Era l'alba di un giovedì di fine primavera di dieci anni fa quando
120 uomini dei Carabinieri, coadiuvati dai cani e da un elicottero,
circondano tutte le abitazioni nei Comuni di Mantova e Marmirolo
abitate dalle famiglie sinte e senza mandato di perquiszione
irrompono nelle case di trecento -300- persone armi in pugno. La
motivazione? Consegnare otto -8- avvisi di garanzia. Oggi a distanza di dieci anni e dopo che la
Magistratura non ha indagato sull'azione, pubblichiamo alcune testimonianze delle vittime
Sonia. Alle 5.00 i Carabinieri ci hanno
svegliato tutti quanti, anche i miei cinque bambini. Hanno chiesto i
documenti miei e di mio marito. Sono saliti a controllare. Ci hanno
costretti a stare in roulotte e i bambini più piccoli piangevano,
dopo non volevano andare a scuola. Anche dopo quando i carabinieri
sono andati via, sopra di noi volava un elicottero per controllare il
campo, i bambini impauriti ritornavano sulle roulottes a nascondersi
e non volevano scendere.
Davide. Sono arrivati i Carabinieri
alle ore 5.00, mi hanno chiesto i documenti, io li ho dati, ho
chiesto di andare in bagno, loro mi hanno detto di non muovermi da
li, mi hanno tenuto li 30 minuti, non volevano farci uscire. Le mie
due figlie più piccole vedendo tutti quei Carabinieri con le armi in
mano hanno cominciato a piangere.
Tiziana. Sono venuti i Carabinieri e
hanno bussato forte la porta, mi hanno svegliato i bambini, ci hanno
chiesto tutti i documenti e non volevano che uscivo dalla roulotte.
Non mi hanno neanche fatto andare in bagno anche se sono incinta.
Volevano entrare in casa di mia suocera che ha 90 anni. Sono entrati
nella sua casa disturbandola, e la mattina stessa abbiamo dovuto
chiamare la Croce Rossa per farla ricoverare.
Samuel. Giovedì mattina alle ore 5:30
sono venuti i Carabinieri, mi hanno svegliato tutti i bambini per
avere i documenti. I bambini si sono molto spaventati e non volevano
andare a scuola.
Adelaide. La mattina del 7 giugno ho
guardato dalla finestra e quando ho visto tutti quei Carabinieri e
quei cani ho pensato che fosse successo qualche cosa di grave. Io ho
73 anni e queste cose le ho vissute da piccola quando mi hanno messa
in campo di concentramento. Ho avuto molta paura, non potevo muovermi
dalla mia roulotte neanche per andare in bagno o nella roulotte
vicina. Mi hanno chiesto i documenti e anche ai miei figli. Mi chiedo
cosa pensa di me e di noi la gente in città che ci conosce, quando
andiamo a fare la spesa dopo quello che è successo e quello che
hanno letto sui giornali. È una vergogna che veniamo trattati così,
non siamo delinquenti.
Benito. Alle ore 5.00 della mattina del
7 giugno sono venuti i Carabinieri in forze e hanno svegliato tutti,
uomini donne e bambini. Anche da me è venuto un Maresciallo a
chiedermi i documenti, sono saliti sulla mia roulotte. Io ho 68 anni
e mia moglie 64.
Samuela. Alla mia roulotte il giorno 7
giugno alle 5.00 di mattina sono venuti i Carabinieri che chiedevano
i documenti di tutti. Sono saliti sulla mia roulotte con i cani
cercando dappertutto senza trovare niente e senza esibire nessun
mandato o altro. Mio figlio di 2 anni è stato svegliato e continuava
a piangere per la paura e lo spavento.
Eros. Il giorno 7 giugno alle ore 5.00
di mattina sono venuti a bussare alla porta della roulotte. Ho aperto
subito la porta prima di vestirmi, e mi sono trovato davanti 5 o 6
Carabinieri. Mi hanno chiesto subito i documenti, il mio e quello di
mia moglie e mi hanno chiesto il nome dei bambini. Uno è poi salito
per controllare dappertutto anche sotto il letto. Poi io ho fatto
salire anche gli altri per fare vedere che non nascondevo niente,
aprendo tutti gli armadi e i mobiletti. Mio figlio più grande era
impaurito e dopo non voleva andare a scuola. Non c’era bisogno di
tutto questo spiegamento di forze e di tutto quello che è uscito sui
giornali per fermare delle persone conosciute e che sapevano dove
trovare.
Angelica. Il giorno 7 giugno 2007 alle
ore 5.00 mattutine sono venuti i Carabinieri. Hanno bussato alla mia
porta più volte in maniera volgare, dopo di che hanno svegliato il
bambino neonato sono saliti in roulotte e mi hanno chiesto i
documenti.
