Il sindaco crede di poter garantire la sicurezza (dei cittadini) e l'integrazione (dei Rom) con il Patto della legalità che prevede la realizzazione di cinque o sei aree chiuse in cui concentrare mille, duemila Rom ad area. A parte il fatto che noi chiamiamo Rom etnie, storie, lingue e religioni, una diversa dall'altra, e che quindi andremo, inevitabilmente, ad aumentare l'insicurezza e a peggiorare la qualità della vita dei Rom medesimi e di chi vive intorno a questi mega campi.
Ma non è neanche questo il punto, cioè il punto non è una disputa culturale sul modello d'integreazione-disintegrazione del Comune di Roma. Il punto è un altro. Esistono esempi, situazioni simili a quelle prospettate dal sindaco circa la necessità e la riuscita dei mega campi? Perché non proviamo a fare una verifica sulla efficacia di talune scelte, cosa succede quando si concentrano mille Rom lontano dalla città, nelle periferie metropolitane più estreme? Quanto costa un mega campo così progettato?
Bene l'esempio c'è, è Castel Romano, un campo di mille persone alla periferia di Trigoria che a sua volta è periferia di Roma. Una scommessa che avevamo condiviso, che avevamo condiviso con i capifamiglia del vecchio campo di Vicolo Savini, le associazioni di quartiere, l'Arci, l'Opera Nomadi, il Municipio XI, insomma un progetto accolto positivamente da tutti coloro che con i nomadi condividono progetti e percorsi. Vicolo Savini era una trappola mortale, ogni inverno prendevano fuoco una o più roulotte, e spesso, nel sonno, il fuoco si portava via delle giovanissime vite. Una trappola sporca e pericolosa, con una sola cosa positiva, era in città. Coscienti dei pericoli di Vicolo Savini, i Rom e le associazioni hanno scelto di spostarsi volontariamente sulla Pontina prendendo per buone le rassicurazioni dell'amministrazione.
Un patto siglato in Campidoglio che prevedeva: temporaneità dello spostamento, case prefabbricate, autonomia dei diversi nuclei famigliari, aree di socializzazione, presidio medico, bus navetta con fermata, scolarizzazione, possibilità d'integrazione lavorativa anche nella gestione del campo. Il costo dell'operazione si aggirava intorno ai 2,5 milioni di euro. Quale è oggi la situazione a Castel Romano?
Certo non ci sono più le baracche di Vicolo Savini, ma non ci sono neanche le case e non c'è la città, c'è solo una sterminata e indistinta distesa di container, senza area di socializzazione, senza presidio medico, senza bus, senza lavoro e con una scolarizzazione che fatica a raggiungere i livelli precedenti (assenze, ritardi, discontinuità didattica dei bambini). Spesso, molto spesso, anche senza acqua, con aumento di polmoniti e malattie respiratorie determinate dall'umidità della zona. Senza contare il fatto che stiamo parlando di Rom stanziali, venuti in Italia trenta anni fa, che sono stati sradicati dal loro tessuto sociale e che sono rimasti senza alcuna possibilità lavorativa. Tra l'altro il concomitante aumento dei piccoli furti nella zona di Trigoria rende il clima ancora più esasperato.
Caro Walter, questi i fatti che a noi risultano, con una aggravante, e cioè che i Rom non sono stati deportati ma hanno creduto in questo progetto, hanno creduto in te, nel Municipio (che allora presiedevo) e per questo hanno provato a realizzare un sogno insieme ai Gagè. Quelle aspettative evidentemente erano mal riposte e oggi la loro disperazione ed esasperazione è massima, come la perdita di consenso dei loro capi che hanno condotto un intero popolo, le loro famiglie, in un vicolo cieco, in una terra senza acqua e in un mondo senza scuola.
Noi, che non vogliamo che a vincere sia la diffidenza e il disprezzo per i Gagè, ti chiediamo di riflettere, di prendere atto di questo drammatico fallimento e per questa via buttare nel cestino il progetto dei mega campi di periferia e il Patto per la legalità. In fondo serve solo a nutrire i pruriti securitari di certa cattiva stampa. Quei campi sarebbero altri errori che innescherebbero, nelle nostre periferie, pericolose spirali di contrapposizione. E poi, magari con la stessa quantità di soldi, si potrebbero fare tante altre cose. Certo non faremo contento il venditore dei container, ma certamente riconsegneremo il sorriso ad un intero popolo. La nostra Africa è a Castel Romano, è li che dobbiamo costruire pozzi e istruzione.
Fermati per tempo, vai a Castel Romano, vai all'improvviso, senza fanfare e annunciazione, e vedrai con i tuoi occhi la fatica e la perdita di speranza che segnano i volti dei bambini Rom. Un grande sindaco sa capire quando cambiare strada. Dimostra, ancora una volta, di essere il sindaco di Roma, di tutta la città, visibile e invisibile. Non gettare nel tritacarne del consenso mediatico centinaia di bambini Rom che hanno creduto nel grande capo Gagè, non gettare nell'abisso le storie faticose e difficili di tanti uomini e donne. Ma, soprattutto, sarebbe imperdonabile se a spingerti in questa direzione fosse il consenso da guadagnare nella corsa alla leadership del Pd. Non ne vale la pena, non è bello vincere facile, vincere calpestando la legalità e la sicurezza che avevamo promesso alla Comunità di Vicolo Savini.
Massimiliano Smeriglio (in foto), deputato Prc-Se, segretrario federazione Roma
1 commento:
il grande sindaco in realtà è solo un grande stronzo!alla ricerca del perenne consenso,del buonismo a tutti i costi aggraverà, con il grande appoggio dell'attuale governo con il quale va a braccetto Amato-Prodi, getterà una lunga ombra su di voi.alla faccia di questi coglioni del PRC che lo hanno sostenuto per sedersi in consiglio comunale.
gino
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