Pubblichiamo il testo dell'intervento che Tiberius Raducanu, studente rom romeno di 16 anni, ha pronunciato in occasione della Giornata Nazionale per i Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza nel corso della cerimonia che si è tenuta al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dei ministri delle politiche per la Famiglia e della Solidarietà Sociale e del Presidente dell'Unicef .
Signor Presidente della Repubblica, Distinte Autorità, Signore e Signori,
mi chiamo Tiberius, sono un ragazzo rom di 16 anni. Sono partito dalla Romania cinque anni fa assieme alla mia famiglia. I miei genitori mi hanno spiegato che dovevamo partire per assicurarmi un futuro migliore.
All’inizio non è stato facile, non ero abituato vivere in una baracca, mi mancavano il mio paese e i miei amici. Fin da piccolo mamma e papà coltivavano per me un grande sogno, volevano che studiassi con impegno per poter diventare un giorno un bravo avvocato. Oggi frequento il secondo anno presso il liceo Montale di Roma. Se ho potuto studiare lo devo ai miei genitori e ai loro sacrifici. I miei compagni e i miei insegnanti mi hanno accolto con grande affetto. In classe siamo tutti amici, non mi sento diverso.
La scuola mi piace molto, mi piace il diritto, la storia e la letteratura. Amo leggere i romanzi, il mio autore preferito è Alessandro Manzoni. Dallo scorso anno, grazie all’aiuto degli amici della Comunità di Sant’Egidio, io ed altri ragazzi zingari abbiamo cominciato a frequentare l’Accademia di Santa Cecilia. Mi sto specializzando nello studio della viola, ma so suonare anche la fisarmonica e il pianoforte. Suonare questi strumenti è per me come un tuffo nella fantasia, mi immagino un futuro migliore per noi Rom e per tutti i popoli che soffrono.
Sono un ragazzo normale, passo le miei giornate studiando, giocando a calcio e uscendo con i miei compagni di classe. Una volta a settimana, assieme a mia madre ed ad altri Rom, facciamo del volontariato presso il Centro di accoglienza della Comunità di Sant’Egidio. E’ bello aiutare gli altri, sono convinto che nessuno è tanto povero da non poter aiutare che è più povero di lui. Non mi considero un ragazzo speciale, centinaia di ragazzi zingari vorrebbero una vita diversa, ma non hanno avuto le mie stesse possibilità.
Io adesso vivo in un centro di accoglienza, una casa con luce e servizi igienici. Ma è difficile studiare quando il campo viene sgomberato e ci si deve spostare di continuo. In questi giorni si è parlato molto male dei miei connazionali. Mi fa molto soffrire quando a causa di alcune persone violente si incolpa un' intera nazione, un intero gruppo. Io amo l’Italia e gli italiani, mi sento italiano anche io. Sono grato a questo paese perché mi ha accolto e mi ha dato tanto. Vorrei ringraziare anche Lei, Signor Presidente, perché non ci ha fatto mai sentire soli, “estranei”. I suoi discorsi e la sua autorevolezza hanno sempre mostrato il volto più autentico dell’Italia, quello della solidarietà e del rispetto verso tutti popoli. Grazie, Tiberius Raducanu
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