Da due settimane, una comunità Rom di sessanta persone ha occupato un capannone dimesso nella periferia romana, in via delle Cave di Pietralata. Provenienti dalla Romania e residenti in Italia da dieci anni, questi uomini, queste donne e i loro figli hanno cercato di dare una risposta all’esigenza di un’abitazione dignitosa: prima che in questo capannone abbandonato, vivevano a poche centinaia di metri, subito dopo la fermata della linea metropolitana B Quintiliani, in una zona che sembra essere rurale, ma in realtà si è vicinissimi alla stazione Tiburtina, e poi c’è subito San Lorenzo, l’università, il centro storico con i resti romani.
Questa comunità, dopo aver subito altri sgomberi in diverse zone della capitale, da circa due anni stava, in un campo abusivo, con le baracche costruite con i materiali di fortuna rimediati tra i rifiuti dell’abbondanza e del consumismo di Roma. Ma anche il campo di Quintiliani, come decine di altre soluzioni di fortuna in cui abitavano tante altre comunità e gruppi, nel 2007 avrebbe dovuto essere sgomberato. Poco prima di Natale, prima i vigili urbani [con modi gentili], poi i carabinieri [con modi molto meno gentili] hanno avvertito che il campo di Quintiliani sarebbe stato distrutto: le famiglie che lì avevano dimora avrebbero di conseguenza perduto tutto, innanzitutto il loro ricovero di fortuna.
La comunità non è rimasta ad aspettare: dopo aver contattato le associazioni locali e il Cantiere della sinistra del Municipio V, i Rom hanno cercato altre soluzioni che avrebbero loro permesso di continuare la vita il più possibile normalmente. Da questo incontro, è nata la richiesta di moratoria cittadina degli sgomberi almeno per il periodo di Natale, a cui ha dato risposta positiva il prefetto Carlo Mosca. Una vittoria politica non secondaria, dato che Roma ha avuto, per tutto lo scorso anno, praticamente uno sgombero a settimana, mettendo letteralmente sulla strada migliaia di persone che secondo il dimissionario sindaco Veltroni, costituivano degrado e abbandono per la città, soprattutto dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani, opportunisticamente utilizzato per giustificare la messa al bando di tanta gente.
La comunità Rom era comunque sotto pericolo di sgombero: in modo autonomo, chiedendo sostegno a persone e associazioni di cui si fidava, ha individuato un posto dove potevano trovare riparo. E’ nata così l’occupazione di un capannone a Pietralata, avvenuta la notte del 14 febbraio. Mentre si festeggiava San Valentino, trenta donne, uomini e bambini si sono silenziosamente introdotti in un grande piazzale, dove sorge il fabbricato abbandonato da anni. Quest’area, di proprietà pubblica, è interessata ai prossimi lavori dello Sdo [il Sistema direzionale orientale], che trasformeranno presto questa parte di Roma; dove ora c’è il capannone e il grande spiazzo, dovrebbe essere fatta un’area verde, sicuramente necessaria in questa zona sovraffollata della città. Un’occupazione temporanea, quindi, non risolutiva, ma che garantisce almeno un tetto a tutta la comunità, essendo stato distrutto nel frattempo il campo. di Cristina Formica, continua a leggere…
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