Giovedì scorso a sucardrom sono arrivate le foto della conferenza stampa, tenuta alla Sapienza dal Coordinamento Rom della Capitale, e devo confessare che mi sono commosso nel vedere la foto di Meo Hamidovic, mentre mostra alla stampa la bottiglia dell’acqua che arriva nelle “case” delle famiglie rom rinchiuse nel campo di CastelRomano.
Mi ero sentito con Graziano Halilovic, avevo letto le diverse agenzie stampa e i diversi post pubblicati sui blog ma avendo una memoria fotografica il nome di Meo Hamidovic non lo collegavo in effetti al Meo Hamidovic con cui ho lavorato alcuni anni a Roma.
Si, sono commosso nel vederlo in piedi dietro la cattedra della facoltà di Scienze Statistiche, al fianco di Bruno Morelli, mentre mostra alla stampa una bottiglia con l’acqua grigia che “sgorga” dai rubinetti, due ore al giorno, nel “campo nomadi” di Castel Romano. Si, sono commosso saperlo Presidente di un’associazione rom a Roma. Si, sono commosso nel saperlo leader nella comunità Rom Korakhané Cergarija.
Io, Graziano Halilovic e Meo Hamidovic abbiamo lavorato insieme tra il 1996 e il 1998 al progetto scuola dell’Opera Nomadi di Roma. Meo e Graziano, già dieci anni fa, erano i due migliori operatori di quel progetto scuola che coinvolgeva tutti i “campi” di Roma. Quel progetto aveva sicuramente il “fiato corto” ma ha avuto il merito di coinvolgere tanti ragazzi rom, per la prima volta a Roma.
Oggi l’Opera Nomadi di Roma non gestisce più il progetto scuola in tutti i “campi” ma dalle informazioni in mio possesso non sono cambiate di molto le cose e infatti l’abbandono scolastico dei Rom e Sinti capitolini è ancora molto alto.
Meo era un ragazzo timido ma deciso, ricordo che non aveva l’auto e percorreva ogni giorno parecchi chilometri a piedi per raggiungere puntuale alle sette di mattina il “campo nomadi” dove lavorava: accompagnava i bambini a scuola, gli faceva la doccia e li portava in classe.
Meo e Graziano erano gli unici due operatori che già capivano che un progetto scuola doveva essere diverso e doveva offrire ai bambini, alle famiglie e alla stessa scuola percorsi per l’introduzione della pedagogia interculturale. Oggi sono due leader nelle loro comunità e io ne sono felice.
Sono molto meno felice dopo aver letto il comunicato stampa dell’ARCI di Roma. Credo che sia stato inopportuno e credo che oggi si siano pentiti. L’ARCI deve affiancare e sostenere Meo nell’organizzare la manifestazione “Acqua della fonte della solidarietà” del 14 settembre, io ci sarò!
Carlo Berini
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