venerdì 20 giugno 2008

Mantova, intervista a Yuri Del Bar

E’ bastato che venisse denunciato un (molto) presunto tentativo di rapimento di un neonato da parte di una ragazzina Rom per scatenare a Napoli autentici pogrom, come sottolineato dalla Parlamentare europea Viktoria Mohacsi. Gravi episodi stigmatizzati dalla maggioranza della stampa anche se non è mancato chi in modo estremamente esplicito ha soffiato sul fuoco. Questo dimostra per l’ennesima volta la precarietà della situazione e la scarsa propensione della popolazione ad installare un rapporto con i nomadi (che tali poi, nella maggioranza dei casi, non sono) basato sulla reciproca comprensione. Le analisi politiche e sociologiche su questo argomento si sprecano a conferma della esistenza di un problema la cui soluzione non è alle porte e che comunque comporterà una reciproca presa di coscienza e disponibilità ad un dialogo costruttivo di cui ora si vedono solo poche tracce.
Naturalmente anche la nostra città conosce il fenomeno dell’insediamento dei Rom e dei Sinti anche se, apparentemente, non si sono verificati i comportamenti violenti registrati altrove. Ma quale è realmente la situazione? Nel Consiglio Comunale di Mantova siede un Sinto, Yuri Del Bar (in foto con Ivana D'Alesandro del Consiglio d'Europa), mediatore culturale che si occupa con passione dell’aiuto e della tutela delle popolazioni Rom e Sinte locali.
Consigliere Yuri Del Bar, come stanno le cose a Mantova? Possiamo parlare di una discreta condizione di inserimento dei nomadi nel tessuto sociale e lavorativo del territorio?
Vorrei fare una premessa. I termini “nomadi”, “zingari” o “gitani” non ci appartengono, sono stati altri ad inventarli. Noi facciamo parte di una aggregazione di ventinove etnie differenti che si dividono in due macrogruppi, i Rom ed i Sinti, con storie, usi, costumi, linguaggi diversi. I Sinti sono esclusivamente italiani e sono suddivisi in vari raggruppamenti a seconda della zona di insediamento e quindi abbiamo i lombardi, i veneti, i marchigiani e altri. I Rom sono sia italiani che europei, particolarmente provenienti da nazioni teatro di guerre come la ex Yugoslavia oppure dalla Romania. Credo che la situazione dei nostri gruppi sia poco conosciuta e predominino i pregiudizi. Forse sarebbe meglio prima di giudicare, informarsi.

