Pubblichiamo alcuni dei 300 messaggi di solidarietà inviati a Giorgio Bezzecchi (in foto), dopo l’iniziativa del Prefetto di Milano che ha schedato i trentacinque Rom italiani che abitano nel “campo nomadi” di Via Impastato n. 7. Tra i Cittadini italiani schedati anche il padre di Giorgio Bezzecchi, internato durante il fascismo nel campo di concentramento di Tossicia. Il nonno di Giorgio Bezzecchi è stato inviato ad Auschwitz-Birkenau e non è più tornato.
Il Prefetto di Milano, in una nota ufficiale: “ha espresso vivo compiacimento per i risultati ottenuti e si riserva di disporre, nell’ambito del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che si terrà lunedì prossimo, la prosecuzione di ulteriori attività straordinarie di prevenzione e controllo del territorio anche in ambito provinciale”.
Di seguito una selezione delle lettere di solidarietà
Caro Giorgio, sei stato a Mantova un poco più di un anno fa, ti ricordi? Ti avevo organizzato una conversazione con Rada Ivekovic, e tu, nel parlare di identità e alterità mi avevi persuaso più di lei. Lavoro quasi ogni giorno con Carlo Berini, Eva Rizzin, Barbara Nardi e altri amici ebrei e di altre minoranze per costruire un osservatorio contro le discriminazioni. Mantovano e lombardo. Forse non basta. Cosa fare di più? Non sopporto vedere che in questo paese si ripetono schedature, segregazioni, espulsioni. Sono una storica, mi fanno troppa paura. Sappi che sono vicina con tutto il cuore e tutto il cervello a te, alla tua gente, alla tua famiglia. Se pensi che qualcosa sia possibile fare dimmelo, diccelo, pretendete da chi si dice democratico di assumersi responsabilità precise. Un fortissimo e triste abbraccio, Maria (Mantova)
Sono vecchio abbastanza da aver visto lo “zingaro” che faceva ballare l'orso, a Trieste, prima della guerra. Ho avuto i tedeschi in casa, di notte, durante l'occupazione. Oggi ho pianto; avevo pianto anche per il G8. Non so cosa dire, ho paura. Guido (Milano)
Vi esprimo tutta la mia solidarietà, tutto quello che c'era da dire su questa vicenda di inciviltà è ottimamente espresso da Giorgio Bezzecchi (che ho avuto l'onore di conoscere qualche tempo fa a Mantova), nella sua lettera. Anch'io mi vergogno di essere italiana, nel momento in cui ritornano fantasmi di un passato che credevamo superato. Maria Laura (Modena)
Caro Giorgio, inanzitutto chiedo perdono per l’incapacità della nostra civiltà di rispettare ed incoraggiare i deboli. Stiamo vivendo il ritorno a due grandi fonti di odio che nel secolo scorso era causa di tanto dolore: lo spargere paura ed il creare il nemico...
Sento questa realtà come risultato delle ultime elezioni nazionali, dell’elezione al Sindaco di Roma, e tutt’ora la propaganda elettorale di tutti i partiti operanti nella nostra terra Alto Adige / Südtirol, ad eccezione del PD, tenta di incrementare i rispettivi voti operando accanitamente con questi due elementi di terrore psicologico. La paura o fa aggressivi, distruttivi o paralizza...
"Il nemico" (ad esempio i Rom o Sinti, o Rumeni, o Neri...), non è altro, che l’espressione di una profonda propria incapacità di vivere la propria identità, con di fronte "il nemico" ci si definisce la "propria" "identità" come in contrasto con esso...
È l’ignoranza, la propria paura, la propria solitudine, il proprio non vivere se stessi, che è fonte di tanta confusione...
Non vergognarTi di essere Italiano, non vergognarTi di essere cristiano... nonostante tutto è l´amore che vince, che salva, che fa guarire e fra di noi c´è tanta gente capace ad amare...
È la fermezza della gente che sa amare, la loro capacità di fare rete, a portare l´umanità dall´odio, dall´aviditá, alla fraternità, alla solidarietà, alla capacitá di convivere nelle diversità rispettandosi ed apprezzandosi a vicenda; un tentativo che pure noi qua in Alto Adige con il PD miriamo di realizzare... Con affetto, Karl (Bolzano)
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