venerdì 20 giugno 2008

Articolo 3, newsletter n° 1

E’ uscito il numero uno della newsletter di “Articolo 3, osservatorio sulle discriminazioni”, fondato a Mantova il mese scorso. Nella newsletter troverete alcuni approfondimenti sulle discriminazioni a Mantova e non solo. La redazione è formata da Maria Bacchi; Antonio Benassi; Carlo Berini; Angelica Bertellini; Barbara Nardi; Fabio Norsa; Eva Rizzin. Per ricevere la newsletter a cadenza quindicinale scrivete a osservatorio.articolo3@gmail.com.
Di seguito l’intervento di Maria Bacchi che apre questo numero
Breve dialogo su politica e storia. Incontro un amico che vota Lega e che per questa formazione politica ha anche ricoperto incarichi amministrativi in un paese della provincia. E’ una persona simpatica, da anni ci scambiamo frammenti di ragionamento e frecciate tutto sommato benevole. Mi dice che, anche se non tutto lo convince, è soddisfatto del nuovo governo, guarda con più fiducia al futuro. Io invece sono molto preoccupata, gli rispondo: mi stanno a cuore le libertà individuali e collettive e i diritti delle minoranze.
«Non preoccuparti- tenta di rassicurarmi- lo sai come vanno le cose da noi, tutto viene fatto ‘all’italiana’, senza troppi danni. Hai visto che anche con le leggi razziali le conseguenze sono state, tutto sommato, lievi».
«Ottomila deportati in campo di sterminio!»
«Capisco che ogni vita ha valore, ma si era in guerra e poi rispetto a quelli fatti fuori da Hitler…!»
Il cortocircuito storia-politica che il mio amico della Lega ha attivato subito è molto interessante e mette a fuoco la ragione fondamentale per cui Articolo3 si occuperà anche della rappresentazione e dell’uso della storia. Il suo discorso non è poi così insolito; molti continuano a coltivare il mito degli italiani “brava gente”. Qualche cifra per riflettere?
Complessivamente dall’Italia e dai territori italiani furono deportati, o uccisi prima della deportazione, 8869 ebrei, dei quali i deceduti sono complessivamente 7860. Gli arresti furono effettuati in buona parte da italiani. A Mantova, ad esempio, solo da italiani. Se si pensa che nel 1939 gli ebrei in Italia erano circa 50 mila e che le uccisioni e le deportazioni si concentrarono in soli 18 mesi, tra il settembre 1943 e il marzo del 1945, bisogna riconoscere il buon livello di efficienza persecutoria del fascismo italiano. Anche perché le deportazioni furono rese più ‘facili’ dalle ripetute operazioni di censimento, registrazione, schedatura, discriminazione, segregazione previste dalle leggi razziste del 1938.

Anche fra i 500 mila rom e sinti sterminati dai nazisti ci fu un numero imprecisato di italiani. Dal settembre 1940 il governo fascista aveva ordinato la loro reclusione in campo di concentramento.
Inoltre, per dimostrare che gli italiani non fanno le cose ‘alla leggera’, non farebbe forse male ricordare che nelle liste della Commissione per i crimini di Guerra dell'ONU risultavano alla fine degli anni Quaranta 1.200 italiani ( presunti) responsabili di massacri in Libia, in Etiopia, in Slovenia. Mai processati perché mai estradati dal nostro paese. La Germania ebbe la sua Norimberga, l’Italia no.
Il mio amico della Lega osserva: «Vuoi dire che noi italiani siamo buonisti soprattutto con noi stessi?»

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