In Consiglio dei ministri non si è parlato di sicurezza. L'annunciato pacchetto illustrato ai sindaci dal ministro dell'Interno Giuliano Amato non è stato presentato. Alla base del rinvio le polemiche e le richieste di modifiche da parte della sinistra dell'Unione e problemi tecnici per approfondire la costituzionalità di alcune norme previste.
Sintetizza il capogruppo al Senato di Prc Giovanni Russo Spena: «Non siamo d'accordo all'estensione della custodia cautelare, il potere dato ai prefetti di espellere anche i cittadini comunitari, vedi Rom, l'estensione dei potere dei sindaci che tracimano in un campo improprio: quello dell'ordine e della sicurezza pubblica».
Il rinvio lascia perplessa l'Associazione nazionale dei comuni (Anci): «Non siamo disposti a buttare a mare 9 mesi di lavoro». Si erano detti molto contenti e avevano chiesto una rapida approvazione i primi cittadini di Bologna e Firenze Cofferati e Domenici.
Amato cercherà di limare ancora il provvedimento per poi riproporlo prima alla Conferenza Stato-Città, sperando di poterlo presentare in Consiglio dei ministri il 23 ottobre.
Approfittando dello slittamento, alcune organizzazioni no-profit hanno chiesto di poter dare il loro contributo all’elaborazione del “pacchetto-sicurezza”. Arci, Dedalus, Gruppo Abele ed altre 13 associazioni che lavorano quotidianamente a contatto con chi vive in condizioni di marginalità vogliono dire la loro, perché temono che «il binomio repressione/criminalizzazione come unico strumento di intervento sul tema sicurezza e trattamento delle forme di devianza e marginalità estrema non solo non risolva ma, nei fatti, alimenti i fenomeni e gli spazi di illegalità». Più che a politiche di repressione e di «allontanamento degli indesiderati» chiedono le organizzazioni, il governo deve lavorare per «la realizzazione di azioni positive a tutela delle fasce marginali e di promozione del benessere nelle comunità». è questa, concludono, «la chiave per costruire realmente la sicurezza».
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