mercoledì 22 agosto 2007

Come si trasformano le vittime in colpevoli, basta con la criminalizzazione del popolo Rom e Sinto

Le dichiarazioni sulla stampa di autorevoli rappresentanti dei due schieramenti politici e le iniziative della magistratura, seguite al tragico rogo di Livorno, hanno trasformato i rom per intero, i genitori dei bambini morti, i loro familiari, le vittime insomma, in colpevoli, allo scopo di assolvere il razzismo dilagante tra gli italiani nei confronti del popolo rom, i ritardi e le omissioni delle istituzioni locali, a partire dai consigli territoriali per l’immigrazione, le contraddizioni interne ad un governo e ad un Parlamento che continuano a considerare i rom come una questione criminale ed un problema di ordine pubblico, piuttosto che come una minoranza nazionale da integrare e con la quale convivere pacificamente.
Si è giunti ad affermare che i Rom, definiti ancora, persino dal TG3, come “nomadi”, “scelgono” di vivere nelle condizioni immonde in cui vengono tenuti dalle istituzioni italiane, privati del diritto di soggiorno legale, e quando sono cittadini italiani o comunitari, vittima dei più odiosi meccanismi di segregazione. Si dimentica che una parte consistente dei rom è titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari o del diritto di asilo, e che queste persone non possono fare ritorno nei paesi di origine nella ex Jugoslavia per il rischio assai concreto di subire persecuzioni.
Neppure la magistratura è riuscita a fare chiarezza immediata su questa vicenda e pur di non smentire le prime ricostruzioni frettolosamente avallate dalla Procura della repubblica di Livorno, in assenza di prove raccolte dalla polizia, ha confermato la custodia cautelare in carcere dei quattro rom fermati, genitori dei bambini morti tra le fiamme, pur prospettando la possibilità che il rogo sia frutto di un attacco di stampo razzista da parte di italiani.
Lo scaricabarile delle responsablità politiche ed amministrative per la morte dei quattro bambini rumeni di Livorno non ci interessa più di tanto. Il lavoro quotidiano delle associazioni e dei cittadini italiani che da anni si sono schierati a fianco dl popolo rom sarà la migliore risposta ai tentativi di criminalizzazione di chi è quotidianamente costretto a lasciare i figli in una baracca fatiscente per raccogliere il minimo necessario per dare da mangiare alla propria famiglia. Sorprende semmai la straordinaria tempestività con la quale le forze dell’ordine hanno escluso che il rogo di Livorno fosse stato appiccato dall’alto del cavalcavia per motivi di odio razziale. Motivi di odio razziale che sono certamente alla base dei colpi di pistola esplosi pochi giorni fa contro un campo Rom in provincia di Milano.
L’Unione Europea ha prontamente smentito chi -come al solito- per eludere le proprie responsabilità in materia di immigrazione, evocava la necessità di un intervento europeo. Per l’integrazione dei Rom "si è fatto molto e ci sono regole chiare". "Sta agli Stati, Italia compresa - ricorda l’Unione europea - attuarle".
La Commissione ha risposto così a Prodi, che ieri aveva detto che quello dei Rom e’ un "problema politico complesso che l’Europa non ha ancora risolto". La portavoce del Commissario agli affari sociali dell’Unione Europea ha ricordato che contro l’Italia e’ aperta una procedura di infrazione per non aver recepito la direttiva contro le discriminazioni basate su razza ed etnia. Che cosa è stato fatto sino ad oggi? Che ruolo hanno avuto nella gestione delle problematiche relative ai Rom gli enti locali, gli uffici territoriali del governo, i consigli territoriali per l’immigrazione. In molti casi non hanno neppure cominciato ad affrontare le gravissime questioni di cui oggi sembra accorgersi anche il presidente Prodi per dire che sono questioni gravissime e che tocca all’Europa fornire delle risposte.
L’unica iniziativa concreta che ha avuto ad oggetto i rom, una parte dei quali sono adesso diventati cittadini comunitari per l’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’Unione Europea, è stata quella di promuovere con i sindaci di alcune grandi città i cd. patti per la sicurezza, che hanno avuto sin qui l’effetto di accrescere l’esclusione e la criminalizzazione del popolo rom, additato anche dalle forze di governo all’opinione pubblica come la principale minaccia per la sicurezza dei cittadini.
Altri interventi del ministro Amato hanno consentito la espulsione dei cittadini comunitari privi di adeguati mezzi di sussistenza, e tra questi una percentuale assai rilevante costituita da rom rumeni, e hanno ridotto al minimo la copertura sanitaria, per quei cittadini rumeni (dunque anche per quelli di etnia rom) che sino al 31 dicembre dello scorso anno potevano avvalersi dell’assistenza sanitaria gratuita, con il codice STP che vale per gli immigrati “extracomunitari” privi di permesso di soggiorno, e che dal 1 gennaio di quest’anno devono pagare a costo intero le prestazioni assistenziali loro erogate.
Certo sappiamo bene che tipo di interventi praticherebbe il centro destra se tornasse al governo. Si va dalla deportazione di massa alla recinzione dei campi rom con filo spinato. E già in questi mesi abbiamo visto emissari dei partiti di centro destra appiccare il fuoco ai campi rom in diverse città italiane. Queste posizioni e le scelte amministrative dei sindaci leghisti contro i rom fanno ritornare alla memoria la persecuzione nazista ai danni degli ebrei. E nelle forze di opposizione non è solo la Lega a speculare sulla paura (che diventa presto razzismo) verso i rom per accrescere il proprio consenso elettorale.
Vorremmo almeno che le forze di governo, piuttosto che alle solite retate nei campi rom abusivi e non, pensino ad interventi efficaci nella direzione della solidarietà e del riconoscimento dei diritti umani e del principio di legalità, che non si escludono ma che devono essere praticati contemporaneamente a vantaggio di tutti e non soltanto di una parte della popolazione. Forse è vero che occuparsi dei rom con azioni positive fa perdere voti. Ma la sicurezza degli altri, dei diversi, degli ultimi è anche la nostra sicurezza, la nostra prospettiva di futuro. A meno di non volere vivere in città quartiere, blindate da muri e sorvegliate dai vigilantes privati.
Un poco di ipocrisia in meno, per favore, caro Presidente Prodi, e qualche intervento concreto, anche sugli enti locali e sulle prefetture, sugli uffici immigrazione delle Questure, che promuova percorsi di integrazione e spezzi quella “disumanizzazione di massa” ai danni del popolo rom di cui parlava Marco Revelli in un suo articolo sul Manifesto di qualche giorno fa. di Fulvio Vassallo Paleologo (Università di Palermo), ringraziamo l'amica Flora di Afroitaliani per la segnalazione.

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