I fatti recenti di Napoli dimostrano che in effetti i rapporti con le comunità sinte e rom non sono facili, anzi spesso sembrano sul punto di rottura con le conseguenze che ognuno può vedere. Che cosa ne pensa?
Guardi, credo che se uno di noi sbaglia o delinque debba essere processato e se riconosciuto colpevole, condannato e da parte nostra vi sarà piena accettazione della sentenza. Ma la responsabilità deve essere personale, è inaccettabile che tutta la collettività sia colpita. A Verona un ragazzo è stato massacrato senza alcun motivo valido, ma nessuno ha pensato di andare a bruciare le case dei genitori degli assassini.
L’Unione Europea in più riprese ha richiamato l’Italia per atti compiuti nei nostri confronti. A Brescia una bambina è stata presa a sassate, a Marcaria ieri ( 21 maggio) è stata lanciata una bottiglia molotov contro un insediamento Rom. Lo sa che in alcuni supermercati è stato impedito ai Sinti di entrare? Tutto questo a causa di un presunto rapimento la cui esatta dinamica deve essere ancora accertata
La gente ci teme e la paura nasce da una campagna di disinformazione e da certa stampa che ci definisce sporchi, brutti e cattivi. Si sprecano i dibattiti su di noi, ma guardacaso, non siamo mai invitati, nessuno ci dà la parola. Molti sono inseriti nella vita sociale, ma veniamo esclusi. Si sparano cifre assurde sulla consistenza dei cosiddetti “ nomadi” in Italia ma la verità è che siamo solo centomila e di questi sessantamila sono italiani. Pensi che il vice sindaco di Milano De Corato ha detto che nella sua città i Sinti e i Rom sono oltre quarantamila, mentre da un censimento risulta che non arriviamo a settemila!
La Federazione Rom e Sinti Insieme, che raggruppa venti associazioni di dieci regioni ha contattato un pool di legali per svolgere una indagine sui giornali e le televisioni e denunciare chi dichiara il falso contro le nostre comunità. Siamo aperti al dialogo, la destra e la sinistra non c’entrano, possiamo collaborare anche con questo Governo per affrontare una situazione drammatica da cui rischiamo di non uscire più. Le Amministrazioni locali spendono cifre anche importanti per prendere decisioni calate dall’alto come la creazione di campi su cui non siamo d’accordo.
Quali soluzioni proponete?
A Mantova esiste un "campo nomadi" che apparentemente non dà problemi, in esso vivono prevalentemente famiglie sinte, ma noi non siamo d’accordo sulla sua esistenza e chiediamo che venga chiuso. Sa perché? E’ il simbolo stesso della nostra emarginazione, è una specie di marchio che ci contraddistingue e ci discrimina. Lo sa quante volte i nostri giovani e meno giovani in cerca di lavoro, quando comunicano la loro residenza in “ Viale Learco Guerra” vedono allontanarsi la possibilità di una assunzione fino a quel momento quasi conclusa? La verità è che ci escludono e rischiano di collocarci ai margini.
Che cosa proponiamo? Bisogna partire dal presupposto che non siamo tutti uguali, i gruppi sono distinti e con diverse aspirazioni. I Sinti per esempio non vogliono case, preferiscono vivere in roulotte, ma con uno spazio loro riservato, un terreno a loro disposizione che sono disposti a comperare. Diverso il discorso per i Rom, che spesso provengono dall’estero dove si sono allontanati frequentemente per vicende belliche o a causa di bande armate che mettevano a repentaglio la loro sicurezza. Questi nei paesi di origine avevano una abitazione ed ora cercano una sistemazione analoga. La nostra Associazione, la Sucar Drom (in lingua sinta significa “bella strada”), ha proposto un inserimento accompagnatorio con un progetto di lavoro che consenta a questi Rom che vengono dall’estero di svolgere attività per le quali sono esperti e quindi in condizioni di dare un valido apporto alla società. Abbiamo muratori, carpentieri esperti in varie specialità ma anche artisti. Sa che vi è un Rom che era musicista nel suo paese e che quindi vive di elemosina?
I Sinti ed i Rom lavorano alle dipendenze o in proprio e in questo caso sono dediti soprattutto al recupero del ferro vecchio e alla successiva vendita. Si tratta di una attività precaria che si vorrebbe venisse maggiormente tutelata creando per esempio una cooperativa che permetta di operare con maggiore tranquillità. Le nostre donne spesso effettuano la vendita porta a porta di oggetti di abbigliamento come centrini, borse ecc., ma siamo in presenza di un lavoro quanto mai precario e di reddito incerto.
Come siete strutturati?
A Mantova abbiamo l’Associazione Sucar Drom che lavora in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale e da poco anche con il Comune di Mantova con convenzioni nell’azione di mediazione culturale nel campo sanitario, scolastico ed altri settori. Per le manifestazioni e le iniziative culturali è stato creato l’Istituto di Cultura Sinta.
Vorrei tornare sulla questione della chiusura del cosiddetto campo nomadi e sulla possibilità di alloggiamento di coloro che ora si trovano lì. Diverse famiglie, grazie all’azione di Sucar Drom hanno trovato una sistemazione in provincia e gli abitanti che rimangono potrebbero trovare una collocazione se venisse fornito loro sette o otto terreni su cui le famiglie Sinte allargate avrebbero la possibilità di installare le loro roulotte. I Rom venuti negli anni novanta sono stati inseriti in un progetto abitazioni ed in buon numero hanno trovato una casa. A Casalromano sono stati sistemate un centinaio di persone.
Vi è un fenomeno di mendicità dovuto a Rom che vanno e vengono ogni giorno da Verona. Abbiamo segnalato più volte questo problema e la necessità di porre un freno, ma nessuno ci ha ascoltato. Pensiamo che una via d’uscita potrebbe essere il coinvolgimento delle Associazioni di Rom e di Sinti che sarebbero in condizioni di trattare con il loro abitanti.
A livello scolastico avete problemi?
Abbiamo qualche difficoltà con il Comune di Mantova per una divergenza di vedute. Noi sosteniamo che i ragazzi debbono frequentare le classi normali ed essere aiutati nelle proprie abitazioni per l’inserimento, mentre l’Amministrazione vorrebbe che gli operatori scegliessero i bambini per staccarli dagli altri e fare dei nuclei a sé.
Comunque vorrei far notare che a Mantova vi sono Sinti e Rom che frequentano le scuole superiori e questo è sicuramente una novità positiva.
Avete paura?
Sì, perché assistiamo a fenomeni inquietanti di incomprensione e di intolleranza. di Sandro Saccani, pubblicato da “La Cittadella

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