La manifestazione nell'imminenza dello sgombero |
A Gallarate viene violata da mesi la
dignità delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta.
Fra pochi giorni l'Amministrazione comunale ha intenzione di lasciare senza alloggio sessantanove persone, di cui trentotto minori e cinque
persone anziane, dopo che sono state sgomberate dall'area che lo
stesso Comune di Gallarate aveva predisposto undici anni fa. Dopo le
diffide al Prefetto di Varese e al Sindaco di Gallarate, Sucar Drom e
Upre Roma inviano una diffida formale al Dirigente dei Servizi
sociali del comune.
Le famiglie, appartenenti alla
minoranza linguistica sinta, risiedono a Gallarate dalla fine
dell'Ottocento. Sono famiglie che fino alla crisi economica degli
Anni Settanta del secolo scorso lavoravano nello spettacolo
viaggiante, prima con il circo e dopo con le giostre. La crisi li ha
portati a fermarsi nel Comune di residenza abbandonando lo spettacolo
viaggiante e vivendo di commercio di materiali ferrosi e di piccola
merceria.
A Gallarate hanno sempre abitato con
roulotte e carovane di proprietà in via de Magri, in pieno centro
cittadino, fino al 2007 quando l'Amministrazione comunale ingiunge lo
sgombero dall'area per destinarla ad un'opera pubblica. Le famiglie
presentano ricorso al TAR e vincono, per tale ragione il Comune
allestisce un area provvisoria in via Promessi Sposi nell'estrema
periferia della città, a ridosso dell'autostrada, dando la
concessione per un solo anno.
L'area ha spazi non adatti alle
esigenze delle famiglie che posizionano sulle piazzole le loro case
mobili: é tanto stretta che se scoppiasse un incendio distruggerebbe
tutte le case. Nel settembre 2008, al momento del rinnovo della
concessione, sia le famiglie che l'Amministrazione comunale esprimono
sulla stampa locale una valutazione positiva del primo anno ma
arbitrariamente non viene rinnovata formalmente la concessione. La
situazione abitativa viene lasciata proseguire in modo tacito.
Nel 2010 l'Amministrazione comunale
attiva le procedure di sfratto contro le famiglie che ricorrono in
tribunale, dove vengono sospese. Nel 2012 sono ritirate le procedure
di sfratto e viene rivista la concessione con l'istituzione della
figure del custode sociale. In realtà la situazione è lasciata
proseguire come nulla fosse successo. Lo stesso anno prende avvio il
servizio di doposcuola attivato da volontari con un accordo con
l'Amministrazione comunale che autorizza nell'area la posa di mono
blocco ad uso aula per i compiti. Attività svolta fino a giugno
2018, quando l'Amministrazione intima l'abbattimento del manufatto.
Nel mese di aprile di quest'anno
l'Amministrazione comunale, guidata da Andrea Cassani, ingiunge con
un'ordinanza ad hoc per ogni famiglia residente l'abbattimento di
tutti i manufatti presenti sulle piazzole, contestando l'abuso
edilizio. Le famiglie presentano ricorso al Presidente della
Repubblica che non può disporre la sospensiva all'ordinanza come
invece può disporre il TAR. Solidali alle famiglie si riuniscono
circa una ventina di associazioni di Gallarate, tra cui le ACLI,
l'ANPI, la CGIL e la CISL, insieme a Sucar Drom di Mantova e Upre
Roma di Milano.
Alla fine di luglio il Sindaco Cassani
annuncia per il 2 agosto lo sgombero dell'area di via Promessi Sposi,
mandando nella disperazione adulti e bambini che confidavano in un
ripensamento da parte dello stesso Sindaco. Lo sgombero viene
rimandato anche perché i rappresentanti della Comunità sinta
gallaratese, insieme alle associazioni, incontrano il Prefetto di
Varese chiedendo di sospendere lo sgombero senza soluzioni abitative
alternative e di promuovere un tavolo di mediazione con
l'Amministrazione comunale. Dopo poche settimane la Prefettura fa
intendere l'impossibilità di convocazione di un tavolo. Il Prefetto
ad un incontro successivo non lascia speranze, si procederà con
l'abbattimento di tutti i manufatti presenti in via Promessi Sposi n.
