ASGI: è stata creata una lacerante
situazione umana con numerosi nuclei familiari in condizioni di
precarietà assoluta. Appello alle autorità: perseguite il cammino
di integrazione già intrapreso per tutte le persone presenti
all’interno dei campi.
L’ASGI esprime la sua profonda
preoccupazione per l’operazione di sgombero effettuata dalla
polizia nella mattinata del 26 febbraio 2015 ai danni di circa 200
persone di cittadinanza romena, tra le quali donne e numerosi
bambini, che dimoravano in Torino nel campo di Lungo Stura Lazio.
Si tratta di un episodio grave,
avvenuto in violazione di fondamentali dal momento che, ricordiamo,
la tutela del diritto all’abitazione costituisce presupposto
ineludibile nella salvaguardia della dignità umana.
Una tutela che è venuta meno in quanto
le modalità con cui è stato effettuato lo sgombero appaiono in
violazione dei principi di diritto internazionale contenuti in
svariate disposizioni, quali la Dichiarazione Universale sui diritti
dell’uomo, la Convenzione Europea per la salvaguarda dei diritti
dell’uomo e delle libertà fondamentali, la Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione Europea, la Carta Sociale Europea.
In particolare, il Comitato sui Diritti
Economici, Sociali e Culturali, nelle disposizioni contenute nel
Commento Generale (nr.4 e 7), prevede che la tutela legale contro i
procedimenti di evizione forzata sia effettiva, con previa e puntuale
informazione nei confronti dei soggetti interessati, garantendo la
presenza, durante le operazioni, di rappresentanti istituzionali,
specialmente laddove siano coinvolti gruppi numerosi di persone,
nonché la effettiva possibilità di ricorrere a rimedi legali
adeguati.
Al contrario, a quanto risulta, nessun
formale provvedimento è stato notificato alle circa 200 persone
presenti, mentre è avvenuta una distruzione totale delle baracche,
alla presenza di minori.
La normativa internazionale dispone,
inoltre, che debba sussistere la possibilità di una sistemazione
alternativa per coloro che sono soggetti a tali provvedimenti: tutela
che non è stata prevista dalla Città di Torino.
Ciò che desta preoccupazione
nell’ambito del progetto “La città possibile – Iniziative a
favore della popolazione ROM”, realizzato dalla Città di Torino
allo scopo di superare i campi Rom, in attuazione della Strategia
Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti, è che si
possano creare due categorie di persone rom, i beneficiari e i non
beneficiari: mentre per i primi sono previste azioni volte
all’integrazione attraverso percorsi d’inclusione abitativa, in
soluzioni residenziali urbane ed extraurbane, nonché di
accompagnamento sociale, nessuna misura di sostegno si configura per
i secondi.
Appare pertanto opportuno e necessario
che, a fronte della lacerante situazione umana creatasi, relativa a
numerosi nuclei familiari in condizioni di precarietà assoluta, le
autorità perseguano il cammino di integrazione intrapreso,
coinvolgendo anche le famiglie “non beneficiarie”. E questo allo
scopo di evitare un risultato finale che abbia come unica prospettiva
futura la creazione di una nuova emergenza sul territorio
metropolitano, in netta opposizione con quanto affermato dal
Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, ove si
auspica: “una progettazione che partendo dalla consapevolezza
dell’uso eccessivo degli sgomberi avvenuto nel passato e della sua
sostanziale inadeguatezza, avvii una nuova fase improntata alla
concertazione territoriale, ovvero una programmazione di interventi
che coinvolga gli attori locali istituzionali e non, garantendo il
raccordo tra le proposte progettuali e le politiche locali, nel
rispetto dei diritti fondamentali e della dignità delle persone
coinvolte nel percorso di inserimento sociale”. E per persone si
intendono tutte le persone presenti all’interno dei campi.
A.S.G.I. – Associazione per gli studi
giuridici sull’immigrazione. Per contatti: info@asgi.it
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