«Una situazione che insulta la dignità umana». Così il Presidente della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo Gerard Deprez, ha commentato lo stato di degrado in cui versava il “campo nomadi” del Casilino 900 a Roma durante la sua visita ufficiale di venerdì scorso. «Mi hanno detto che alcuni vivono qui da 35 anni - dice il Presidente - Mi chiedo come sia possibile: mancano le più elementari norme igieniche, non c’è l'elettricità».
Nel “campo” rom più grande d'Italia, oltre l'elettricità, manca l'acqua potabile e le baracche sono in uno stato pietoso. Piove dentro ed il freddo della notte è l'unico ospite sicuro. Il Comune di Roma è latitante da mesi come ci dice Najo Adzovic (in foto con Gida Salvino), uno dei portavoce. «Il campo sta qui da piu di 40 anni e mai è stato così trascurato. Oggi non abbiamo neanche i servizi primari». Continua Adzovic: «Non abbiamo acqua potabile e le cooperative sociali che lavoravano con noi non hanno soldi per continuare le attività. Siamo soli e senza un euro. Il Comune si deve muovere per portarci l'acqua, i servizi sanitari ed i trasporti per mandare i nostri figli a scuola».
Dalle parole di Adzovic e soprattutto del Presidente Deprez, sembra che la vera “emergenza nomadi” paventata dal governo, sia quella delle condizioni in cui versano i campi. Isolati dal tessuto sociale delle città e completamente abbandonati a se stessi.
Dove sono i soldi che il governo dice di aver stanziato per i rom? Secondo l'eurodeputato di Rifondazione Comunista Vittorio Agnoletto, presente al Casilino 900 venerdì, «il ministro Roberto Maroni nell'incontro del pomeriggio (quando la delegazione dei parlamentari Ue, guidata da Deprez, ha fatto una serie di incontri istituzionali tra cui il sindaco di Roma Gianni Alemanno ed il Prefetto di Roma Carlo Mosca) ci ha detto che per la schedatura etnica dei rom che si concluderà il 15 ottobre , sono stati investiti 3 milioni di euro», continua Agnoletto. «Non un euro per i servizi sociali e per migliorare le condizioni dei campi nomadi nel nostro Paese».
Altro mistero è la questione dei fondi strutturali che la Commissione Ue mette a disposizione per l'integrazione del popolo rom ogni anno per ciascun stato membro. La direttiva 43 del 2000 garantisce ai rom e ai sinti il diritto all'assistenza sanitaria, al lavoro e all'alloggio. Dei 275 milioni di euro stanziati l'Italia non ne ha chiesti neanche uno ( a differenza ad esempio di Spagna, 52 milioni e Polonia, 8,5 milioni). Ad affermarlo è direttamente il presidente della Commissione Europea Manuel Barroso in un'intervista pubblicata da "La Repubblica".
In un articolo su "Le Monde" del 18 settembre anche il magnate ungherese George Soros, noto difensore dei diritti dei rom, lancia un monito alla Ue sulla condizione dei Rom e dei Snti in Europa (in particolare in Italia, prendendo il caso simbolo del "rogo di Ponticelli" dello scorso maggio) e sulla scarsa elargizione dei fondi per l'integrazione e per la loro autonomizzazione.
Soros è presidente di una fondazione, la Op Society Foundation che finanzia progetti per l'integrazione dei rom. Dall'inizio della sua attività la fondazione ha gia investito ben 70,70 milioni di euro per le politiche integrative.
Il magnate ungherese a conclusione del suo appello chiede alla Commissione Ue di «riunire le risorse politiche, intellettuali ed economiche per mettere fine a questa vergognosa situazione che dura ormai da troppo tempo e che rappresenta uno dei fallimenti più gravi dell'Unione Europa, come società aperta». Conclude Soros «di investire maggiori fondi strutturali per la più grande minoranza etnica d'Europa». L'Italia intanto potrebbe cominciare da quelli che gia ci sono. di Marco Filippetti
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