50.
Il Sindaco Cassani dal mese di agosto
rilascia dichiarazioni alla stampa in maniera tambureggiante
affermando falsità, quale la presenza di una villa (tre container
uniti) e di una piscina (in plastica) in via Promessi Sposi. Le
associazioni si mobilitano con presidi e organizzando eventi pubblici
con l'obbiettivo di sensibilizzare l'oppinione pubblica, fortemente
suggestionata dagli annunci anche su Facebook da parte del Sindaco.
La voce della comunità è spesso oscurata sui media, in particolare
Malpensa24 offre notizie a senso unico negando ripetutamente di
concedere spazio ai rappresentanti della Comunità sinta gallaratese,
in violazione al codice di deontologia dei giornalisti.
In un incontro drammatico il Sindaco
Cassani annuncia ai rappresentanti della Comunità sinta gallaratese
che a fine novembre vi sarebbe stato lo sgombero. Sucar Drom e Upre
Roma inviano immediatamente una diffida prima al Sindaco e
successivamente al Prefetto, intimando la predisposizione di un piano
abitativo alternativo per tutti i nuclei famigliari come prescritto
dalla legislazione vigente e in accordo con le stesse famiglie.
Nelle ore precedenti lo sgombero
l'Amministrazione comunale allestisce una tendopoli e offre alle
famiglie mille euro per ogni figlio se accettano di abbandonare il
territorio di Gallarate. Le famiglie giustamente rifiutano questa
proposta razzista e organizzano una manifestazione che sfila per le
vie della città.
Nell'imminenza dello sgombero i
rappresentanti di comunità scelgono di essere rappresentate
legalmente dall'avvocato Pietro Romano che sostituisce l'avvocatessa
Pia Cirillo. Il 27 novembre inizia lo sgombero, un dramma che durerà
tre giorni. Ancora oggi intere famiglie si recano in via Promessi
Sposi n. 50, incredule di quanto accaduto. Un trauma che ha segnato
in maniera indelebile tutta la Comunità sinta italiana.
Il 30 novembre l'Amministrazione
comunale di Gallarate invita le sessantanove persone, di cui 38
minori e cinque anziani, ad alloggiare presso il Grand Hotel Milano
Malpensa nel comune di Somma Lombardo, limitrofo a Gallarate. Il
Sindaco di questo piccolo comune incontra immediatamente il Prefetto
e dichiara alla stampa "Ho sentito Cassani e ho ribadito il
concetto che, essendo loro cittadini gallaratesi, è la città di
Gallarate che deve trovare la soluzione nel lungo periodo" e
ancora "Ci aspettiamo che la situazione sia risolta entro i
trenta giorni indicati dall’amministrazione di Gallarate: noi siamo
pronti a collaborare, ma la responsabilità, ripeto, resta in carico
al Comune di Gallarate".
Oggi sta scadendo l'impegno
dell'Amministrazione comunale di Gallarate per alloggiare le famiglie
presso la struttura alberghiera a Somma Lombardo. In queste ore
l'avvocato e le associazioni si sono attivate per chiedere una
sistemazione alternativa per le famiglie.
Ad oggi non risulta un'attivazione dei
servizi preposti con azioni atte a rispettare quanto prescritto dalla
legislazione vigente in fatto di protezione sociale. Infatti in caso
di allontanamento delle famiglie dalla struttura ricettiva a Somma
Lombardo si creerebbe una situazione di forte allarme sociale e
sanitario per sessantanove cittadine e cittadini italiani che
sarebbero di fatto
discriminate su base etnico razziale, vedendosi negati i livelli
essenziali di assistenza così come prescritto dagli artt. 1, 2 e 22
della Legge 328/2000.
Per
tali ragioni Sucar
Drom e Upre Roma invieranno nelle prossime ore una diffida formale al
Dirigente dei Servizi sociali del Comune di Gallarate affinché
sia prolungata la permanenza presso la struttura alberghiera o sia
predisposta un'alternativa abitativa. Nel contempo si è chiesta
l'attivazione di un tavolo di confronto settimanale tra i servizi
sociali del Comune di Gallarate, le famiglie e le rappresentanza del
terzo settore per predisporre soluzioni abitative sul medio e lungo
periodo.
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