L’operazione di equa delocalizzazione delle famiglie Rom in questi giorni, viene ostacolata, ancora una volta, dal razzismo di un gruppo di cittadini reggini che reputandosi “superiori” ai Rom ritengono un loro “diritto” protestare per l’inserimento di una famiglia rom nel proprio condominio.
Difatti dei cittadini avendo appreso che il Comune, pochi giorni fa, ha acquistato un alloggio nel proprio condominio per assegnarlo ad una famiglia Rom del “208”, hanno scritto una lettera di protesta al Sindaco ed al Prefetto avviando in questo modo una energica opposizione a questa assegnazione.
Nella lettera questi cittadini portano come propria motivazione che l’assegnazione dell’alloggio ad una famiglia “nomade” sarebbe di “turbativa” per le persone anziane che abitano nel condominio, che i “nomadi” li avrebbero derubati più volte e che questa presenza causerebbe la svalutazione economica dell’immobile.
Addirittura queste persone come nel caso di un “diritto” da esigere sostengono di essere pronte allo sciopero della fame e a consegnare le schede elettorali nel caso in cui il Comune proceda all’assegnazione di questo alloggio alla famiglia rom.
È necessario, a nostro parere, che si faccia chiarezza sulla natura di azioni di questo genere che vengono poste in essere frequentemente ai danni della comunità Rom e di tutta la collettività.
Questa iniziativa non solo non è un “diritto” ma ,ai sensi degli articolo 2 e 3 del Decreto legislativo n. 215 del 9 luglio 2003 (con il quale l’Italia ha recepito la direttiva comunitaria 2000/43/CE del Consiglio , del 29 giugno 2000 sulla parità di trattamento fra le persone indipendentemente dall’origine etnica ) questo è un atto di discriminazione diretta che riguarda l’accesso all’alloggio e che pregiudica il diritto dei Rom ad una parità di trattamento in questo settore. Secondo il decreto legislativo contro questo atto discriminatorio è possibile agire in giudizio al fine di tutelare il diritto che è stato leso.
Questo quadro legislativo in materia di discriminazione che ha origine dalla comunità europea è stato determinato dalle gravi conseguenze sociali che vengono generati dagli atti di razzismo e quindi dalla consapevolezza raggiunta a livello europeo che per favorire lo sviluppo della società è necessario contrastare il razzismo.
Difatti il fenomeno della discriminazione nel settore dell’alloggio posto in essere verso i Rom, verso altre etnie e verso le famiglie povere ha causato nella nostra città (come pure in altre città) la nascita dei ghetti urbani di Archi Cep, del “208”, di Ciccarello e di Arghillà.
Queste “strutture” sociali che costituiscono il serbatoi dei “poveri” e degli “indesiderati” con i quali si separa questa parte dei cittadini dalle classi sociali ritenute “superiori”, nei fatti hanno costituito e costituiscono ancora un grave danno per la città perché hanno escluso dallo sviluppo sociale una parte dei cittadini e hanno generato fenomeni di degrado e di devianza.
Nel caso dei cittadini Rom, la tendenza alla loro segregazione è molto chiara visto che mentre si continua a dichiarare che non si vogliono inserire nella società, in realtà è una parte dei cittadini che li discrimina in diversi modi e soprattutto, come in questo caso, fa di tutto per evitare la convivenza con loro.
Il veicolare il messaggio che la convivenza con le famiglie Rom nello stesso condominio comporta dei fastidi risponde alle falsità di cui si autoalimenta il razzismo. In realtà le famiglie rom che vivono in dislocazione nei condomini in diversi quartieri della nostra città hanno istaurato un rapporto del tutto normale con i vicini di casa e questi non hanno mai dichiarato alcun disagio causato da questa convivenza. In questi condomini si sono sviluppati dei buoni rapporti tra cittadini rom e non-rom , si è realizzato un reciproco arricchimento delle due parti e inoltre è stato avviato concretamente il superamento dei pregiudizi.
L’invito che l’Opera Nomadi rivolge a questi cittadini che hanno avviato la protesta è di abbandonare queste posizioni discriminatorie e di accogliere la famiglia rom, in quanto questa convivenza non solo non arrecherà loro alcun danno ma sarà motivo di sicuro arricchimento sociale per tutti i condomini. L’equa dislocazione delle famiglie Rom rappresenta un prototipo di comunità che permette di sviluppare quel potenziale di socialità tra i cittadini di ogni ceto sociale e di ogni etnia che è il vero motore per il miglioramento di una comunità. di Antonio Giacomo Marino, Presidente dell’Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Reggio Calabria
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