"Per affrontare una stagione di riforme occorre un clima politico di grande e forte responsabilità, trasversale agli schieramenti politici". Lo ha evidenziato il deputato Roberto Nicco (gruppo Minoranze linguistiche), intervenendo oggi in aula sulla riforma costituzionale. Nel suo intervento il deputato valdostano, dopo aver sottolineato "come da ormai troppi anni si discuta in Italia di riforme costituzionali. Dalla Commissione Bozzi nel lontano 1983, senza tuttavia che, in 24 anni, i nodi essenziali siano mai stati sciolti", ha aggiunto: "Il Paese si aspetta segnali precisi. E' giustamente stufo di parole. Guai a noi se il lavoro che ci accingiamo a compiere con l'esame di questa proposta di revisione costituzionale dovesse risolversi ancora in un nulla di fatto".
Una situazione, secondo Nicco, "che non farebbe che contribuire ad accrescere il giudizio negativo dei cittadini sulle istituzioni, e senza distinzioni di parte. E' dunque una responsabilità particolarmente grande quella che ci assumiamo. E che, per quanto riguarda la nostra piccola componente politica, delle minoranze linguistiche, vogliamo comunque assumerci".
Nel merito della proposta, Nicco ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalla I Commissione con l'individuazione di alcuni nodi essenziali su cui intervenire: riduzione del numero dei parlamentari, trasformazione del Senato e superamento del bicameralismo paritario. Sulla riduzione del numero dei deputati a 500, ha auspicato "un taglio anche più significativo, come proposto dallo stesso ministro per le riforme Chiti". Si è poi soffermato sul nuovo Senato, in cui dovrebbero essere rappresentati sia i Consigli regionali, sia i Consigli delle autonomie locali. "L'articolo 114 della Costituzione - ha ricordato Nicco - pone su un piano di parità Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni. E' un'impostazione su cui credo si dovrebbe riaprire una riflessione critica. E' certo vero che l'evoluzione istituzionale dell'Italia ha visto a lungo un ruolo preminente dei Comuni".
Roberto Nicco ha poi evidenziato che "con la costituzione delle Regioni, a partire da quelle a Statuto Speciale, si è chiaramente definito un livello di governo intermedio che non può non essere il momento di sintesi delle istanze del territorio di riferimento, pena una confusione e sovrapposizione di ruoli che complica ulteriormente un quadro istituzionale già fin troppo affollato e complesso".
Il deputato valdostano ha infine auspicato che "vi sia un confronto intenso anche con il sistema delle autonomie; riteniamo che nelle Assemblee regionali vi possa e debba essere un proficuo dibattito su questi temi, sul testo che la Camera vorrà licenziare, da cui scaturiscano utili indicazioni per il seguito dei nostri lavori".
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