giovedì 26 giugno 2008

Impronte digitali, scoppia la polemica

Si fanno sempre più consistenti le polemiche sulla scelta del Viminale di operare una schedatura, tramite la raccolta delle impronte digitali, della popolazione infantile rom.
Sostenitore della linea dura del ministero degli Interni anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, e come potrebbe essere diversamente vista la cavalcata dell'onda xenofoba che l'amministrazione capitolina sta portando a compimento. Ma in politica la forma vuole la sua parte, e il neosindaco romano si risolve a definire quella di Maroni non come una schedatura, bensì come una proposta volta a proteggere i minori “nomadi” utilizzati per l'accattonaggio.
Una misura "sacrosanta" per la consigliera regionale leghista del Veneto, Mara Bazzotto, per la quale, grazie a questi provvedimenti "avremo finalmente la fortuna di non vedere più ‘zingare bambine' arrestate 82 volte per altrettanti furti, come è successo in passato a Bassano del Grappa".
Non è dello stesso parere il presidente dell'Unicef Italia, Vincenzo Spadafora. Ma il ministro Maroni non demorde e oggi indirizza una domanda retorica al Fondo delle Nazioni unite per l'Infanzia “Tutti coloro che hanno protestato, dall'Unicef in giù, dicano se sono d'accordo nel consentire che oggi in Italia, nei campi nomadi, i minori convivano con i topi. Sono questi i diritti dell'infanzia?”. La risposta di Spadafora non si fa attendere. Il presidente ribadisce che “considera inaccettabili le condizioni di vita attuali di molti dei bambini rom in Italia” e che, come il ministro sa bene “da tempo siamo impegnati in Italia e in altri paesi europei a fianco di progetti concreti di aiuto e sostegno sia ai bambini rom sia ai bambini di altre comunità vulnerabili. Ma ribadiamo con forza che non si può, per 'proteggere' i bambini, violare i loro diritti fondamentali. Non dobbiamo criminalizzare le vittime. Dobbiamo invece, come lo stesso ministro ha sottolineato, colpire chi abusa e sfrutta i bambini”. E spera che il governo tratti “la questione della sicurezza senza trascurare i diritti dei minori, tra cui quelli di essere tutelati e non discriminati” richiamandosi alla Convenzione dei diritti dei minori ratificata dall'Italia nel 1991.

