Tra i ministri saranno presenti Bossi e Tremonti, mentre spicca l'assenza del premier Berlusconi, “non invitato” dagli organizzatori. Una festa che arriva in un momento delicato per il partito, scosso al suo interno da polemiche e divisioni.
Nella 16 giorni democratica, che prende idealmente il posto della Festa Nazionale dell'Unità, ci saranno 120 incontri ed oltre 370 oratori ma nessun Sinto o Rom è stato invitato. E questo mi dispiace perché secondo il segretario del Pd Walter Veltroni, lo scopo della Festa è dare voce all'Italia che vorrebbe emergere: “C'è un'Italia che nessuno osa più raccontare, un'Italia cui abbiamo provato a dar voce in questa festa; l'Italia dei talenti soffocati, quella delle intelligenze costrette a emigrare, quella di chi vorrebbe colorare il futuro e ha davanti solo grigio e mediocrità, quella di chi vorrebbe riconoscere i suoi nuovi vicini ma ha paura e avverte insicurezza”.
Una dichiarazione che lascia l’amaro in bocca e mi spinge a ritenerla un po’ ipocrita perché mentre tutta l’Europa e tutto il mondo Occidentale sono molto preoccupati su quanto sta succedendo in Italia, una svolta xenofoba e razzista, la principale forza politica di centro-sinistra si defila in maniera indecorosa.
Certo hanno invitato i Gogol Bordello che suoneranno nello spazio arena spettacoli la sera di mercoledì 27 agosto ma è il solito modo ipocrita per avvallare i tipici stereotipi: se fate i giullari va bene ma non va bene se aspirate a decidere del futuro di questo Paese o anche del solo vostro futuro.
Ancora più preoccupato sono nel veder di nuovo sbocciare la molto interessata “love story” con Umberto Bossi e il suo movimento politico che ha sempre fatto della paura xenofoba il suo cavallo di battaglia.
Ed è da rilevare che in Europa non sono tanto preoccupati di quanto sta succedendo a Sinti e Rom ma a ciò che potrà succedere ad altre minoranze nel prossimo futuro perché tutti sanno che si inizia sempre con i Sinti e Rom e si finisce per travolgere tutti, come la storia insegna. Purtroppo noi italiani così legati alla storia (e in Europa ci prendono in giro tutti) non siamo mai capaci di imparare proprio dalla tanto amata.
Questo è un ennesimo campanello (meglio dire campanaccio) d’allarme per la Commissione europea e per tutto il Parlamento europeo perché se non sarà capace di agire velocemente, come già sperimentato con l’Austria, il disastro è alle porte. di Carlo Berini
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