martedì 12 settembre 2017

Reggio Emilia, i sinti scrivono una lettera all'ARCI e all'ANPI

L'associazione Thém Romanò ha inviato la seguente lettera all'ANPI di Reggio Emilia e all'ARCI provinciale di Reggio Emilia per denunciare l'inedia della Regione Emilia Romagna e dei Comuni nell'applicazione della Legge regionale 11/2015 e della Strategia regionale a favore delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom. La lettera è stata consegnata oggi pomeriggio a Emma Bonino ed è stata inviata a Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'ANPI e all'Asssessora regionale Elisabetta Gualmini. L'associazione chiede di essere aiutata a sostenere l'applicazione dei diritti civili a favore delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta.

Siamo i sinti reggiani, quelli che sono stati nel campo di concentramento di Prignano sul Secchia (MO), che hanno anche combattuto come partigiani (formazione Corsini). Lavoriamo prevalentemente nello spettacolo viaggiante, siamo noi che accendiamo le luci dei luna park, illuminando anche le feste di partito. Apparteniamo alla più grande minoranza storico-linguistica europea che è anche la più svantaggiata e stigmatizzata; in Italia ci sarebbe la strategia di inclusione nazionale per Rom e Sinti approvata dal governo italiano nel 2012, ma nessuno sembra essersene accorto, nonostante gli interventi di numerose organizzazioni internazionali tra cui il Consiglio d’Europa, l’OSCE e l’Unione Europea.


Non è così nella Regione Emilia Romagna, dove nel 2015 è stata varata una legge (L.R. 11 del 16 luglio “Norme per l’inclusione sociale di rom e sinti”) che prevede: “Il superamento delle aree sosta di grandi dimensioni a favore di una pluralità di soluzioni abitative tra cui le microaree familiari pubbliche e private”. L’Unione Europea chiede, infatti, che nel 2020 i “campi nomadi o di concentramento”, gli unici spazi in cui si può vivere in abitazioni su ruote, siano superati. La legge regionale, alla cui stesura abbiamo partecipato, purtroppo non è vincolante per i comuni e sindaci e assessori ci lasciano in attesa per mesi e anni, oppure ci siamo sentiti rispondere esplicitamente che applicare la legge danneggerebbe la loro immagine politica.

Abbiamo sempre vissuto nascondendo la nostra appartenenza per evitare i pregiudizi, spesso bizzarri e fantasiosi, che ci inseguono ovunque ma questo non attenua, piuttosto alimenta l’avversità nei nostri confronti, quando tuttavia tentiamo di farci conoscere non riusciamo a ottenere spazio per confrontarci. Anche a FestaReggio, dove avevamo chiesto fosse presentata la legge, all’iniziale disponibilità si è sostituita una sostanziale chiusura e ci siamo anche sentiti dire che se ci rendessimo disponibili all’assimilazione i nostri problemi potrebbero essere risolti.

In questo periodo storico che vede il ritorno alla ribalta di razzismo e fascismo, che per nostra esperienza in questo paese non sono mai stati archiviati, noi non arretriamo ma non possiamo fare affidamento su politici preoccupati di assecondare chi cerca un facile colpevole per tutto. Per questo ci rivolgiamo a chi si è sempre spesa in difesa dei diritti e alle organizzazioni della società civile, soprattutto ANPI e ARCI, unite, citando Smuraglia, dalla “comune identità di radici, per l’appassionato e fattivo sogno di rigenerazione antifascista della società”. Chiediamo alle associazioni di sostenere attivamente i diritti riconosciuti in campo internazionale e scritti nella nostra Costituzione (articoli 3 e 6) e a tutti diciamo, con le parole di Nelson Mandela: “Ridatevi dignità”.

Il presidente, Vladimiro Torre

Per informazioni 338.9294943 - 339.1049964

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