Dall'opposizione il coro di no cresce. La prima reazione è stata quella ieri di Rosy Bindi, deputata del Partito Democratico e vicepresidente della Camera che ha evidenziato come, malgrado il ministro lo neghi, si tratti di una vera e propria “schedatura etnica, francamente inaccettabile” che tratta i bambini come se fossero dei “criminali incalliti”, a cui fa eco oggi l'ex ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, che parla di “una proposta barbara, inaccettabile per un Paese civile” che ha paragonato alle leggi razziali di mussoliniana memoria. “Mi metterò in fila anch'io, per farmi schedare e spero che faranno lo stesso tanti altri cittadini italiani” ha concluso.
Mentre Marco Minniti, deputato del Pd, enfatizza l'aspetto dell'integrazione “se si vuole affrontare veramente, con un equilibrato rapporto fra diritti e doveri, il tema della tutela dei bambini, bisogna partire dall'obbligo per i genitori di mandare i figli a scuola” solo così si può garantire una “effettiva tutela e un impegno per l'integrazione, ed evitare che a questi bambini venga rubata l'infanzia”.
Ma la bocciatura per Maroni arriva anche dall'ex presidente dell'Unione delle Comunità israelitiche, Amos Luzzatto, a cui fa seguito quella di Don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele, che esprime un punto di vista originale “L'identificazione attraverso le impronte digitali di un bambino non è di per sé uno strumento negativo. Anzi, può essere utile al bambino stesso per la sua tutela quando viene venduto, prestato, sfruttato. Questo però vale per tutti i bambini, italiani o zingari che siano. Quello che e' inammissibile è sospettare e condannare a priori un popolo”.
Particolare anche la posizione del procuratore dei minori di Ancona, Ugo Pastore, che ritiene che la certezza dell'identità del minore e dei suoi rapporti con i genitori siano una forma di tutela per il bambino stesso, quindi sì ad un documento di identità o anche alle impronte digitali per tutti i cittadini, maggiorenni e non, e sempre per la certezza della identità, però “qualsiasi misura che riguardi esclusivamente una categoria di persone, su base etnica, sessuale e religiosa, è inaccettabile e presenta profili di incostituzionalità”.
Mentre per quanto riguarda la punibilità per coloro che costringono i figli ad accattonare, Pastore ricorda che esiste già una sanzione, ma da applicare solo quando l'accattonaggio non corrisponde ad una reale necessità familiare di sopravvivenza della famiglia. In caso contrario, lo Stato ha il dovere di protezione sociale e affiancamento della famiglia , come prevedono i trattati internazionali che l'Italia ha sottoscritto.
Dal Consiglio europeo per le attività e i diritti dei rom, il coordinatore Henry Scicluna si dichiara contrario al provvedimento, pur considerando una buona cosa “fare un censimento per sapere quanti bambini vivono nelle città d'Italia”, perché la cosa inaccettabile è che si debbano prendere le impronte digitali, una misura che non si riscontra “in nessun Paese dell'Unione europea”. “Tutte le comunità rom che vivono in Europa devono unirsi e collaborare con le istituzioni”, ha concluso Scicluna.
La delegazione del Prc al Parlamento Europeo, attraverso Giusto Catania, Roberto Musacchio, Vittorio Agnoletto, Luisa Morgantini e Vincenzo Aita ha presentato oggi una interrogazione alla Commissione Europea, nella quale chiede se la misura di Maroni non sia una discriminatoria secondo il diritto comunitario, contraria alle norme del Trattato e della Carta dei diritti fondamentali.
Tra l'altro, si sottolinea nell'interrogazione, “la maggior parte della popolazione nomade ha la nazionalità italiana, mentre altri hanno cittadinanza comunitaria” e dunque si chiede se in questo caso non venga violata il principio di non discriminazione “perché basata su un criterio di appartenenza ad una comunità etnica”.
“I diritti universali dell'infanzia sono il prerequisito di qualunque legislazione democratica” afferma il Coordinamento Genitori Democratici che vede nella proposta del ministro Maroni “una schedatura” che in quanto tale opera “un criterio selettivo su un delicatissimo nodo che rischia di compromettere il futuro dei minori e qualsiasi prospettiva di integrazione ed acquisizione dei diritti”.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ci vedo nulla di male nel rilevamento delle impronte digitali. Tutti quelli che hanno fatto la visita di leva gli sono stati rilevati le impronte digitali!! Qui si tratta di cercare di tutelare dei bambini vittime di padri padroni, che li schiavizzano e li costringono all'accattonaggio o a compiere furti

u velto ha detto...

ciao Anonimo, alla visita di leva non ti schedavano etnicamente.
Inoltre, non capiamo come si possano "difendere" i bambini con il rilievo delle impronte digitali.
Secondo noi sarebbe meglio potenziare:
- i servizi di mediazione culturale per seguire ogni famiglia, in collaborazione con gli Enti locali e le Istituzioni;
- i servizi alle famiglie rom, come l'accesso all'asilo nido e alla scuola materna.
la scelta dei rilievi biometrici è demagogica, criminalizzante e discriminante.

Anonimo ha detto...

mi pare una misura sacrosanta, volta inoltre a garantire la sicurezza per i rom. Io aggiungerei anche una sorta di riconoscimento esteriore per i rom, per esempio portare una fascia al braccio o un simbolo sulla schiena o cose di questo tipo.

del resto tutti siamo schedati e non ce ne vergognamo, non vedo nulla di discriminante in ciò.
Anzi secondo me è una tutela in più anche contro il pericolo comunista che potrebbe riportare la dittatura rossa in Italia.

Anonimo ha detto...

Direi che le trollate come questa sopra possono essere tranquillamente ignorate. Non vale la pena rispondere e dare corda ai provocatori. I quali si riconoscono subito, anche senza segni sulla schiena.

Magar

Anonimo ha detto...

ma quale trollate d'egitto. Berlusconi fa le cose giuste, lui è giusto, lui è la giustizia.

quello che proviene dal governo è una brezza fresca, una ventata di civiltà.
io vedo nella schedatura dei rom una grande civiltà.