Le dichiarazioni del Presidente del Senato, Renato Schifani, sul caso di Bussolengo (VR) sono gravissime. Di fatto un colpo di spugna a qualsiasi azione della Procura della Repubblica e delle altre istituzioni preposte ad accertare la verità.
Così come le reazioni del Governo italiano, dopo la lettera del commissario Barrot, sono indice di una politica insensibile ai diritti negati ai Sinti e ai Rom. Il ministro dell’Interno non ha fatto niente per fermare le violenze contro le popolazioni sinte e rom, nemmeno uno spot di pubblicità progresso.
A questo punto mi chiedo quanto sia utile aprire un dialogo con il Governo italiano. Era naturale che le solite associazioni, pur di non perdere i finanziamenti, si sarebbero fatte in quattro pur di entrare nelle grazie dell’attuale Governo ma la federazione “Rom Sinti Insieme” ha interesse nel cercare di costruire un dialogo senza avere precise garanzie dal Governo?
Io credo che l’unica vera discriminante per capire se realmente l’attuale Governo italiano voglia costruire un dialogo sia il riconoscimento dello status di minoranze per tutti i Sinti e i Rom, anche con un decreto legge urgente.
Senza questo significativo segno è probabilmente inutile cercare di costruire un dialogo che il Governo italiano nega. Non per niente il ministro Maroni non si è presentato all’incontro con la federazione di alcuni giorni fa. Un segnale chiaro che indica la non volontà di confrontarsi con Rom e Sinti impegnati a favore delle proprie genti. Maroni ha incontrato tutti ma ha mandato un Sottosegretario ad incontrare la federazione.
Questo ha indispettito molte associazioni, aderenti alla federazione, e in molti si chiedono se non si stiano creando illusioni nelle migliaia di Sinti e di Rom che vedono nella federazione l’unica vera espressione delle comunità rom e sinte in Italia.
La federazione deve interrogarsi se sono reali le possibilità di dialogo con questo Governo che esulta per una lettera di Barrot che li assolve, in parte come ha sottolineato lo stesso Commissario, dall’accusa di discriminazione.
Cosa fare se non si può dialogare? Denunciare a tutti i livelli le dichiarazioni e le azioni del Governo, a partire dai censimenti che si stanno svolgendo in Lombardia, Lazio e Campania. Organizzare tutte le comunità per opporsi a questa forma di discriminazione, non fosse altro per il semplice motivo che di questi censimenti i Comuni di Milano, Roma e Napoli ne hanno fatti negli ultimi anni un’infinità.
Subito dopo le elezioni avevo scritto che con il nuovo Governo bisognava costruire un dialogo ma credo necessario sedersi al tavolo del dialogo in una posizione di forza, perché altrimenti fra due anni ci ritroveremo con un pugno di mosche in mano e l’ennesima delusione per migliaia e migliaia di Sinti e di Rom. di Carlo Berini
1 commento:
ciao ho segnalato questo sito sul mio blog.
diciamo che nel mio sito più che altro gioco con le parole e le immagini, non sono molto seria, però vi appoggio almeno idealmente.
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