I giovani “zingari” e il loro ruolo nella Chiesa e nella società saranno al centro del VI Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in collaborazione con la Conferenza Episcopale Tedesca.
Sul programma si legge questa nota: «il termine “zingari”, qui usato, si riferisce a vari gruppi etnici, tra cui Roma, Sinti, Manouches, Kalé, Gitani, Yenish, Romanichals, Boyash, Ashkali, Egyptians, Travellers, ecc. In Europa Occidentale (Regno Unito, Spagna, Francia, ecc.), in alcune zone della Russia, in Asia e America, è più accettato e, a volte, anche più appropriato, il termine «Zingaro» o l’equivalente «Tsigane», «Gitanos», «Cigány», «Tsyganye», ecc. In Europa Centrale e Orientale è ampiamente usato il termine «Roma» in riferimento a queste popolazioni, in quanto per molti Roma e Sinti il termine «Zingari» ha un suono peggiorativo, perché legato a stereotipi negativi e paternalistici diffusi nei loro confronti». Noi di sucardrom invitiamo di nuovo il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti a non utilizzare questo eteronimo.
Il Congresso, che si svolgerà a Freising (Germania) da oggi al 4 settembre proprio sul tema "I giovani zingari nella Chiesa e nella società", "prende spunto dal Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato 2008, nel quale, tra l'altro, il Pontefice esorta ad un impegno a favore dei giovani migranti, al fine di aiutarli ad affrontare nel modo migliore la sfida dell'integrazione e di offrire loro la possibilità di acquisire quanto può giovare alla loro formazione umana, culturale e professionale".
"Pur nelle dovute distinzioni tra migranti e itineranti - sottolinea il testo -, tale esortazione è valida anche per i giovani zingari, di solito maggiormente soggetti alla discriminazione, rispetto ai loro coetanei gağé (non-zingari)".
Sono stati invitati al Congresso i Vescovi promotori e i direttori nazionali, gli operatori pastorali e i rappresentanti Rom e Sinti provenienti dalle 25 Nazioni in cui si registra una pastorale specifica a loro favore. Saranno presenti all'evento per la prima volta delegazioni di Cile, Filippine e Indonesia.
Gli oltre 150 partecipanti, spiega il comunicato, "si impegneranno in una verifica delle necessità spirituali e materiali dei giovani zingari, per denunciare e sanare situazioni di svantaggio che oggettivamente gravano su di loro, e, successivamente, individuare modi più adeguati con i quali sostenere la loro promozione umana e religiosa, e infine favorire una maggiore partecipazione in progetti, decisioni e attività che li riguardano".
Il Congresso sarà articolato in due momenti: al mattino si svolgeranno le esposizioni dei relatori, a cui seguirà un dibattito in assemblea; il pomeriggio sarà invece occupato da due tavole rotonde, una dei direttori nazionali e l'altra dei giovani rom e sinti.
Tra i relatori figurano anche Rom e Sinti impegnati attivamente nelle loro associazioni, come la dott.ssa Eva Rizzin - membro della Federazione Rom e Sinti Insieme e del Centro di ricerca azione contro la discriminazione dei Rom e Sinti - OsservAzione -, che riferirà sulla situazione socio-politica dei giovani rom e sinti oggi e sulle prospettive per il futuro, e Nicolae Gheorghe - già Consulente dell'OSCE-ODIHR sulle questioni dei Rom e Sinti - e Mª Belén Carrera Maya - missionaria spagnola -, che presenteranno le opportunità di aggregazione rom e sinta nei suoi aspetti educativi, professionali e politici.
I Rom e i Sinti, denuncia il comunicato del Pontificio Consiglio, "rappresentano una minoranza svantaggiata, soggetta a discriminazione in tutti i campi: istruzione, lavoro, alloggio e servizi sociali (cure mediche)".
La frammentazione della popolazione "non aiuta a mantenere quell'unità necessaria per una rappresentazione presso i governi o le istituzioni europee", anche se negli ultimi anni "in molti Paesi la minoranza zingara comincia a guadagnare un'attenzione politica", grazie a numerose iniziative dell'ONU e del Consiglio d'Europa, del Parlamento Europeo e dell'OSCE per migliorare le sue condizioni di vita.
"È quindi un tempo decisivo per gli zingari, questo, anche se difficile, per trovare modi di rappresentanza efficace anche al livello internazionale, per proteggere i propri giusti interessi e assicurare che l'identità e la cultura zingara siano riconosciute dalle società maggioritarie", conclude il testo.
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