Non c’è tempo da perdere, il Casilino ‘900 ha bisogno di «interventi migliorativi in tempi brevi» o esploderà. Nell´agglomerato di baracche tra la Casilina e via Togliatti «si riscontrano» infatti «episodi di Tbc, epatopatie severe, malattie dermatologiche trasmissibili, affezioni gastro-intestinali ed ustioni, in misura rilevante, specie nei bambini». A lanciare l´allarme rosso, stavolta, non è la politica. O almeno non solo. A denunciare l´estrema «precarietà della situazione ambientale e sanitaria» del Casilino ‘900 è il dottor Maurizio Di Marzio, responsabile del camper socio-sanitario che dal ‘99 assiste i rom residenti nel territorio della Asl RmB.
Una relazione inquietante perché, oltre a descrivere una situazione di degrado fin troppo nota, denuncia l´insorgere di malattie come la tubercolosi, che si credevano ormai estinte. «Condizioni allarmanti», mette nero su bianco il medico della Asl, scatenate da diversi fattori: «L´immondizia», recita il rapporto appena inviato in Campidoglio, «deborda dagli insufficienti cassonetti e si accumula nelle aree circostanti, rendendo difficoltosi gli spostamenti. La pioggia forma degli acquitrini permanenti, con conseguente proliferazione di insetti».
Ancora: la fornitura d´acqua «è insufficiente» e «mal strutturata»; «il taglio dell´energia elettrica, a seguito della persistente morosità di alcune famiglie e della presenza di allacciamenti abusivi, ha compromesso ulteriormente gli standard minimi di vita, con difficoltà nella conservazione degli alimenti, nonché di alcuni farmaci»; «i servizi igienici sono garantiti esclusivamente da bagni chimici sempre sporchi»; «il randagismo» è «veicolo di affezioni».
Roba che «nemmeno nei campi profughi palestinesi - disse sei mesi fa il sindaco Alemanno durante un sopralluogo - ho trovato una situazione di questo genere». Ma non è tutto: «Un ulteriore aggravamento ambientale», insiste il dottor Di Marzio, «è costituito dai fumi tossici determinati dalla combustione di materiale plastico» che «si ripercuotono sui quartieri circostanti».
Fotografia confermata nella contemporanea relazione chiesta al comandante dell´VIII gruppo dei vigili urbani Antonio Di Maggio. Il quale per sovrappiù scrive che «i nomadi hanno reso inagibile anche l´attiguo parco di Centocelle, che è stato chiuso al pubblico per motivi di sicurezza. Attualmente è una discarica a cielo aperto», sottolinea Di Maggio, «sono stati asportati cavi elettrici con conseguente distacco dell´illuminazione, rotte le fontanelle pubbliche, divelte le panchine».
Troppo per il delegato del sindaco alla Sicurezza Samuele Piccolo. Che già oggi chiederà «l´immediato abbattimento del campo e la bonifica dell´intera area con lo spostamento dei nomadi in un centro di accoglienza, in attesa di essere ricollocati o nella stessa area o in un´altra zona del territorio».
Le ragioni dell´urgenza stanno tutte nei «risultati devastanti ottenuti dalle indagini dei vigili e della Asl, promosse in seguito alle proteste dei cittadini di Centocelle» incalza Piccolo. «C´è il rischio, altissimo, di diffusione di malattie che pensavamo sparite dalla nostra città». Senza considerare «il pericolo di contaminazione anche da diossina, determinato dalla frequente combustione di materiali nocivi e plastici come pneumatici e residui chimici». di Giovanna Vitale
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