mercoledì 11 giugno 2008

Lettera aperta a Santino Spinelli

Carissimo Santino, leggo la tue affermazioni pubblicate dal quotidiano la Nuova Venezia (per leggere clicca sull’immagine): “il Rom Spinelli è contrario al villaggio, anche se fosse d’oro sarebbe un ghetto”. Il tuo intervento mi pare che evidenzi una scarsa conoscenza sulla reale situazione delle quaranta famiglie di via Vallenari. Da quaranta anni i Sinti veneziani vivono su un terreno in condizioni igieniche sanitarie inaccettabili. E chiedono una soluzione alla loro situazione abitativa.
I Sinti, in questi anni, hanno partecipato alla costruzione del progetto abitativo che sta suscitando tante polemiche. I Sinti veneziani sono essere umani dotati di coscienza e non burattini auto convinti. Essi possono autorappresentarsi e decidere per se stessi. I Sinti veneziani sono protagonisti pensanti del proprio futuro e non necessitano di un portavoce non riconosciuto!
I Sinti sono consapevoli che i “campi nomadi” sono luoghi di segregazione e di esclusione sociale ma in via Vallenari, queste persone, stanno aspettando da undici anni di poter lavare in una doccia normale i loro figli. Mettersi contro il progetto abitativo attuale significa andare contro i Sinti e la loro volontà!

Il sogno di ogni Sinto, realizzato da molti nel Nord e nel Centro Italia, è quello di poter acquistare un piccolo appezzamento di terra dove poter vivere con la propria famiglia allargata ma è evidente che ai sogni bisogna “mettere le gambe” e questo non si fa in un momento. Ne sono ben consapevoli le stesse famiglie sinte veneziane come hanno dichiarato in diverse occasioni.
Santino, tu sei Rom e dovresti sapere quanti sono stati i sacrifici fatti da tantissime famiglie sinte per uscire dalla logica ghettizzante dei “campi nomadi”. La maggior parte di noi Sinti in questi anni ha comprato con i propri sacrifici terreni privati nei quali potersi insediare con le proprie famiglie.
Oggi ci sono sempre più Sinti disperati e minacciati quotidianamente dai comuni con ordinanze di sgombero ed espropri di terreni, sostenere la soluzione abitativa dell’inserimento in alloggi popolari, tesi da te sostenuta nel intervista, vorrebbe dire distruggere il sogno di ogni Sinto. Le tue dichiarazioni vanno contro la volontà di molti Sinti e non fanno altro che aggravare la già drammatica situazione.
Ti parlo da Sinto. Io vivo come un soggetto attivo all’interno della società, sono Consigliere Comunale da tre anni, vivo in un mio terreno privato con mia moglie e i mie figli, ho una ottima relazione sociale con i mie vicini. Santino sono arrivato a tutto ciò con molto sacrificio e tanto impegno e oggi posso dire di avere realizzato il mio sogno che è quello di tanti, tanti Sinti in Italia.
Quindi caro Santino prima di rilasciare dichiarazioni generalizzanti dovresti confrontarti e considerare la volontà i desideri dei Sinti, perché le dichiarazioni che rilasci: “i Sinti vanno iscritti nelle liste per l’assegnazione delle case… Falso che non possono vivere in appartamenti, pura autoconvinzione dei Rom: possono viverci benissimo senza perdere la loro cultura, altrimenti si ghettizzano” possono essere molto pericolose perché alimentano le convinzioni dei Sindaci che la soluzione dell’appartamento sia l’unica valida e possibile.
Se le tue dichiarazioni venissero prese in considerazione dal Sindaco di Mantova che fine faranno i miei sacrifici? E i sacrifici di migliaia di famiglie sinte ma anche Rom che sono riuscite ad esaudire il proprio sogno?
Cosa aspirano le famiglie sinte oggi in Italia?
La risposta a questa domanda non potrà mai venire dalle generalizzazioni di un singolo individuo, ma potrà realizzarsi solo con la partecipazione dei diretti interessati, quindi prima di farti invitare da Cacciari dovresti attendere l’invito dei Sinti al fine di condividere con loro desideri e aspirazioni.
Cordialmente, Yuri Del Bar (Sinto italiano e Consigliere Comunale a Mantova)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

io credo che fondamentalmente ci sia una forte ingoranza per quello che riguarda Rom e Sinti.

Domenica alla manifestazione ho fatto due chiecchiere con un Rom adulto che ci ha detto:

Noi non facciamo questo per noi ma per i nostri figli, per evitare che si pensi male di loro, affinchè non debbano vivere nel terrore di essere maltrattati.

E’ importante che questo messaggio passi prima di tutto fra di voi (inteso noi ragazzi), noi lo sappiamo che ai politici non gliene può fregar di meno di noi… a noi interessa il vostro pensiero nei nostri confronti. Ci basta quello!

Ho riprese questa frase da un articolo scritto da un mio amico blogger (http://roma.blogolandia.it/2008/06/08/i-rom-ani/)

Ciao

Anonimo ha detto...

