mercoledì 8 ottobre 2008

Ferrara, ma i Rom non fanno paura

Una questione spinosa quella dei rom di cui «si è troppo scritto e parlato male», come ha detto introducendo gli ospiti il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro. Ospiti guidati, più che moderati, da Gad Lerner che con interesse e consapevolezza ha affrontato un tema difficile, ma soprattutto quasi sconosciuto.
Al fianco del giornalista, Delia Grigore, scrittrice e docente universitaria rom rumena, Alija Krasnici, scrittore rom serbo e Alexian Santino Spinelli, musicista e docente universitario rom italiano.
Difficile partire dal soggetto stesso: rom, “zingari”, “nomadi” tante le definizioni poche le conoscenze. «Dire zingaro per definire un rom - ha chiarito subito Spinelli - è come dire mafioso per descrivere un italiano». Sono proprio gli stereotipi quelli che accompagnano da sempre i rom: un popolo di ladri e nomadi che non vogliono integrarsi. Nulla di più falso: perchè nelle due ore di incontro sono tanti i luoghi comuni che vengono cancellati: «Stiamo parlando di un popolo privo di amore per il lavoro - legge Lerner - che non è riuscito ad ambientarsi, nomade per definizione e negato all’attaccamento alla terra», una citazione da Contra Judaeos di Telesio Interlandi scritto nel 1929 ed indirizzato agli ebrei.
Da questa citazione nascono gli interventi per capire perché sia ancora consentito rivolgere parole del genere al popolo rom. La storia pare essere la prima indiziata, una storia che, come racconta Grigore, ha visto i rom di Romania essere schiavi per ben 5 secoli.
«Una schiavitù che ancora portano dentro - spiega la scrittrice - ancor oggi in Romania sono la parte più povera della popolazione. La loro fuga anche in paesi come l’Italia non è una questione di etnia, ma una questione economica». Impossibile trovare ricette dal breve appuntamento di ieri ma appare chiara una situazione: della cultura rom, gli italiani sanno poco o niente.«Eppure - racconta il musicista - la nostra cultura da secoli si interseca con la vostra, nella moda, nella musica, nel cinema». Un elenco che non dovrebbe essere necessario fare, perché la dignità e il credito sono diritti di un essere umano indipendentemente dai suoi meriti. «Non ci si dovrebbe domandare come fermare il flusso dell’immigrazione, ma cercare un modo per conciliare l’integrazione» ha concluso Grigore facendo scattare l’applauso del pubblico. Pubblico che lo stesso Lerner ha definito «amico», perché fuori dal Comunale la maggioranza dei pensieri non sembrano quelli dei presenti.

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