Scrive padre Sorge: «La destra ha avuto buon gioco nel presentarsi come garante dell'ordine pubblico, promettendo "pugno di ferro" e "tolleranza zero". Se è stato determinante per vincere le elezioni, ora si ritorce negativamente sull'azione del Governo».
Possiamo dire così: «Oscuramento del principio di uguaglianza». Non è ancora razzismo dichiarato, ma ci siamo quasi. Mettendo in fila gli ultimi nefandi fatti di cronaca (inquietanti per un Paese civile!), colpisce l’assenza di una condanna unanime e inequivoca: dalla violenza dei vigili di Parma al cinese massacrato di botte, fino ad Abdul sprangato a morte a Milano per un pacco di biscotti.
C’è un nemico "sostanziale" che l’Italia ha individuato. Ci sono uomini e donne considerati un po’ meno degli altri. Siamo sulla terribile strada che offende la dignità umana. Eppure, ci si affretta a dire che non siamo razzisti, si tratta solo di sgradevoli episodi.
Sempre più, in realtà, straniero è uguale a delinquente, come se il crimine fosse iscritto nel loro codice genetico. S’è accorto del rischio anche Fini: «Occorre avere l’onestà intellettuale di ammettere che ci sono numerosi episodi di violenza, xenofobia e razzismo. Negarlo sarebbe sbagliato». E anche Napolitano ha riconosciuto che occorre «solidarietà agli immigrati e superamento del razzismo». M c’è chi soffia sull’intolleranza verso chi ha la "pelle nera", chiamandolo, con disprezzo, «sporco negro».
E non ce ne vergogniamo. Anzi. Applaudiamo anche ai provvedimenti contro la prostituzione, ma chi si preoccupa delle "schiave del sesso", tolte dalle strade sì, ma rese invisibili e più sfruttate?
«Il mio sangue è rosso come il tuo», ha scritto un ragazzo nero a Napoli, ma facciamo fatica a capirlo. In giro si respira troppo odio, alimentato da un linguaggio che mortifica e offende.
È vero, esistono gravi problemi di integrazione e di rispetto della legalità. Ma non è una buona soluzione la "politica al ribasso", che mira all’espulsione o a provvedimenti che soddisfano l’emotività degli elettori («ripuliremo Roma da tutti gli immigrati»). Il "pugno di ferro" e la "tolleranza zero", prima o poi, si trasformano in un crudele e terribile boomerang, che accresce ancor più l’insicurezza e la paura.
Come cittadini, ma soprattutto come cristiani, è triste assistere inerti e silenziosi (o zittiti) di fronte al tarlo del razzismo, corrosivo dell’umana e civile convivenza. Non ci riguarda? O forse, come il fariseo del Vangelo, ringraziamo Dio di non essere nati rom o negri? Chi è oggi il "nostro prossimo"? Ci dice ancora qualcosa la parabola del "buon samaritano"?
Cristiani sì, ma viviamo come se il Vangelo non esista, quasi che sui "valori" si possa patteggiare o chiedere un forte sconto per paura, convenienza o disciplina di partito. Per i cristiani, i valori dell’accoglienza e della carità non sono negoziabili, perché saremo giudicati sul comandamento dell’amore.
Come scrive padre Sorge, molti cattolici «oggi sono perplessi di fronte a scelte che si discostano dallo spirito cristiano e da quello della Costituzione», in entrambi gli schieramenti. Sono cattolici delusi, che non possono in alcun modo rassegnarsi, investiti dalla responsabilità di «costruire un giusto ordine nella società».
Dalla crisi di fiducia, oggi è possibile cogliere un «momento favorevole di rinnovamento» per costruire una "buona politica". È troppo chiedere ai politici cattolici, ovunque schierati, di «dire qualcosa di veramente cristiano», evitando il rischio «d’essere zittiti o di divenire insignificanti all’interno di formazioni dove un vero confronto è spesso impossibile o infruttuoso»?
La delega in bianco, come ricorda padre Sorge, non è lecita a nessuno, ma per i cristiani è un vero "peccato d’omissione". di Famiglia Cristiana
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