La campagna «Giornalisti contro il razzismo», che nelle scorse settimane ha lanciato l’appello «I media rispettino il popolo rom», continua la propria battaglia per un’informazione rispettosa e deontologicamente corretta.
La tappa successiva è la richiesta di adesione ad un glossario che, appunto, ridefinisce le parole più in voga e, secondo i promotori della campagna, maggiormente discriminatorie. L’adesione è chiesta a chi fa informazione nei vari media. Si chiede una responsabilizzazione personale, in modo che si possa aprire una discussione pubblica.
«Mettiamo al bando la parola clandestino [e non solo quella]», è dunque il nuovo appello. Affermano i promotori: «L’appello ‘I media rispettino il popolo rom’ ha ricevuto centinaia di adesioni, moltissime provenienti da giornalisti e ‘mediattivisti’. Crediamo che sia testimonianza di un disagio diffuso nel mondo dei media. Si diffonde la consapevolezza – come scrivevamo nell’appello – che ‘i mezzi di informazione rischiano di svolgere un ruolo attivo nel fomentare diffidenza e xenofobia’. Resta però difficile individuare forme d’intervento efficaci per contrastare questa deriva.
Durante un seminario a Settignano (Firenze) aperto ai firmatari [giornalisti e no] dell’appello, abbiamo avviato una riflessione su questo tema e abbiamo pensato di compiere un primo passo a partire dal linguaggio, dalle parole che si usano per informare in particolare su rom e migranti. E’ nata così l’idea di definire un glossario minimo, a cominciare da alcune parole che ci pare necessario ‘mettere al bando’, e di chiedere a chiunque faccia informazione due cose: impegnarsi a non usare queste parole, se e quando si presenti l’occasione di occuparsi di rom e migranti; partecipare a una discussione pubblica sulle parole utilizzate dai media e sui criteri di selezione e trattamento delle notizie».«Siamo consapevoli – continuano–che le distorsioni dell’informazione e il ‘ruolo attivo’ spesso svolto dai media del fomentare diffidenza, xenofobia e razzismo non si esaurisce nell’uso inappropriato e stigmatizzante delle parole. L’enfasi attribuita a episodi di cronaca riguardanti rom, migranti e in genere ‘l’altro’; la ‘etnicizzazione’ dei reati e delle notizie; la drammatizzazione e criminalizzazione dei fenomeni migratori; l’uso di metafore discriminanti: sono tutti elementi che contribuiscono a creare un’informazione distorta e xenofoba. Sono tutti temi che vorremmo affrontare. Il primo passo che proponiamo, è la messa al bando di alcune parole: clandestino, vu cumprà, extracomunitario, nomadi, zingari. Perché crediamo che un linguaggio corretto e appropriato, quindi rispettoso di tutti, sia la premessa necessaria per fare buona informazione. Altre parole, altre considerazioni dovremo aggiungere in futuro. Chiediamo intanto a chi si occupa di informazione, di impegnarsi a non utilizzare nel proprio lavoro queste parole. E’ un primo atto di responsabilizzazione e il modo, crediamo, per avviare una seria discussione». Continua a leggere…
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