Carissimi, dal momento le avete pubblicato la lettera, che sia pubblicata anche la risposta di Santino Spinelli

Caro Yuri, mi hanno fatto delle domande a cui ho risposto in quanto Rom e in quanto Presidente dell’Associazione Them Romanò associazione di Rom e Sinti. I campi nomadi voluti dai vostri cari amici che oggi cercano di rifarsi una verginità e che in realtà hanno mire personali sono il principale ostacolo all’integrazione e al rispetto dei nostri figli compresi i miei per cui ho dato il mio parere legittimato dalle persone che in me hanno riposto la propria fiducia. I ghetti sono ghetti e vanno evitati. Anche i campi nomadi dovevano essere soluzioni “buone”. Occorre evitare oggi quello che diventerà domani il nuovo campo nomadi. Anche se sono gli stessi Sinti a crederlo di volerlo. Occorre creare insediamenti abitativi che favoriscano, lo scambio, la crescita e l’accesso ai servizi e non bastano che siano luoghi un po’ più puliti di quelli precedenti. Se il Sindaco mi interpella risponderò all’invito in quanto interlocutore e gli dirò le stesse cose. E’ inutile il gioco di delegittimazione voluta da persone che non hanno credibilità né idee. Che piaccia o no andrò avanti nelle mie convinzioni perché ritengo che il bene di tutti sia più importante delle singole persone e degli interessi dei manipolatori travestiti da rappresentanti. Proprio perché ho a cuore i Rom e i Sinti disinteressatamente che ti dico fraternamente queste cose. Io non vivo di progetti sui rom e sinti, faccio ben altro per vivere. Io non mi sono mai venduto alle associazioni dei Gagè e non mi devo rifare una verginità come altri. Ho una credibilità da spendere a favore dei nostri fratelli e lo faccio gratuitamente cercando di migliorare la situazione e la dignità di tutti. E’ giusto e ovvio che all’incontro ci siano anche gli stessi interessati che non devono cadere però nell’errore di farsi segregare e discriminare ancora attratti dal miraggio di un miglioramento momentaneo per favorire l’interesse di qualcuno.
Con affetto Santino

Wop ha detto...

Sinceramente… la situazione è talmente grave, le ingiustizie così profonde e consolidate nel tempo, che nessuno, in Italia ma anche in Europa, può oggi sentirsi “legittimamente” impegnato a rappresentare le Popolazioni Zingare (Zingaro… per evitare qualsiasi distinzione fra Rom, Sinti e Cam(m)inanti, nell’accezione positiva del termine che caratterizza il “pensiero libero e nomade”).

Non esiste alcuna forma di legittimazione, né la Presidenza di un Ente Morale o di una qualsiasi altra Associazione, può consentire ad alcuno di arrogarsi il diritto, il dovere e l’onere di “rappresentare” e “decidere” sulla pelle di una Popolazione così profondamente diversa nelle sue componenti e così duramente colpita, fino al punto da mettere in discussione la sua stessa “esistenza”.

Tra l’altro, questo “appiattimento” sulla “questione razziale” legata, quasi, esclusivamente alle inaccettabili “discriminazioni” subite dal Popolo Zingaro, in un contesto sociale dove la Classe Politica emergente, in Italia come nel Mondo, costruisce le sue fortune sulle avversità per il “diverso”, sul bisogno di “sicurezza” e sull’esaltazione del concetto di “razza”, sia essa dominante o subalterna, rischia di mettere in secondo piano le “ragioni” politiche ed “economiche” che, sempre più, contribuiscono a creare nuove povertà ed emigrazioni.
E’ innegabile, infatti, che la “Questione Zingara”, aldilà degli stupidi pregiudizi che si perdono nella notte dei tempi, assume oggi toni drammatici soprattutto in ragione delle nuove “migrazioni” dall’Est Europeo, frutto anch’esse di “scellerate” politiche che non hanno a cuore il “benessere” dei Popoli, ma guardano soltanto al rispetto di equilibri internazionali nella gestione dei “poteri forti” (ad esempio l’inclusione di Bulgaria e Romania in Europa dettata dall’esigenza di sottrarre i due Paesi alla sfera d’influenza Sovietica, ma senza nulla concedere alle possibili opportunità di sviluppo, “congelate” sull’altare dei “profitti” nazionalistici e d’impresa).
In questo contesto che è mondiale perché, sempre ad esempio, in Africa e Cina ma dovunque, cambiano i protagonisti ma il clima è sempre lo stesso, appare chiaro che non ha più tanto senso gridare “al lupo, al lupo” e ritrovarsi divisi sopra ogni cosa: anche sulla realizzazione di casette per 40 famiglie.

Ragionevolmente, credo, bisogna partire dai problemi della gente, che non sono solo i Sinti ed i Rom Italiani, dando voce (non rappresentanza) a chi vive fra mille difficoltà. Concordo sul totale fallimento delle “politiche” fin qui attuate, dal sapore tutto “italiano”, e credo che per questo, in un qualche modo, andrebbero superate le logiche “assistenziali” e di “volontariato”, che lasciano il tempo che trovano, riscoprendo la capacità di “autodeterminazione” tipica di ogni Popolo.

Infine, in previsione di futuri finanziamenti che, si spera, arriveranno anche dalla UE, se si vuole discutere di cose serie, si potrebbe partire dalla necessità di un più attento “controllo” sulla gestione delle “risorse”, che dovrebbero essere esclusivamente finalizzate alla realizzazione di “progetti” pensati, ideati e gestiti insieme ai diretti interessati, a loro esclusivo uso e consumo e senza alcuna intermediazione, che partendo da piccole realtà, consentano a quanta più gente possibile, di realizzare possibili soluzioni abitative ma anche di porre in essere i presupposti per concrete possibilità lavorative.

Nello spirito di fratellanza…