venerdì 21 novembre 2008

Rom e Sinti, no alle "classi ponte"

In relazione alla mozione approvata il 14 ottobre 2008 dalla Camera dei Deputati nell’ambito del Decreto di Legge n. 137 del 1° settembre 2008, la federazione Rom e Sinti Insieme esprime contrarietà a qualsiasi forma di separazione fra gli alunni della scuola pubblica italiana su base etnica, sia che questa separazione avvenga in “classi di inserimento”, sia che si espliciti sotto qualsiasi altra forma di discriminazione, anche se definita “positiva e transitoria”.
Tale mozione è in assoluta controtendenza con la cultura d’integrazione della scuola italiana, la quale ha nel tempo maturato metodi, strategie e supporti che la rendono unica nel panorama europeo e mondiale nel campo della formazione e della istruzione.
Nelle “classi di inserimento” l’aggregazione di alunni di diversa provenienza culturale e di diversa età anagrafica rischia di fatto di “segregare” gruppi di bambini ed adolescenti, tra l’altro per periodi di tempo indefiniti.
Come sarà possibile integrare in contesto di apprendimento alunni che, pur avendo imparato tecnicamente la lingua italiana, nulla hanno vissuto dell’aspetto relazionale-affettivo che è sempre implicito in un percorso di apprendimento/insegnamento? Di fatto, l’acquisizione della lingua avviene nel contesto della relazione interpersonale e di gruppo che caratterizza una classe scolastica.
La ferma contrarietà della federazione Rom e Sinti Insieme si estende anche alla possibilità, anch’essa prevista dalla suddetta mozione, di non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ogni anno.
Si tratta di una scelta che va contro la Convenzione dei diritti dell’infanzia e la Costituzione Italiana, che sanciscono il diritto soggettivo dei minori presenti sul territorio nazionale a frequentare la scuola pubblica.
La Federazione Rom e Sinti insieme esprime la propria contrarietà alla previsione di insegnamenti speciali per gli alunni stranieri.

Nel ribadire la ferma disapprovazione sui contenuti della mozione la Federazione Rom e Sinti insieme propone alcuni elementi utili ad avviare o consolidare nella scuola una piena integrazione:
1. considerare le sperimentazioni già in atto (sostenute tra l’altro da Amministrazioni Comunali, Provinciali e Regionali) nell’ambito delle quali il problema della lingua viene affrontato e risolto, senza privare gli alunni di un processo di apprendimento;
2. monitorare tali esperienze per diffonderle più estesamente, facendo attenzione a rispettare i diversi contesti ambientali;
3. usare le discipline scolastiche come strumento per un’educazione alla conoscenza che tenga conto dell’ampiezza e dell’estensione dei saperi, nonché delle interconnessioni che esistono in tutti i campi delle attività umane;
4. attivare concretamente l’inserimento e il successo scolastico di tutti gli allievi creando allo stesso tempo spazi di coesistenza educativa, mettendo in grado tutto il personale della scuola, in particolare i docenti, di far ricorso a nuovi strumenti professionali e di apprendere, attraverso un’adeguata formazione, modalità metodologiche/comunicative che tengano conto di tutte le diversità presenti nelle classi;
5. attivare laboratori di sostegno linguistico anche fuori orario di scuola, ma ad essa organicamente agganciabili, in collaborazione con organismi e strutture dell’extrascuola specializzati;
6. mettere a disposizione delle scuole le risorse finanziarie necessarie per attuare tali percorsi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

1° affermazione:
"separazione fra gli alunni della scuola pubblica italiana su base etnica" ora nasce la domanda, ignoranza o malafede?
Si è detto chiaramente che è una divisione in base alle conoscenze della lingua.

2°"Tale mozione è in assoluta controtendenza con la cultura d’integrazione della scuola italiana, la quale ha nel tempo maturato metodi, strategie e supporti che la rendono unica nel panorama europeo e mondiale nel campo della formazione e della istruzione"
bella leccata ma senza nessun fondamento.
Se fosse vero solo la metà(e io per esperienza diretta posso dire che non lo è) di quello che è stato affermato mi si spieghi perchè(dati forniti dalla cei poco tempo fa) la MAGGIOR parte dei figli di immigrati non supera nemmeno la scuola primaria.

