sabato 3 maggio 2008

Lucca, le famiglie rom raccontano il maxicontrollo

Secondo quanto riportato dalle forze dell’ordine, che hanno operato il maxi controllo al campo di via delle Tagliate, l’operazione non è stata accolta con ostilità, complice forse l’invito a bere un caffè da parte di una famiglia. La nostra redazione ha raccolto lo stato d’animo dei residenti alcuni giorni dopo.
La motivazione ufficiale è quella di andare a trovare una famiglia, amica di amici, che abita nella parte rumena del campo, attrezzato e gestito dal comune di Lucca, in via delle Tagliate. In realtà, a pochi giorni dal maxi controllo, l’intento è quello di capire come hanno reagito i residenti. «Di controlli al campo ne fanno tanti, siamo abituati, ma questo è stato diverso c’era persino l’elicottero. C’erano anche dei fotografi poi più tardi anche dei cameraman con la cinepresa ma sono rimasti fuori», racconta il capofamiglia, sposato con due figli.
Seduti sotto la veranda tra due delle loro tre roulotte, si avvicina gente di passaggio per salutare, probabilmente attratta da una faccia nuova. Mentre si prepara del caffè nel camper dove è collocata la cucina, chiediamo che cosa cercavano le forze dell’ordine.
«Droga», spiega il nostro interlocutore. «Droga e armi» aggiunge un nuovo arrivato. «Ma non hanno trovato nulla, però hanno preso molte bici». Cerchiamo di capire meglio, nel blitz sono state trovate cinquantasette bici senza proprietario, ora in custodia all’ufficio oggetti smarriti del Comune di Lucca. «Uno del campo aveva ventidue bici, saranno rubate come si fa ad avere così tante bici?», afferma un giovane sulla trentina.

Alcune erano abbandonate, di altre è stato chiesto lo scontrino per dimostrarne la proprietà. «Noi teniamo gli scontrini delle nostre cose, ma se le bici ce le regalano come si dimostra?», chiede il capo famiglia. Ci spiegano che la richiesta di scontrini, fatture, certificati di proprietà è per capire, nei controlli da parte delle forze dell’ordine, che non si è in possesso di oggetti proventi di furto.
«Ora tanti che devono andare a lavoro o a scuola sono senza bici, qualcuna sarà stata rubata ma altre le prendiamo, tramite un'associazione di volontariato, alla stazione ecologica di Mugnano». Lasciamo da parte l’episodio delle bici per un attimo e chiediamo delle auto abbandonate. «Era da tempo che erano lì ci avevano detto che le avrebbero portate via» è un po’ la risposta comune. E sulle batterie esauste (ne sono state portate via sessantatre, più un residente è stato denunciato per abbandono di rifiuti tossici), ci dicono che «Servivano per tenere fermi i teloni, dite che il liquido dentro è tossico? Io non lo so, non ce lo ha detto nessuno».
Sull’argomento clandestinità e abusivismo (due famiglie non erano state segnalate al comune, cinque si erano allacciate all’energia elettrica con cavi di fortuna), c’è invece più riserbo. Un signore di mezza età risponde virando l’argomento: «La mia famiglia aspetta la casa dal comune di Lucca dal 2001. E così molti, per questo abbiamo pazienza per i controlli. Le forze dell’ordine, che rispettiamo nel loro lavoro, stavolta non hanno trovato molto, prima o poi capiranno che in tanti siamo a posto. Di solito, invece, quando si parla o si cerca lavoro se dici che abiti al campo, c’è da subito preoccupazione e paura nella gente».
Forse prevale, nell’immaginario comune, la parte illegale: cinque telai di ciclomotori rubati sono stati rinvenuti, una persona è stata denunciata per ricettazione di un motorino. Ma come è andato il blitz? I Carabinieri hanno bussato, chiesto i documenti. A qualcuno, dicono, hanno dato solo un’occhiata in casa, ad altri hanno alzato i materassi, qualcuno è stato perquisito (le forze dell’ordine avevano disposto donne militari per le perquisizioni femminili e dei bambini). Infine, chiediamo se hanno visto in tv o sui giornali del blitz. Molti lo hanno visto su un’emittente locale, altri hanno letto i quotidiani.
«Un giornalista ha scritto che ai carabinieri ha aperto un uomo nudo. Io, se mi bussano alle sei di mattina, vengo trovato in mutande perché dormo così. E allora?». Per capire un po’ meglio la questione delle bici, ci facciamo accompagnare per un breve giro nel campo fino al poggio del parco fluviale, dove scattiamo una foto a un cippo datato 1945. Nel mezzo a un gruppo di bambini, tra gli otto e i quindici anni, c’è un volontario dei servizi sociali del comune.
Al termine del giro, secondo una stima fatta raccogliendo a voce racconti e impressioni, sono trentatré le persone, tredici ragazzi e venti adulti, che affermano di essere rimasti senza bicicletta. Per approfondire il meccanismo del controllo della proprietà delle bici, chiediamo dettagli al comandante della Compagnia dei Carabinieri di cortile degli Svizzeri, capitano Tiziano Marchi: «I controlli, come già detto in conferenza stampa, non sono stati invasivi e sono stati accolti senza ostilità da parte dei residenti. Per quanto riguarda la verifica della provenienza degli oggetti da noi controllati, c’è stata la massima disponibilità da parte di molti a esibire scontrini o altri riscontri del regolare acquisto. Per quanto riguarda le bici, abbiamo infatti registrato negli ultimi tempi all’incirca un centinaio di denunce di furto. Non vogliamo certo generalizzare ma, soprattutto in passato - oggi è un fenomeno come si è visto nell’ultimo controllo in calo – è noto il rinvenimento da parte delle forze dell’ordine di oggetti rubati proprio all’interno del campo».
Chiediamo come i militari si siano comportati nel caso in cui, senza scontrino o altro riscontro, si sono sentiti rispondere che la bici era un regalo. «Abbiamo avuto alcuni di questi casi. Anche qui abbiamo agito certamente non in modo invasivo, chiedendo maggiori dettagli. A chi era in possesso di un recapito del donatore, dopo una telefonata chiarificatrice a quest’ultimo, è stato lasciato il mezzo. Alcune persone non hanno saputo fornire maggiori dettagli o si sono contraddette. In questi casi, abbiamo ritenuto di dichiarare l’oggetto come ‘smarrito’. Come la maggior parte dei cittadini forse sa, il fatto per esempio di trovare un oggetto per strada, in un campo o anche persino accanto a un cassonetto dei rifiuti e portarselo a casa, non significa entrarne in possesso, bensì appropriarsi indebitamente di un bene smarrito. Compito delle forze dell’ordine è in questo caso consegnare l’oggetto all’ufficio preposto in attesa dell’eventuale richiesta del proprietario. Durante il controllo, abbiamo seguito questa prassi anche nel caso di alcune bici assemblate, poiché non è stato possibile verificare le regolare provenienza di ogni pezzo». di Manuela Mattei

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