Vanno bene le regole, va bene l´idea di un superamento del campo rom, ma «attenzione a non cadere nella demagogia» prevedendo una permanenza massima di tre mesi nei container del Comune. Il primo a bocciare la norma che renderebbe provvisoria la sosta nei “campi nomadi” è Corrado Mandreoli, responsabile dell´area problemi del territorio della Camera del lavoro. La bozza del futuro regolamento delle aree di sosta per i Rom è ancora nei cassetti del prefetto ma già iniziano le polemiche sulle novità che cambierebbero non di poco il "modello Triboniano" che ne è all’origine.
«Sarebbe bello che i rom dopo soli tre mesi potessero abbandonare la roulotte - dice il sindacalista - ma per far questo ci vorrebbe l´intervento dell´amministrazione per immaginare percorsi di autonomia per questa gente, quindi investimenti per dar loro modo di trovare lavoro regolare e case popolari in affitto».
Sulla stessa identica linea è don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana, che fra le altre cose gestisce per conto del Comune un campo in via Novara dove abitano 220 rom kosovari e macedoni: «Il discorso dei 90 giorni nella nostra struttura è impensabile, visto che qui ci sono rom ma anche profughi di guerra con lo status di rifugiati. In altri campi invece abitano rom italiani, stanziali da decenni, come molti romeni. Anche per questi dovrebbe valere la regola dei tre mesi?». Lo scetticismo di don Davanzo trapela nonostante la sua vigorosa adesione all´idea della legalità: «Ben venga la presenza delle forze dell´ordine, così come il comitato di gestione e il rispetto delle regole pena l´espulsione. Ma l´amministrazione premi il buon esempio di chi manda i figli a scuola e di chi lavora onestamente, aiutandolo a trovare una casa vera».
Don Virginio Colmegna, che gestisce il campo di via Triboniano con i suoi 600 romeni e bosniaci, sottolinea che «sarebbe importante che prima di stendere qualsiasi regolamento futuro ci fosse un confronto con chi vive in mezzo ai problemi». Colmegna traccia un bilancio positivo dell´esperienza Triboniano allo scadere del primo anno di gestione: «Ci sono luci e ombre, perché rimane ancora un grave disagio abitativo per molte famiglie. I risultati comunque si vedono: i ragazzi vanno a scuola, gli adulti cercano lavoro. La Casa della carità ha anche organizzato una colonia al mare per i bambini, perché non si può vivere solo di sicurezza ed emergenza, ci vuole anche la normalità, la felicità almeno per i piccoli».
La bozza di regolamento piace molto al vicesindaco Riccardo de Corato che promette ancora più rigore: «Sarà sul modello Triboniano ma con più disciplina, con qualche ulteriore limitazione». Rincara la dose il capogruppo della Lega in consiglio, Matteo Salvini: «Non serve alcun regolamento, se non transitorio, perché noi non vogliamo campi».
Protesta, invece, dall´insediamento di via Impastato, il rom cittadino italiano Giorgio Bezzecchi (in foto), per 23 anni consulente dell´ufficio nomadi del Comune, oggi collaboratore dell´università Bicocca: «Ormai a Milano siamo all´apartheid. Chi appartiene al mio popolo è sottoposto ad ogni tipo di controllo, schedatura e limitazione, anche se lavora in regola come me ed è da generazioni in Italia. Il Patto di legalità ha aperto la strada alla criminalizzazione dei rom e in futuro sarà solo peggio».
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