giovedì 22 maggio 2008

Migrantes: non criminalizzate i Rom

I direttori degli Uffici Migrantes delle quindici diocesi del NordEst, riuniti insieme al Vescovo delegato dalla conferenza episcopale del Triveneto, Monsignor Luigi Bressan, hanno condiviso alcune riflessioni sulla situazione che si sta vivendo in Italia nei confronti di persone di cultura sinti e rom, come sui progetti di legge circa la sicurezza che il Governo sta approntando.
“Pur condividendo le esigenze di sicurezza e di tutela da parte della gente - si legge in una nota - si ritiene che un'azione indiscriminata nei confronti dei sinti e dei rom, a prescindere dalla loro nazionalità, presentandoli tutti come persone dedite alla criminalità - prosegue il comunicato - sia una sfasatura della realtà oggettiva. Se, ad esempio, nella loro tradizione culturale il contesto abitativo è 'il campo', ciò non si coniuga inevitabilmente con azioni che li porta ad essere fuori dalla legge. Se restiamo convinti che vanno perseguiti i trasgressori della legge, siamo altrettanto convinti che chi vive dentro la legalità dev'essere tutelato e rispettato sia come persona che come cittadino”.

In secondo luogo, recita la nota della diocesi triveneta, “i progetti legislativi riguardanti la sicurezza non possono vedere solo negli immigrati irregolari e clandestini la causa prima della situazione di criminalità e microcriminalità diffusa. Da una parte - continua il documento - sappiamo che molte persone anziane nel nostro Paese sono assistite da donne straniere irregolari o clandestine che comunque svolgono un servizio importante, e molte volte indispensabile, con umanità e responsabilità. Dall'altra in più occasioni gli imprenditori hanno fatto pressione per quote più consistenti di lavoratori stranieri per poter garantire la prosecuzione delle attività imprenditoriali. Si suggerisce di affrontare l'aspetto migratorio in modo realistico, con metodi fattibili, fuori da ogni proclama che possa alimentare scontri tra culture, nel rispetto della dignità di ogni persona”.
“Non si può dimenticare che molte volte il loro esodo - spiega la nota Migrantes - è legato alla situazione socio-politica, a situazioni drammatiche di insicurezza e guerra, alle condizioni economiche.Una cultura di convivenza e di legalità si costruisce attraverso un confronto leale e sincero, il proporre modelli effettivi di legalità anche tra gli italiani, un perseguire con ogni forma di criminalità organizzata che utilizza gli immigrati.Ai media - ribadisce il documento - si riconosce particolare responsabilità nella creazione di un clima adatto di comprensione e di rispetto nell'informazione anche per ciò che riguarda i fenomeni religiosi”.
“Si auspica che le comunità cristiane delle nostre Chiese del NordEst - conclude la nota dei direttori diocesani Migrantes NordEst - sappiano cogliere nell'unica paternità di Dio il senso dell'unità della famiglia umana, sapendo accogliere ogni persona come portatrice del volto di Dio fatto uomo e, nei fratelli nella fede, soggetti effettivi della comunità dei credenti e sappiano contribuire a costruire, pur nella fatica, una convivenza pacifica”.

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