Egregio Presidente, la nostra è una piccola associazione che offre il proprio supporto, anche attraverso le metodologie della mediazione culturale, a circa cinquemila famiglie sinte e rom (circa venticinquemila persone) nel Nord e nel Centro Italia. Abbiamo l’obiettivo di agevolare le relazioni tra gli individui, le società e le culture per la realizzazione di una cultura della conoscenza, del dialogo e della comprensione, fondata sull'acquisizione responsabile di diritti reciproci.
Le scriviamo perché la gravità di ciò che sta succedendo in queste ore non può esimerci dal chiedere un Suo intervento diretto. Siamo rimasti esterrefatti dalle dichiarazioni rilasciate in questi giorni dal sostituto procuratore di Mondovì (CN), Ezio Domenico Basso. Il dottor Ezio Domenico Basso ha dichiarato: “I nomadi stanno al Nord come la mafia al Sud”. Siamo altresì molto preoccupati da come alcuni organi di stampa (Cuneo Cronaca e Il Giornale) stanno utilizzando queste affermazioni.
Il nostro stupore e la nostra indignazione è data dal fatto che in Italia mai un magistrato aveva etnicizzato i comportamenti di singoli Cittadini italiani. Il dottor Ezio Domenico Basso, nelle sue affermazioni, non circoscrive le responsabilità a chi è stato condannato, secondo l’ordinamento vigente, ma estende un reato, l’associazione a delinquere, a tutti i Cittadini italiani e a tutti i Cittadini immigrati che sono riconosciuti come “nomadi” o “zingari”.
Crediamo che le affermazioni del dottor Ezio Domenico Basso siano una forma di istigazione all’odio etnico/razziale che possano alimentare azioni violente, con motivazioni razziali, contro i Sinti e Rom italiani ed immigrati.
La questione sinta e rom è chiaramente una questione molto difficile e complessa ma dai fatti di Opera (MI) del dicembre 2006 nel nostro Paese si è aperta una “caccia alle streghe” che ha si radici profonde ma che mai si era esplicitata in maniera così violenta.
Tutti gli organismi internazionali hanno rilevato che i Sinti e i Rom in Italia sono discriminati per motivi etnici/razziali. Ultimo, in ordine di tempo, il Comitato dell’ONU per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale (U.N. Commitee on the Elimination of all forms of Racial Discrimination, CERD) che ha espresso una grande preoccupazione sui molti casi di discorsi pieni di odio razziale rivolti contro i Rom e Sinti da parte di politici e sul ruolo dei mass media nello spargere tali messaggi contro queste popolazioni. Il Comitato ONU ha anche sottolineato la sua preoccupazione per: la segregazione continua dei Rom e dei Sinti in “campi nomadi”; le ordinanze discriminanti e i segnali stradali che restringono la libertà di movimento dei Rom e dei Sinti in Italia; i rapporti che riferiscono maltrattamenti verso i Rom, in particolare verso i Rom di origine rumena, eseguiti da agenti delle forze di polizia durante i raid nei campi.
Infine il Comitato ha dato particolare rilievo al fatto che il Governo Italiano non ha riconosciuto i Rom ed i Sinti come minoranza e che non ha adottato una politica nazionale capace di migliorare la situazione di queste comunità in Italia.
Sembrerà strano, Signor Presidente, ma mentre tutti gli organismi internazionali rilevano l’esistenza di forme di discriminazione etnica/razziale o di istigazione all’odio razziale contro le minoranze sinte e rom mai nessuno in Italia è stato condannato in maniera definitiva per discriminazione etnica/razziale o per istigazione all’odio etnico/razziale contro un’appartenente alle minoranze sinte o rom. E La preghiamo di considerare che la legge 13 ottobre 1975, n. 654 è in vigore da trentatre anni.
Per farle capire Le sottoponiamo, uno dei tanti casi di discriminazione etnica/razziale su cui lavoriamo ogni giorno. L’attuale Sindaco di Piovene Rocchette (VI) ha emesso un’ordinanza di “divieto di sosta ai nomadi”, con relativi cartelli stradali, per impedire a due anziane sinte italiane (consideri che la vita media non supera i sessant’anni) di risiedere nel terreno di loro proprietà, acquistato alcuni anni fa con i soldi ricevuti dall’assicurazione per la morte del fratello in un incidente stradale. Vogliamo anche sottolineare che le due anziane sinte sono parte di una famiglia che la Prefettura di Valdagno ha inviato allo sterminio in Germania durante il fascismo.
La prassi dell’ordinanze di “divieto di sosta ai nomadi” è abbastanza consolidata nel Nord Italia e non solo. Tant’è che il Ministero dell’Interno era già intervenuto, senza molto successo, con un’apposita circolare già nel 1973 e successivamente nel 1985. L’ordinanza sindacale a Piovene Rocchette vieta la sosta a chi è riconosciuto “nomade” sia negli spazi pubblici che negli spazi privati e con ogni mezzo, pena è il sequestro del mezzo e una multa di cinquecento euro. Quindi se noi, riconosciuti come “nomadi”, parcheggiamo la nostra auto nel parcheggio di un supermercato a Piovene Rocchette, all’uscita, dopo aver fatto la spesa, ci ritroveremmo con l’auto sequestrata e una multa da pagare.
Dopo un anno e mezzo in cui abbiamo cercato di far capire al Sindaco l’incostituzionalità dell’ordinanza, ci siamo visti costretti a presentare una denuncia per discriminazione etnica/razziale alla Procura della Repubblica di Vicenza. Oggi a più di un anno da quando abbiamo depositato la denuncia tutto è fermo e i cartelli rimangono, la Procura non sembra intenzionata a procedere e le due signore anziane sono continuamente cacciate da ogni Comune dell’Alto Vicentino.
Inoltre, siamo indignati, signor Presidente, di ciò che è accaduto nei giorni scorsi a Napoli e in tante altre Città italiane.
Per queste ragioni non possiamo quindi esimerci dal chiedere un Suo intervento diretto perché passare dalla repressione dei crimini commessi da alcuni Rom e Sinti alla criminalizzazione delle intere minoranze sinte e rom purtroppo è oggi una realtà. Inoltre, è chiaro che l’Articolo 3 della nostra Costituzione e tutta la legislazione contro le discriminazioni etniche/razziali sono totalmente inapplicati. In ultimo, Le ricordiamo che l’attuale situazione di criminalizzazione delle minoranze sinte e rom, pur facendo parte da decenni nel senso comune, era stata prodotta dallo Stato italiano solo durante il periodo fascista ed ha portato all’internamento e allo sterminio di tantissimi Sinti e Rom.
In fede Carlo Berini e Yuri Del Bar, Associazione Sucar Drom
Nessun commento:
Posta un commento