E’ stato ufficialmente pubblicato dal Ministero dell’Interno il programma della Conferenza sulla Popolazione Rom. La settimana scorsa ero critico sulla riuscita della conferenza perché pochi erano i Sinti e i Rom coinvolti.
Oggi mi sembra che il lavoro fatto dal Ministero dell’Interno e in particolare dallo staff del Sottosegretario Lucidi, abbia ridimensionato di molto i miei dubbi e riserve, esternate alla stampa nei giorni scorsi. Chi afferma che la conferenza sia “prematura, inutile, demagogica” ha paura di confrontarsi in maniera seria sulla questione rom e sinta.
Il programma prevede, fin dal primo giorno, presenze qualificate e importanti di Rom e Sinti che sapranno offrire un contributo fondamentale alla riuscita della conferenza. Erano decenni che attendevamo un impegno così importante da parte del Governo ed oggi possiamo affermare che ci siano tutti i presupposti per iniziare seriamente ad affrontare la questione rom e sinta in Italia.
Le dichiarazioni del Sottosegretario Lucidi, pubblicate da Vita, hanno aiutato ulteriormente a dipanare molte riserve che tutti i membri del comitato “Rom e Sinti Insieme” e di Sucar Drom avevano palesato al sottoscritto. Importante è stato anche l’atteggiamento del Consiglio d’Europa che in un primo momento voleva disertare l’evento.
Cosa mi aspetto da questa conferenza? Centrare due obiettivi: partecipazione e riconoscimento che credo siano alla base per un nuovo approccio nazionale alla questione rom e sinta.
Partecipazione. Molteplici sono le problematiche da affrontare per riconoscere ai Sinti e ai Rom i diritti di cittadinanza che ogni italiano gode dal momento della nascita ma, ad oggi, rimane inevasa la condizione fondante perché questo avvenga: la partecipazione diretta dei Rom e dei Sinti.Infatti, le politiche sociali rivolte alle popolazioni Sinte e Rom tendono apertamente all’inclusione sociale, all’integrazione, all’assimilazione. Rare sono le realtà dove le comunità sinte e rom sono considerate protagoniste sociali pensanti e dove sono attuate politiche di interazione, di partecipazione diretta e di mediazione culturale.
La predisposizione di una strategia nazionale, di un piano d’azione o di una legge nazionale che abbia successo, passa inevitabilmente attraverso un “cambiamento di metodo” nel recepire e specificare il ruolo attivo, propositivo e decisionale degli stessi Sinti e Rom per evitare gli errori che nel passato hanno condotto al fallimento ogni iniziativa. Cambiamento di metodo che comporta necessariamente la responsabilizzazione delle professionalità rom e sinte, espresse nel nostro Paese, per coinvolgere attivamente le molteplici comunità rom e sinte alla condivisione del pieno godimento dei diritti.
Cambiamento di metodo che porti tutto il Paese ad una maggiore e migliore conoscenza e comprensione delle culture sinte e romanì, patrimonio dell’umanità, per eliminare xenofobia e conseguente discriminazione che flagella attualmente i Rom e i Sinti in Italia, così come descritto e denunciato dalle maggiori istituzioni europee ed internazionali.
Riconoscimento. E’ indiscutibile che ai Rom e ai Sinti deve essere riconosciuto lo status di minoranze etniche linguistiche. Questo riconoscimento si dibatte da alcuni anni inutilmente tra chi propone una legge ad hoc, chi propone di inserire i Sinti e i Rom nella Legge n. 482/1999 e chi chiede che ai Sinti e ai Rom siano concessi pari diritti e pari doveri, attraverso un piano d’azione nazionale. Le esperienze europee in tal senso prevedono diverse opzioni ma è indiscutibile che vi sia una tendenza chiara a: riconoscere lo status di minoranze e attuare piani d’azione a diversi livelli (nazionale, regionale e locale).
Inoltre, è da evidenziare che la complessità della realtà Rom e Sinta in Italia necessità di una rete di monitoraggio che offra dati certi, ad oggi inesistenti, da elaborare sia a livello nazionale che a livello locale. Per questa ragione è necessaria la costituzione di un Ufficio Nazionale (un dipartimento a diretta emanazione della Presidenza del Consiglio) e di Uffici Regionali, Provinciali e Comunali per le grandi città. L’Ufficio Nazionale deve essere gestito da Rom e Sinti e deve avere il compito di raccogliere e sistematizzare i dati offerti dagli uffici periferici. Gli Uffici periferici devono altresì essere gestiti da Sinti e da Rom, in stretta collaborazione con le associazioni rom e sinte, sostenendole.
Gli obiettivi degli uffici periferici saranno quelli di: monitorare i bisogni espressi dalle comunità rom e sinte e dalle realtà istituzionali territoriali, raccogliere le buone pratiche realizzate nei singoli territori, suggerire proposte e valutare i progetti in atto; promuovere la diffusione della conoscenza delle culture sinte e rom, contrastare le forme di discriminazione, in collaborazione con le istituzioni e gli Enti Locali; coordinare e monitorare gli interventi degli Enti Locali e delle Istituzioni.
Gli obiettivi dell’Ufficio Nazionale saranno quelli di: raccogliere e sistematizzare i dati offerti dagli uffici periferici e diffondere in tutto il Paese le buone pratiche; elaborare piani d’azione nei diversi ambiti d’intervento (culturale, abitativo, lavorativo, sanitario, sociale, scolastico e formativo) anche proponendo al Governo le necessarie modifiche alle leggi esistenti; coordinare gli interventi dei diversi ministeri interessati, collaborando alla definizione di obiettivi e strategie. di Carlo Berini
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