domenica 12 ottobre 2008

Torino, si annunciano patti di legalità e di socialità

Sei euro l'anno a metro quadro se vuoi vivere all'interno di un “campo nomadi”. Ma l'ingresso è vietato a chi ha un alloggio di proprietà o una casa popolare assegnata dal Comune. Il nuovo regolamento presentato ieri in una riunione di maggioranza dalla giunta comunale guidata da Sergio Chiamparino annuncia un cambiamento radicale nel rapporto fra l'amministrazione e le popolazioni di sinte e di rom che vivono nei quattro campi autorizzati della città: quella che prima era una "autorizzazione" ad occupare una piazzola si trasforma adesso in una "concessione". L'acquisizione di questo «diritto» comporterà però il rispetto di alcuni doveri: primo dei quali l'obbligo per i bimbi dei campi di frequentare la scuola con regolarità.
Per la prima volta la richiesta di un affitto, per quanto simbolico. E non differenziato sulla base della situazione economica delle famiglie, ma un'unica somma uguale per tutti. Ancora da definire, a dir la verità. Dopo alcune riflessioni, fra le quali l'ipotesi che ai sinti e rom si potesse chiedere di versare la somma spesa per luce e gas, è invece prevalsa la scelta che il pagamento avvenisse sulla base dei metri quadri occupati. Una somma che potrebbe oscillare fra i 4 e gli 8 euro a metro quadrato, spiega l'assessore alle politiche sociali Marco Borgione.
Considerato che di norma gli spazi attuali sono di venti, quaranta o sessanta metri quadri, la spesa annuale per una famiglia potrebbe oscillare fra i 160 euro (nel caso che si decida per 4 euro per 40 metri di spazio) e i 320 euro se la cifra dovesse salire a otto euro per lo stesso spazio.
Una prospettiva che anche la sinistra all'interno della coalizione che appoggia il sindaco ritiene «di buon senso». A condizione però, chiariscono i capigruppo di Sinistra democratica e del Prc Monica Cerutti e Luca Cassano «che il regolamento sia discusso con le associazioni e che sia applicato correttamente».
Gli obiettivi sono chiari, spiega l'assessore comunale del Pd (area cattolica della Margherita) che firma la proposta: garantire un ricambio che adesso è praticamente assente «considerato che nella maggior parte dei casi la tendenza è quella di restare nei campi per anni» e garantire un principio di equità patrimoniale. Per questo partiranno i controlli e chi si rivelerà proprietario di un alloggio sarà allontanato.

Stessa sorte per chi nei mesi scorsi si è visto assegnare un alloggio di edilizia popolare o si fosse macchiato di reati come istigazione alla prostituzione o sfruttamento di minori. La frequenza obbligatoria per i bimbi dei campi (circa ottocento persone in quelli autorizzati che salgono a duemila se si sommano i campi abusivi nascosti in città), dice Borgione «è una condizione indispensabile se puntiamo davvero all'integrazione».
Nessun dubbio su un affitto uguale per tutti: «Mi basta guardare le auto parcheggiate nei campi per capire che la maggior parte di chi adesso ci abita può permettersi quella somma», è il commento dell'assessore. Le associazioni torinesi che da anni gestiscono progetti di integrazione delle popolazioni nomadi pongono però un interrogativo. Dice Oliviero Alotto, vicepresidente dell'associazione Terra del fuoco, legata a Libera di don Ciotti: «Siamo proprio sicuri che in questo modo non si rischi di aumentare il numero di nomadi che scelgono i campi abusivi?». di Sara Strippoli

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