domenica 8 aprile 2018

47° Giornata dei rom e dei sinti

L’8 Aprile di ogni anno ricorre la Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti. La data ricorda il primo congresso internazionale organizzato a Londra l’8 Aprile del 1971. Nell’occasione furono scelti la bandiera - una ruota con diciannove raggi per significare le molteplici minoranze su campo azzurro per il cielo e verde per la terra - e l’inno “Dijelem Dijelem”, composto, dal musicista Jarko Jovanović, che scrisse il testo adattandolo ad una melodia tradizionale. Nel brano sono presenti riferimenti al Porrajmos.

L'anno scorso, in occasione del quarantaseiesimo della giornata, ripubblicammo un testo di Gustavo Zagrebelsky la via dell'interazione che si interrogava su come affrontare la sfida della convivenza tra differenti culture, ovvero come superare le politiche fallimentari della separazione (campi nomadi) e dell'integrazione (universalismo). 

Tema, la convivenza tra culture, molto dibattuto in questi mesi anche nell'associazionismo e tra i ricercatori universitari che si dividono tra l'etnicizzazione e l'universalismo. Erano da più di dieci anni che questo dibattito era sopito dopo la dissoluzione dell'Opera Nomadi nazionale e alla nascita dell'associazionismo sinto e rom, grazie al documento mantovano NOVE TESI per l'Assemblea Nazionale dell'Opera Nomadi costruito attorno ai concetti di partecipazione, interazione e mediazione.


In questo breve testo parlerò del tema dell'interazione così come l'avevamo pensato e pubblicato due anni prima dell'intervento di Zagrebelsky.

La prima tesi affronta la questione delle discriminazioni di cui sono vittime le persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom. Fino alla fine degli Anni Novanta era praticamente impossibile parlare nell'associazionismo pro rom e sinti -a quel tempo l'associazionismo sinto e rom era praticamente inesistente- di tutela legale contro le discriminazioni. Negli Anni Ottanta e Novanta si erano affermati concetti di uguaglianza tra sinti e non sinti e rom che portavano di fatto a diseguaglianze e a discriminazioni. Tali discriminazioni non venivano portate nei tribunali anche in presenza di una legislazione ben decodificata in ambito penale.

La seconda tesi aggredisce le politiche di integrazione ovvero la reductio ad unum, la funzionalizzazione, seppur non nel senso dell'eliminazione, delle alterità ad un unico progetto a cui le persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom non avevano partecipato. E su questo concetto si afferma nella seconda tesi che le persone devono essere considerate protagoniste sociali pensanti. Si consideri che nelle associazioni pro rom e sinti di rilievo nazionale mai è stato eletto al vertice un appartenente alla minoranza. Al massimo potevi e puoi tuttora aspirare a diventare vice presidiante.

La terza tesi, sempre sul tema dell'interazione, afferma la necessità del riconoscimento dello status di minoranza linguistica. Un riconoscimento a minoranza linguistica che già da allora era chiaro dovesse passare da un legge ad hoc per non cadere vittime nella trappola territorialistica della Legge 482/99. Nella stessa tesi si denuncia la politica dell'emergenza che ha portato dall'inizio degli Anni Novanta alla creazione dei grossi insediamenti, lontani dalle città.

Oggi si riapre il dibattito su questioni che pensavo superate perché evidentemente fallimentari. Faccio un esempio, non riconoscere l'appartenenza alla minoranza linguistica può portare una bambina o un bambino sinto o rom in difficoltà a scuola, a subire una certificazione neuropsichiatrica in cui si dichiarano problemi di apprendimento, quando al contrario nella stragrnade maggioranza dei casi le sue difficoltà non sono di apprendimento ma di essere in una scuola dove le e gli insegnanti non conoscono la sinta cib. di Carlo Berini

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