sabato 29 marzo 2008

Milano, il Comune continua a distruggere le famiglie rom

«Come ha detto il prefetto, che ha parlato di interventi graduali per liberare l'area, e in base a quanto previsto dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica convocato lo scorso 27 febbraio, chiediamo che gli alleggerimenti e i nuovi allontanamenti alla Bovisasca da parte delle forze dell'ordine avvengano in tempi certi e ravvicinati».
È quanto afferma in una nota il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. «Per lo sgombero totale - sottolinea - occorre trovare una soluzione per circa 500 persone, tra donne e bambini, che occupano l'area. E che non possono essere ospitate nelle strutture comunali dove c'è posto solo per 35. Lo chiede il Tribunale dei minori, che reputa necessario dare loro accoglienza senza che mamme e figli vengano separati. Rinnoviamo pertanto l'appello al prefetto Lombardi e al presidente Penati - prosegue De Corato - affinchè si prodighino per mettere a disposizione hangar militari o stabili del demanio statale o provinciale. Nel momento in cui verrà trovata la soluzione, ricerca che non deve gravare solo sulle spalle del Comune di Milano, gli allontanamenti devono scattare rapidamente, anche perchè Asl e Arpa hanno chiesto ripetutamente di intervenire dato che l'area è inquinata da arsenico. Ed è pertanto inutile la manovra in atto dei centri sociali che mi risulta stiano cercando di organizzare un resistenza con gli 800 rom».
«Per alleggerire ulteriormente la pressione dei rom romeni nei campi abusivi - fa notare De Corato - servirebbe uno scatto in avanti sul capitolo allontanamenti dei comunitari. La Polizia municipale continua a effettuare migliaia di identificazioni su tutto il territorio. E ha consegnato alla Prefettura una lista di 30 soggetti da rimpatriare: 6 solo qualche giorno fa, tra cui donne che si prostituivano, mendicanti che bivaccavano in diverse zone della città. Ma è chiaro che alle segnalazioni devono seguire rimpatri coatti. Altrimenti pestiamo solo acqua nel mortaio».

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