venerdì 12 ottobre 2007

Livorno, patteggiano in tribunale i genitori dei quattro bambini rom

Non ci fu nessuna imboscata nella baracca alla periferia di Livorno dove due mesi fa morirono quattro bambini rom e non ci fu alcun ordigno incendiario. In quel "campo" improvvisato sotto un cavalcavia i piccoli erano stati lasciati soli a dormire con una candela accesa. E durante l’incendio devastante gli adulti scapparono tutti abbandonando i bambini al loro destino. I quattro rumeni lo hanno confessato al pm Antonio Giaconi all’ennesimo interrogatorio che doveva servire a fare luce su quella tragedia.
I genitori dei bambini per difendersi dalle gravissime accuse avevano parlato di assalto razzista da parte di un commando di marocchini o di albanesi, avevano raccontato di molotov lanciate contro le baracche per una vendetta consumata al grido di «stanotte vi ammazziamo tutti».
La verità invece è ancora più terribile del dramma: i tre fratelli Eva, 11 anni, Danchiu, 8 anni, Menii, 4 anni, e l’amica Tuca, 6 anni, sono stati lasciati soli a morire dai genitori in fuga. Sono morti carbonizzati sui resti di vecchi materassi, cartoni e coperte perché qualcuno si è semplicemente dimenticato di loro. La bambina più grande, come una piccola mamma, l’hanno trovata abbracciata al fratellino, nell’inutile tentativo di proteggerlo mentre le madri scappavano, dal fuoco e dalla loro coscienza. I padri dei bambini quella sera erano sul cavalcavia per accompagnare un amico in partenza. Continua a leggere…

4 commenti:

u velto ha detto...

Noi di sucardrom rimaniamo perplessi per l'epilogo di questa triste vicenda.

Infatti i periti erano sicuri che si trattasse di un attentato.

Non vorremmo che i genitori abbiano "confessato" perchè questo era l'unico modo di uscire dal carcere, come per altro già successo per le due donne rom processate a Lecco per il tentato sequestro di una bambina.

Anonimo ha detto...

E' quello che avevo pensato anch'io.. Come spesso accade la verità non la sapremo nè dai giornali, nè dalle aule dei tribunali..
Le uniche cose vere sono che quei bambini non ci sono più e che la loro sorella di 15 anni, incinta, vive tutt'ora sotto un ponte a Pisa.
Di fronte a questo la politica locale è stata capace solo di creare un gruppo di "esperti" per togliere i bambini che chiedono l'elemosina dalle strade di Livorno. Evidentemente questo, secondo loro, risolverà tutti i problemi.
Non ho parole. Isabella.

Anonimo ha detto...

vorrei ricordare che il caso di Lecco è stato riaperto...peccato che le indagate siano....puff.. sparite.

Invece non so + cosa credere...che dire di genitori che negano di essere tali?
Dopo questo qualunque cosa dicano...vale 0, compresa la tesi dell'imboscata.
Ma sappiamo che quella è la + comoda da accettare.

u velto ha detto...

Rimaniamo nel dubbio perchè il perito del tribunale, a mezzo stampa, sembrava abbastanza propenso a sostenere la versione dell'attentato.

Noi di sucardrom non abbiamo gli strumenti (soldi e persone) per poter chiarire la vicenda.

Speriamo che qualche associazione di Livorno possa provare a far luce su una vicenda, comunque sia, molto triste.

Rimane il dolore per i quattro bambini che oggi non sono più tra noi.