mercoledì 7 maggio 2008

Roma, il 70% delle donne Rom non ha cure sanitarie

Save the Children ha presentato questa mattina i risultati dell’indagine “Studio sulla salute materno infantile nelle comunità Rom. Il caso di Roma”.
Emerge che circa il 70% delle donne Rom non ha accesso alle cure sanitarie. Le motivazioni sono diverse: mancanza di informazione, cattiva percezione delle modalità di accesso, status legale.
Nel periodo in cui è stata condotta l’indagine, la legge non permetteva alle donne neocomunitarie – dunque anche molte donne rom - di vedere riconosciuto il diritto alle prestazioni sanitarie indifferibili e d’urgenza, diritto riconosciuto agli stranieri senza permesso di soggiorno e senza lavoro. Soltanto recentemente una circolare ministeriale recepita dalla Regione Lazio, Piemonte, Marche e Campania ha corretto il problema.
Laura Lagi, Operatrice dell’area diritto alla sviluppo di Save the Children Italia, spiega che il diritto alla salute viene assicurato anche attraverso una corretta informazione sul servizio sanitario, sulle cure e puntando sulla prevenzione.

Proprio il basso livello di prevenzione è ciò che emerge dall’analisi: 2 donne su 3 non si sottopongono annualmente a visite ginecologiche, il 18% non ha eseguito nessun controllo in gravidanza, solo il 27% ricorre al consultorio e appena il 20% utilizza metodi contraccettivi. Poco più del 50% del campione ha detto di aver portato il proprio figlio dal medico nei primi anni di vita.
Il contesto sociale e culturale nel quale vivono le donne Rom contattate da Save The Children, risulta generalmente molto disagiato: 3 donne su 4 dichiarano di aver vissuto per diversi anni in condizioni difficili all′interno di insediamenti abusivi, mentre oggi vivono in campi attrezzati ai margini della città, in container, in bungalow o stanze in muratura. Il 21% delle intervistate non ha l′acqua potabile in casa, mentre il 34% condivide il proprio spazio abitativo con più di 7 persone.
Il livello di scolarizzazione riscontrato è al di sotto della media: il 14% delle intervistate risulta analfabeta e circa il 55% ha studiato al massimo per 5 anni, mentre molto scarso è anche l′accesso al mercato del lavoro: solo 17 donne dichiarano di lavorare mentre la maggior parte di esse dichiara di essere dipendente economicamente dal marito.

1 commento:

Anonimo ha detto...

C'è da chiedersi come mai le varie associazioni, oltre a non risolvere negli anni i problemi primari, non riescano neppure a dare l'informazione minima per l'uso della sanità pubblica aperta, come ben detto, persino ai clandestini, e non solo per le cure urgenti.