Il vescovo della diocesi lametina , monsignor Luigi Cantafora ha fatto visita alla popolazione Rom del campo di località Scordovillo. Il presule ha così risposto all'invito dei giovani che lavorano alla cooperativa Ciarapanì e che lo hanno accompagnato per tutto il tempo durante la visita.
Insieme a Luigi, Cosimo e Damiano il vescovo ha incontrato le famiglie che vivono all'accampamento tra mille disagi e difficoltà. Il pastore ha inteso così dimostrare la vicinanza e la solidarietà della Chiesa locale alle centinaia di persone che a gran voce, ancora una volta, hanno reclamato un trattamento migliore e una risoluzione definitiva dei loro problemi da parte delle autorità preposte.
Dai più anziani ai giovanissimi che al campo sono la maggioranza il coro è stato unanime: «Vogliamo una casa come tutti gli altri cristiani. Perché a Cosenza, a Reggio, a Catanzaro, ai Rom è stata data una sistemazione decente e invece noi continuiamo a restare in questo inferno?». Questo il tormentone che ha caratterizzato la visita del presule cui gli uomini e le donne Rom hanno raccontato la vita nei container che d'estate – come oggi - sono un vero e proprio forno e d'inverno diventano dei veri refrigeratori.
Una vita che quotidianamente deve assolvere a dei riti immancabili come la caccia ai topi e agli scarafaggi che scorazzano indisturbati per il campo, sia nella parte vecchia dell'accampamento dove ancora resistono alcune baracche del primo insediamento, sia nella zona dei container voluti dai commissari prefettizi qualche anno fa.
Al "Padre" Luigi i Rom hanno detto di voler andare via da Scordovillo, ma di non volere un altro campo, un "no" secco e deciso ad un altro ghetto. «Non vogliamo essere considerati solo come dei delinquenti; molti di noi vivono e lavorano onestamente e così vorremmo continuare a fare. Non sono solo Rom quelli che rubano a Lamezia».
Mons. Cantafora ha invitato tutti e soprattutto i giovani del campo Rom a rispettare le regole, a vivere con responsabilità la propria condizione in modo da poter essere propositivi con quelle istituzioni preposte alla risoluzione di una questione che si trascina da anni. È stato anche ricordato al pastore diocesano quanti soldi siano stati stanziati negli anni a favore dei Rom, cittadini lametini a tutti gli effetti.
Denaro non speso o che si è disperso in mille rivoli per l'evidente non volontà politica di affrontare concretamente il problema. Mons. Cantafora, si è soffermato anche con alcuni ammalati del campo, ha parlato con la giovane Rosa costretta su una sedia a rotelle perché colpita durante una sparatoria.
Il presule ha poi fatto una pausa nella casa container di Cosima e Leonardo che hanno preparato il caffè per il vescovo e i suoi accompagnatori; oltre ai ragazzi della Ciarapanì ad affiancare mons. Cantafora anche il condirettore della Caritas don Giacomo Panizza, Marina Galati e Antonio Rocca, rispettivamente presidente e vice della cooperativa Ciarapanì.
Questa prima visita del vescovo Luigi al campo di Scordovillo è trascorsa graditissima, sia al vescovo stesso che ai Rom, coi quali si è amabilmente intrattenuto. A conclusione del suo incontro mons. Cantafora ha auspicato che i vari soggetti deputati alla risoluzione della questione Rom sappiano finalmente e in maniera energica e decisa venire a capo del problema. «L'augurio di tutti – ha concluso il presule – è che le tante teste che finora hanno pensato e progettato trovino un punto d'accordo. Ai Rom va riconosciuta la pari dignità di tutte le altre persone, perché in tutte è impressa l'immagine di Dio». Intanto ieridal campo nomadi un'intensa colonna di fumo si è levata dalla baraccopoli adiacente l'ospedale civile di contrada Ferrantazzo ed ha invaso parte della città. Il fumo nero, provocato dalla combustione di cumuli di gomme e di rottami, ha praticamente invaso non solo il nosocomio, ma anche il centro città. Sul posto sono giunti i vigili del fuoco del distaccamento lametino per spegnere le fiamme.
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