Sulla questione dei rom, «le strutture istituzionali sono inadeguate. Dovremmo immaginare un' Agenzia nazionale dei rom o un Alto Commissario». Lo propone il prefetto di Roma, Carlo Mosca (in foto). Per il prefetto, che stima in Italia 140 mila rom («non possono costituire un pericolo per 58 milioni di italiani e la metà sono minori»), l'ipotesi di concentrare su un nuovo organismo (già presente in altri stati europei come la Romania) la competenza potrebbe permettere di coniugare le esigenze di sicurezza con quelle dell'inclusione. Servono poi, a suo avviso, strumenti di conoscenza sulla questione, soprattutto mirate alle politiche per l'inclusione. Secondo Mosca, «affrontare la questione solo con la repressione finirà per creare altri problemi alla sicurezza». Infatti, «quei pochi delinquenti che pure ci sono monopolizzano l'attenzione della comunità» a svantaggio di tutti.
Giovanni Russo Spena, capogruppo dei senatori di Prc, ha annunciato che il suo gruppo proporrà di istituire una Commissione parlamentare di studio sulle povertà nelle borgate metropolitane che si occupi sia degli indigeni sia degli stranieri.
L'Agenzia - ha aggiunto Mosca - dovrebbe occuparsi dei «rom e di tutti i nomadi, cioè di quelle comunità senza territorio. È un tema su cui è necessaria una riflessione, e una riflessione comparata. Sappiamo di persone che vivono stanziali a Roma da 40 anni, come si fa a dire che sono nomadi?».
E sono proprio i Rom che vivono in Italia da anni a chiedere un alloggio. «Noi rom stanziali non vogliamo più vivere in un ghetto, in isolamento. Chiediamo al sindaco di Roma e al governo un casa popolare. L'appello arriva da Nedzad Hamidovic, portavoce di due campi rom nell'area romana, sulla Pontina, che ospitano complessivamente circa 800 persone. «Vivo a Roma da 40 anni, sono giunto qui che avevo 9 anni - ha detto l'uomo - e qui sono nati i miei nove figli. Una mia figlia ha la cittadinanza italiana. Il nostro villaggio sulla Pontina non è attrezzato, non abbiamo l'acqua, nè pulita nè sporca. Siamo in Europa e vogliamo vivere rispettando le regole».
Ma servono interventi: «I rom in Francia hanno avuto la cittadinanza francese e noi invece ancora viviamo là». «Chiediamo a Veltroni e al governo una casa - ha precisato ancora Hamidovic - nei nostri campi siamo tristi, soprattutto i bambini, i giovani, le donne, gli anziani. I bambini si ammalano, ci sono stati casi di epatite A e B. A Veltroni dico, noi siamo stanziali, vorremmo aver una casa popolare con tutti i servizi e pagarli».
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