Che bella battaglia. Il pubblico accorso al Legrange, la struttura romana che ha ospitato la serata allestita dalla Unicor di Paciucci e Petrecca, non ha rimpianto il biglietto pagato. Come soddisfatti anche i telespettatori che grazie a Cinquestelle, l’emittente impegnata a trasmettere tutti gli incontri della Coppa Italia di pugilato, hanno potuto seguire la prima assegnazione nei leggeri tra Pasquale Di Silvio (9+1-) e Simone Califano (6+).
Ha vinto il primo per il classico capello, sottile ma visibile, grazie ad una tattica più intelligente, sfruttando le proprie caratteristiche che sulla carta potevano sembrare un handicap, rivelandosi nel corso del match, quella vincente. Califano ha grandi potenzialità, la sue leve posseggono anche potenza, è più aitante ma gli è mancato quel sacro fuoco unito all’accortezza tattica, che invece ha permeato un Di Silvio concentrato e anche più smaliziato, nonostante il minor numero di incontri nei “pro”, ma una maggiore esperienza in maglietta.
Incontro sul filo dell’equilibrio, con alcuni round difficili da assegnare, per il grande equilibrio nello scambio. Nella prima parte Califano si era messo in bella evidenza, riuscendo a tenere a distanza il più basso rivale, comunque pericoloso in fase di reazione con veloci serie sopra e sotto. Dei due, il più mobile è Di Silvio, abile a schivare sempre più spesso gli affondi di Califano, che forse cominciava ad avere qualche dubbio sull’efficacia dei suoi attacchi. Sono decisivi gli ultimi sei minuti, dove il ragazzo seguito all’angolo da Buccioni e il maestro Franco Piatti accusa la fatica, forse più mentale che fisica, mentre Di Silvio appare galvanizzato e sempre più difficile da raggiungere. E’ anche abile a colpire e legare, mentre Califano si intestardisce in azioni di forza a scapito della velocità. Sfumature, per la verità e il verdetto a maggioranza specchia il grande equilibrio.
Una bella vittoria anche per gli organizzatori, ma pure il primo capitolo di una sfida che avrà sicuramente un seguito. Il coraggioso “Puma”, rom italiano, plasmato dal maestro Eugenio Aguzzi ha fatto suo il confronto con il “Chicco” del Tufello, ma lo sconfitto merita ampiamente la riprova. Che il pubblico si attende.
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