«Come lo Stato romeno ha l'obbligo di proteggere i cittadini italiani che vivono in Romania, lo stesso obbligo ha il governo italiano». Ne è convinto Adrian Cioroianu, ministro degli Esteri romeno, che, ricordando le polemiche seguite all'assassinio di Giovanna Reggiani da parte di un Cittadino rumeno alla fine di ottobre del 2007, ha sottolineato come «le dichiarazioni di allora del sindaco di Roma, Walter Veltroni, siano state interpretate come se i romeni fossero una minaccia per l'Italia». Riferendosi anche al decreto sicurezza varato dopo i fatti, il capo della diplomazia di Bucarest ha precisato di «non essere convinto che quello che intendeva dire Veltroni era questo, perché è un politico maturo».
Parlando con un gruppo di giornalisti italiani a Bucarest, il ministro ha fatto il punto sulla situazione sulla sicurezza a 5 mesi dall'omicidio di Giovanna Reggiani: in seguito alle numerose visite e incontri con il premier Romano Prodi, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema e con altri ministri italiani, ha detto Cioroianu, «abbiamo siglato accordi ad alto livello sulla cooperazione tra le nostre polizie. In particolare, in base all'accordo "Itaro", abbiamo commissari romeni in Italia, e questo consente di controllare in maniera più facile gli eventuali responsabili di atti criminali».
«Le tante baracche che sono spuntate a Roma in questi anni sarebbero impensabili a Bucarest» ha detto il ministro degli Esteri romeno. Dopo aver ricordato quanto la vicenda dell'omicidio Reggiani sia stata difficile da gestire per entrambi i governi, Cioroianu, a proposito dei clandestini in Italia, ha sottolineato: «Credo che lo Stato italiano abbia interpretato in modo sbagliato la permissività. Quelle baracche a Roma non le vedete in Romania. Se capitasse che una comunità rom si stabilisse in un parco di Bucarest con le tende, la polizia farebbe controlli immediati e sgombererebbe nel giro pochi giorni».
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