«Come comunità rom romena siamo profondamente indignati per il barbaro episodio che ha portato alla morte di Giovanna Reggiani. Come cittadini neocomunitari che tentano di vivere in questo paese nel rispetto delle regole chiediamo fermezza da parte della giustizia giacchè atti così efferati e brutali non ammettono esitazioni e vanno perseguiti con rigore. Ma proprio perchè abbiamo abbandonato il nostro status di extracomunitari e ci avviamo verso un cammino d'integrazione e convivenza sempre più stretta con gli altri popoli europei e, in particolare, con quello italiano, non possiamo non essere preoccupati per il clima di criminalizzazione generalizzata e indiscriminata che episodi così tragici rischiano di innescare». Lo dichiara in una lettera la comunità rom romena di via Candori a Roma.
«Sappiamo che il popolo italiano - si legge nella lettera - meglio di altri può comprendere la tragedia di chi è costretto per motivi di sopravvivenza e necessità ad abbandonare il proprio paese in cerca di lavoro e di fortuna, avendo vissuto questa medesima condizione agli albori del XX secolo. Meglio di altri può ricordare come dentro i flussi della disperazione ed in situazioni di marginalità attecchisca la criminalità organizzata. Gli italiani si sono sempre giustamente battuti contro l'equazione semplificante italiano=mafioso, salvaguardando l'immagine e l'identità di un popolo lavoratore e da sempre solidale. Attualmente la comunità rumena, ed in particolare la comunità rom rumena, si trova a vivere una condizione simile».
«Noi immigrati romeni - prosegue la lettera - ci troviamo oggi tra l'incudine e il martello, schiacciati tra l'immagine che danno di noi un pugno di criminali nostri connazionali e il clima di sospetto e a volte xenofobia che monta tra gli italiani. A tal proposito la pressione mediatica che in questi ultimi giorni è seguita all'episodio di Tor di Quinto ha contribuito ad alimentare in modo spaventoso tale clima di odio, con conseguenze concrete e negative ai danni della nostra comunità. Un esempio di tutto ciò può essere quanto è accaduto a Tor Bella Monaca, per citare uno dei pochi fatti di dominio pubblico»
«Il resto è ciò che rimane sommerso - spiega la comunità rom di via Candori - nella quotidianità, nella nostra vita di quartiere, il Trullo, tra gli sguardi diffidenti della gente che diventano frasi offensive o addirittura aggressioni fisiche. Siamo convinti che il legame tra marginalità e delinquenza non giustifichi nessuna forma di crimine ma ugualmente non sono accettabili e vanno scoraggiate con fermezza reazioni che trasudano odio, xenofobia, e che utilizzano espedienti o scorciatoie non meno violente».
«Chiediamo pertanto anche ai mezzi d'informazione - si legge nella lettera - una maggiore assunzione di responsabilità affinchè vengano scoraggiate le generalizzazioni indiscriminate che incentivano ed invogliano la giustizia privata, alimentano paura e conflitto, inducendo all'isolamento e spezzando ogni forma di solidarietà sociale. Siamo convinti che il compito della politica, quella degna di tale nome, e degli organi di stampa sia oggi più che mai quello di rendere comprensibile alla società la complessità del fenomeno migratorio, garantendo il rispetto dei diritti e della dignità umana».
«Ci rendiamo conto - si legge in conclusione - che in questo momento i lavoratori rumeni onesti non fanno notizia e pertanto chiediamo voce agli organi d'informazione per evitare che le campagne mediatiche e politiche sulla sicurezza, che in questi giorni imperversano, provochino tra i cosiddetti effetti collaterali vittime innocenti».
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