Adriano. La mattina del 7 Giugno alle
ore 5.30 circa i Carabinieri mi hanno svegliato per controllare i
documenti. Quella mattina pioveva e guardando fuori ho visto tanti
Carabinieri al riparo vicino ai bagni che ci sorvegliavano e tanti
altri che controllavano anche tutte le altre roulottes. Mi chiedo
quando vado in città, al bar o a fare la spesa cosa pensa la gente
che mi vede. Se mi chiede qualcosa cosa potrei rispondere? Ora mi
sento a disagio quando vado da qualche parte.
Nada. Giovedì mattina alle ore 5.00
sono venuti i carabinieri. Ci hanno svegliato tutti, i bambini si
sono spaventati. Sono entrati in casa per vedere chi c’era che
dormiva, hanno parlato con mia figlia che è minorenne, hanno voluto
sapere chi c’era in camera.
Bernardino. Verso le 4.30-5.00 del 7
giugno ho sentito picchiare forte con i pugni alla porta della mia
roulotte. Hanno aperto di colpo la porta, sono saliti e mi hanno
puntato in faccia le torce elettriche mentre io ero ancora a letto.
Mi sono spaventato moltissimo, pensavo fosse scoppiata la guerra. In
3 carabinieri mi hanno bloccato in casa senza permettermi di fare
niente: non potevo andare in bagno, preparare un caffè, lavarmi,
niente. Per un’ora io e mio figlio di 16 anni, che per lo spavento
si è messo a piangere, non potevamo muoverci. Ai Carabinieri io ho
detto che questo era sequestro di persona, ma loro non mi hanno
neanche risposto. Vicino c’era la roulotte di mia figlia di 21
anni, incensurata, che aspetta un bambino e anche lei ha avuto lo
stesso trattamento. Ha preso molta paura e si è messa a piangere
disperata. Io sono stato molto deciso e li ho fatti uscire di casa
perché non avevano nessun mandato e nessuna possibilità di
comportarsi così. Non capisco tutto questo accanimento verso di noi,
siamo tutti cittadini mantovani conosciuti e non pericolosi
criminali.
Barbara. Hanno bussato i Carabinieri
alla finestra della camera e mio marito aveva la febbre alta. Sono
scesa a consegnare i documenti. Dopo mi hanno chiesto di salire, sono
saliti, mi hanno svegliato i bambini e volevano i documenti di mio
figlio che ha 13 anni.
Morena. Verso le 5.00 del mattino sono
venuti i Carabinieri, hanno bussato con forza sulla porta della mia
roulotte che è fatta di vetro. Mi hanno chiesto i documenti. Sono
entrati nella roulotte due volte e ci hanno obbligati a rimanere
fermi davanti alla roulotte.
Elvis. I Carbinieri sono venuti da me
alle 5.00 di mattina e con forza hanno picchiato alla porta
svegliandoci tutti, io, mia moglie, i miei figli di 6 e 8 anni e il
più piccolo che ha un mese di vita. Sono saliti e volevano salire
anche con i cani ma quando gli ho chiesto il mandato hanno lasciato
giù i cani. Hanno controllato dappertutto e noi non potevamo neanche
scendere. Io sentivo mio padre che nell’altra roulotte gridava ma
non mi permettevano di andare a vedere. Nessuno si poteva muovere per
due ore e mezza. Sembrava di essere in guerra. Poi hanno detto che se
non trovavano le due persone che cercavano avrebbero portato via qualcun
altro.
Tatiana. Sono venuti i Carabinieri a
bussare sulle finestre in maniera forte, mi hanno svegliato tutti i
bambini e sono saliti. Ci hanno ordinato di non scendere e di
consegnare i documenti.
Candida. Tre le 5.00 e le 5.30 del 7
giugno sono venuti i Carabinieri e hanno picchiato alla porta. Ci
hanno fatto scendere, io e mio figlio. In settembre faccio 71 anni e
ho avuto molta paura. C’erano anche dei cani lupo e non mi
permettevano neanche di andare in bagno. Ci hanno chiesto i documenti
e ci hanno tenuto fermi un bel po’, fino a che hanno controllato
tutto il campo. Quando ho visto tutti quei carabinieri e quei cani mi
sembrava come nei campi di concentramento. Mancava solo che ci
portavano alla stazione, caricarci sui vagoni per mandarci ai campi
di concentramento. I miei tre nipotini sono ancora impauriti per
quelli che è successo. Non si fanno queste cose e non si trattano
così le persone. È una vergogna quello che hanno scritto sui
giornali, siamo cittadini mantovani. Se uno sbaglia deve pagare lui e
non tutti gli altri che non c’entrano. È un abuso quello che
fanno.
Queste azioni succedono ancora oggi in ogni
parte d'Italia. In Veneto nel 2009 tutte le persone, minori compresi,
appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom furono oggetto di
una schedatura etnica. A Milano l'ultima "azione"
è del 31 marzo scorso con l'Assessora comunale Rozza
compiacente. A Palermo del 17 febbraio scorso. Queste azioni intimidiscono e schedano su base etnica le persone. Due
cose vietate dalla legge. Sarebbe auspicabile che la Commissione per i diritti umani del Senato investighi su questa ignobile consuetudine che colpisce molte comunità una o due volte
l'anno.
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