3°"Nelle “classi di inserimento” l’aggregazione di alunni di diversa provenienza culturale e di diversa età anagrafica rischia di fatto di “segregare” gruppi di bambini ed adolescenti, tra l’altro per periodi di tempo indefiniti."
Balla che si mangia la coda, infatti non si può sostenere che i bambini che non conoscono la lingua imparano in tempi brevissimi, anche senza un programma apposito, mentre invece i tempi diventano "indefiniti" se seguiti....continuiamo la storia di dire le cose solo quando conviene??????

4°"1. considerare le sperimentazioni già in atto (sostenute tra l’altro da Amministrazioni Comunali, Provinciali e Regionali) nell’ambito delle quali il problema della lingua viene affrontato e risolto, senza privare gli alunni di un processo di apprendimento;" ops ci siamo dimenticati di dire che però le classi vengono penalizzate nell'esecuzione del programma ed è per questo che spesso le scuole stesse consigliano ai genitori di iscrivere altrove i propri figli...ma dei loro diritti...chi se ne frega, giusto???

5° forse quest'associazione dovrebbe togliere le fette del pregiudizio dai propri occhi e al massimo fare proposte intelligenti per migliorare una soluzione che affronta un problema reale.
Al massimo, visto che i rom sono già sul territorio, potrebbero proporre che tali corsi siano aperti anche l'anno precedente all'ingresso a scuola in modo da non perdere l'esperienza comune ma di averne una in +.

PS
tale "corso integrativo" farebbe bene anche a tanti bambini che vivono in famiglie italiane che usano prevalentemente il dialetto e magari faticano a parlare in italiano.

Anonimo ha detto...

ciao Xpisp, questa mattina all'una sono andato a prendere mio nipote a scuola. frequenta una scuola elementare, è in terza.
mio nipote è sempre sorridente ma oggi era molto abbattuto, gli ho chiesto: cosa è successo?
e lui mi ha risposto: sono triste perchè anche oggi non sono uscito con alcuni miei compagni (ndr italiani) per imparare qualche parola in cinese ed aiutare la mia compagna cinese a imparare l'italiano.
io gli ho chiesto: ma quanto saresti stato fuori dalla classe?
e lui mi ha risposto: un ora ma anche questa volta non sono entrato nel gruppo di bambini che stanno partecipando a questa attività.
gli ho risposto: dillo alla maestra.
e lui, con il sorriso: glielo dirò perchè anch'io voglio aiutarla e poi così posso anch'io imparare qualche parola in cinese.
e io gli ho risposto: bene, così insegni anche a noi le parole in cinese che impari a scuola.

Anonimo ha detto...

Ciao Carlo,
Io invece ho un cugino che è stato adottato da un paese straniero.
E' andato a scuola dopo un mese che era arrivato in Italia(grave errore ma 10 anni fa non la si pensava così o almeno non chi li ha consigliati).
Era l'unico bambino della classe ad avere questo problema, oltre ad essere l'unico "colorato".
Indovina un pò, le nostre potenti scuole prese ad esempio da tutto il mondo e...(tutte le solite parolone inutili che si usano in questo caso, vedi sopra) non è riuscita nell'impresa di tenerlo al passo con gli altri.
Risultato?
La bocciatura è arrivata tardi negli anni, le lacune prese no le levi e tutto questo nonostante ci fosse alle spalle una madre che lo seguiva e che(cosa da sottolineare come differenza con i bambini stranieri o rom) sapeva l'italiano visto che è la sua lingua.

Ribadisco, io ho sempre sostenuto la necessità di queste classi, ho anche sempre detto che andrebbero fatte l'anno prima che i bambini inizino la scuola(una prescuola obbligatoria), ma ovviamente per chi arriva in età scolare...l'unica soluzione per evitare che sia il bambino che la classe ne rimangano danneggiati è fare un periodo intensivo mirato solo sulla lingua.
Le lacune che lasci all'inizio sono quelle che ti fregheranno per il resto della vita, è come costruire un palazzo sbagliando dalle fondamenta.

Da notare, cosa che spesso scrivete pure voi, che l'alternativa è l'insegnante di sostegno che spesso mischia chi ha problemi di lingua con chi ha ritardi mentali o altro, cosa che forse ghettizza molto di +.

Ultima cosa, come futuro(spero) genitore adottivo, ti assicuro che sarei contento che mio figlio, se nella condizione di non comprendere e parlare discretamente la lingua, avesse questo strumento che oggi non esiste.