoci | esausti il gelo | dai capelli») il tutto avvolto e
travolto da una notte che inghiotte, restituisce e sottrae: s'insinua
ovunque.
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