giovedì 13 settembre 2007

Anche don Colmegna digiuna per i Rom rumeni

Digiunano da lunedì per dare sfogo ad un "profondo senso di impotenza". Don Rigoldi, presidente di Comunità Nuova, e Don Colmegna, presidente della Casa della Carità, cercano da tempo soluzioni al 'problema rom', di sicurezza per i cittadini milanesi e di vivibilità per quelli rumeni.
Impegnati soprattutto con i numerosissimi abitanti del campo di san Dionigi, si sono visti sbarrare la strada dallo sgombero voluto nelle scorse settimane dall'amministrazione milanese, che ha portato donne e bambini ad essere temporaneamente ospitati dal comune in viale Ortles dove non si sa quanto rimarranno ne' il luogo in cui verranno spostati successivamente.
Don Rigoldi e Don Colmegna ci tengono ad assicurare che non vogliono un altro campo rom e tentano di veicolare i temi dell'intolleranza verso iniziative di solidarietà. Una solidarietà "intelligente e concreta", dicono in una conferenza stampa nel quarto giorno del digiuno.
"La gente vuole che tornino a casa. Bene, anche noi e in molti casi anche loro vorrebbero tornare ma sostengono che non ci sono le condizioni", spiegano i due preti. "Allora noi abbiamo deciso di strutturare un progetto che riqualifichi le zone da dove questi rom provengono. Perchè la Romania e' in Europa, ci sono i fondi e 13 mila aziende italiane".
"Bisogna coinvolgere - sottolineano i canonici - governo, politica e amministrazioni. Vogliamo che dialoghino con le autorità rumene perchè provvedano a riqualificare queste zone". Per questo, hanno ottenuto un finanziamento dalla Provincia: 100 mila euro quest'anno, altrettanti l'anno prossimo. Non intendono fermarsi nell'attivitaà di sensibilizzazione.
Domani sera chiuderanno il periodo di digiuno con una veglia alla Casa della Carità, continueranno a sostenere che il "bisogno di solidarietà cresce nel momento in cui ci sono questi sgomberi senza prospettive" e che, per di più, mettono in crisi progetti già collaudati: "a San Dionigi abbiamo fatto partire una cooperativa di cui sono soci 5 rom di quel campo, il capitale sociale l'avevamo messo noi, il capannone un imprenditore. Si occupano di recupero, sistemazione e vendita di bancali. I ragazzi si sono iscritti a scuola. Lo sgombero rischia di distruggere tutto questo".

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