
Una situazione, secondo Nicco, "che non farebbe che contribuire ad accrescere il giudizio negativo dei cittadini sulle istituzioni, e senza distinzioni di parte. E' dunque una responsabilità particolarmente grande quella che ci assumiamo. E che, per quanto riguarda la nostra piccola componente politica, delle minoranze linguistiche, vogliamo comunque assumerci".
Nel merito della proposta, Nicco ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalla I Commissione con l'individuazione di alcuni nodi essenziali su cui intervenire: riduzione del numero dei parlamentari, trasformazione del Senato e superamento del bicameralismo paritario. Sulla riduzione del numero dei deputati a 500, ha auspicato "un taglio anche più significativo, come proposto dallo stesso ministro per le riforme Chiti". Si è poi soffermato sul nuovo Senato, in cui dovrebbero essere rappresentati sia i Consigli regionali, sia i Consigli delle autonomie locali. "L'articolo 114 della Costituzione - ha ricordato Nicco - pone su un piano di parità Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni. E' un'impostazione su cui credo si dovrebbe riaprire una riflessione critica. E' certo vero che l'evoluzione istituzionale dell'Italia ha visto a lungo un ruolo preminente dei Comuni".
Roberto Nicco ha poi evidenziato che "con la costituzione delle Regioni, a partire da quelle a Statuto Speciale, si è chiaramente definito un livello di governo intermedio che non può non essere il momento di sintesi delle istanze del territorio di riferimento, pena una confusione e sovrapposizione di ruoli che complica ulteriormente un quadro istituzionale già fin troppo affollato e complesso".
Il deputato valdostano ha infine auspicato che "vi sia un confronto intenso anche con il sistema delle autonomie; riteniamo che nelle Assemblee regionali vi possa e debba essere un proficuo dibattito su questi temi, sul testo che la Camera vorrà licenziare, da cui scaturiscano utili indicazioni per il seguito dei nostri lavori".
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