Negli ultimi giorni due notizie hanno segnato politicamente la questione sinta e rom a Mantova: l’interpellanza in consiglio provinciale di Giovanni Fava, capogruppo della Lega Nord, e una deliberazione della giunta comunale di Mantova proposta dall’assessore Fabio Aldini.
Due diverse azioni politiche, un’interrogazione e una delibera, che però esprimono nello stesso identico modo la volontà di non considerare i bisogni espressi dalle comunità sinte e rom mantovane: uscire dalle logiche segreganti del ‘campo nomadi’ nel caso dell’interrogazione del consigliere Fava ed esercitare il diritto di manifestazione religiosa (vedi foto) nel caso della deliberazione proposta dall’assessore Aldini.
Nel primo caso il consigliere Fava viene a sapere che la giunta provinciale di Mantova ha deliberato un accordo di partenariato per la realizzazione del piano “mengur velto (il nostro mondo), progetto di interazione sociale”. Per questa ragione chiede all’assessore alle politiche sociali, Fausto Banzi, se le risorse utilizzate per questo progetto non avessero potuto essere prioritariamente utilizzate per finanziare un necessario quanto indispensabile fondo di solidarietà per i lavoratori delle imprese in stato di crisi o di dimissione.
Inoltre, il consigliere Fava chiede di sapere quanti contributi sono stati concessi dalla Provincia di Mantova, negli ultimi anni, a favore di “associazioni o enti che operano nell’ambito della mediazione culturale e nell’inclusione sociale di persone svantaggiate e appartenenti ad etnie diverse quali rom e sinti”. E chiede se corrisponde al vero che il progetto “mengur velto” preveda un costo complessivo di 907.340 euro.
Sarà certo importante far conoscere al consigliere Fava e a tutti i cittadini mantovani che il progetto è triennale e prevede un costo totale di 499.650 euro. Inoltre è da sottolineare che il programma include un finanziamento della Fondazione Cariplo pari a 300.100 euro, su un bando dedicato appunto a rom e sinti. In ultimo è bene far sapere che il progetto affronta tutte le problematiche presenti oggi a Mantova con un approccio integrato. Gli obiettivi sono:
1) costruire percorsi di autonomia per famiglie sinte, uscendo dalle logiche ghettizzanti ed assistenziali proprie del cosiddetto ‘campo nomadi’;
2) strutturare un centro di cultura sinta e rom che sappia offrire sia un punto di riferimento per le famiglie sinte e rom che un punto di diffusione e conoscenza delle ricchezze di queste culture per l’intera cittadinanza mantovana;
3) sostenere le attività lavorative svolte dalle famiglie sinte e svilupparne di nuove attraverso le potenzialità e i saperi espressi;
4) predisporre azioni d’intervento a favore della scuola, delle famiglie sinte, dei minori sinti e di tutti i minori frequentanti le scuole mantovane.
Ma è un’altra la questione che emerge nell’interpellanza del consigliere Giovanni Fava: quei soldi perché spenderli a favore dei bisogni dei sinti? Non sarebbe più logico spenderli per i lavoratori che rischiano il loro posto di lavoro per la crisi economica?
Per quanto riguarda la delibera della giunta comunale di Mantova siamo di fronte a un’azione politica che è diventata già un divieto perché è stata adottata. La Gazzetta di Mantova ha infatti titolato in prima pagina: “Basta raduni dei sinti al Migliaretto”.
Da alcuni anni la Missione Evangelica Zigana, confessione religiosa riconosciuta dallo Stato italiano, organizza a Mantova un convegno religioso, così come in altre città italiane. I pastori evangelici e i credenti vengono a Mantova per annunciare il messaggio evangelico ai sinti e ai rom mantovani ma non solo. Infatti tutti gli anni tante persone che non sono né sinte né rom si avvicinano a questo credo religioso, grazie proprio alla presenza della MEZ.
Di fatto è una manifestazione religiosa come tante altre che durante l’anno interessano Mantova, soprattutto da parte della Chiesa cattolica. Si pensi ad esempio alla processione dei Sacri Vasi. Certo nessuno ha mai pensato di vietare una manifestazione organizzata dalla Chiesa cattolica ma se la manifestazione la organizza una Chiesa evangelica, formata da sinti italiani, la ‘musica’ cambia.
Ma quali sono le ragioni che hanno indotto l’assessore allo sport, Fabio Aldini, a dire: «basta raduni dei sinti al Migliaretto»? I dirigenti del rugby Mantova e Viadana hanno annullato una loro manifestazione sportiva perché c’era la manifestazione religiosa.
E’ da sottolineare che in tutti questi anni quando la MEZ ha chiesto l’utilizzo dello spazio si è sempre adattata alle manifestazioni che già erano state programmate dalle società sportive presenti al Migliaretto. In quest’occasione il Comune di Mantova ad una settimana dall’iniziativa delle società di rugby nulla sapeva, perché nessuna richiesta era stata presentata da queste società per l’occupazione del suolo pubblico. E si sappia che i regolamenti comunali impongono la richiesta un mese prima dalla data di utilizzazione di uno spazio pubblico.
Inoltre, i pastori evangelici hanno limitato la loro occupazione proprio per venire incontro alle richieste delle società di rugby che di fatto avevano bisogno di spazi per il parcheggio delle autovetture. L’altra motivazione utilizzata è che la Polizia municipale aveva accertato la pericolosità per la circolazione pedonale e veicolare: una situazione che si presenta tutte le volte che viene fatta una manifestazione o che potremmo rilevare nell’intera città. Infatti, quando al Migliaretto c’è una manifestazione anche sportiva, bisogna rispettare i limiti di velocità (30 km/orari) e dare la precedenza ai pedoni. Ma a qualcuno dà fastidio, forse perché in questa occasione si tratta di una iniziativa dei sinti?
Ma è un’altra la questione che emerge da questa decisione: quali altri spazi esistono? Perché l’assessore Aldini non ha convocato la MEZ per trovare una soluzione, invece di fare la solita sparata sulla stampa?
Nel primo caso, l’interpellanza del consigliere Fava, si contrappone il bisogno di cittadini italiani che vivono in una situazione abitativa e lavorativa da terzo mondo, al bisogno di cittadini italiani che rischiano di perdere il loro lavoro. La strategia della guerra fra poveri. Implicitamente il consigliere della Lega Nord considera una parte di cittadini italiani – perché appartenenti alla minoranza sinta – meno detentori di diritti di altri cittadini italiani.
Nel secondo caso si contrappone il bisogno di cittadini italiani che organizzano una manifestazione religiosa, al bisogno di cittadini italiani che organizzano una manifestazione sportiva. In questo caso è bene sottolineare che la MEZ utilizza uno spazio pubblico 15 giorni all’anno, le associazioni sportive i restanti 350 giorni. Da alcuni anni a questa parte l’amministrazione comunale continua a ripetere che per attività quali quella promossa dalla MEZ altri spazi adeguati non esistono: ne consegue che la disposizione dell’assessore impegna tutta la giunta in una decisione di esclusione.
In tutti e due i casi, interpellanza e delibera di giunta, gli interessi dei cittadini italiani, appartenenti alle minoranze sinte, devono sempre sottostare agli interessi degli altri cittadini. Mai sono considerati alla pari. Se questa è democrazia… di Carlo Berini per Articolo 3
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